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Anziani, famiglie e assistenti: un'indagine esplorativa nelle città di Venezia, Verona, Padova e Treviso.

Il vissuto del familiare di riferimento

Come delinea Taccani (1999), la situazione dei caregivers appare spesso caratterizzata da un mancato riconoscimento del loro operato nell'ambito del lavoro di cura; da un elevato rischio di burn out, esaurimento psicofisico spesso condizionato dal livello di non autosufficienza del malato; dalla difficoltà di conciliare le spinte che vengono dai diversi ruoli che ricoprono. Perciò, spiegano Metitieri e Pezzini (2000, p. 516), oltre ai doveri di responsabilità filiale, bisogna considerare che i caregivers hanno tre fondamentali bisogni: “il riconoscimento della loro funzione da parte del personale sanitario con cui entrano in contatto; l'informazione e la conoscenza sulle attività da svolgere, sulla malattia e sui servizi; il sostegno assistenziale e psicologico”.
Una volta preso atto che occorre attivare risorse esterne alla famiglia per far fronte al bisogno di cura dell'anziano, i caregivers si mobilitano soprattutto attraverso passaparola ed associazioni di volontariato, per trovare una persona che sia disponibile a svolgere le attività richieste.
Come emerge dalla ricerca di Gori (2002), le capacità relazionali e alcune qualità come l'affidabilità, la disponibilità, l'onestà e la riservatezza sono ciò che più conta perchè un caregiver a pagamento sia gradito. Spesso basta che sia “una brava persona”. Si pensa che sia naturale per una donna saper occuparsi della casa ed assistere, basta avere buona volontà. Neppure la precedente esperienza in questo ambito appare particolarmente importante. Solo eccezionalmente si richiedono anche competenze tecniche, quando si tratta di anziani dementi o con patologie che richiedono particolari cure.
Comune a tutti è, invece, il bisogno di continuità assistenziale e di stabilire relazioni di fiducia con il caregiver retribuito.
Piva (2002) spiega come in genere vi sia una diffusa accettazione sociale del fenomeno del lavoro irregolare. Il lavoro “nero” viene visto come una possibilità di prova, all'interno di una flessibilità che consente di interrompere il rapporto in qualunque momento. Le procedure di assunzione sono complicate dal permesso di soggiorno: chi non ha il permesso di soggiorno non può essere assunto regolarmente. Ecco così che per lo straniero, possedere una posizione lavorativa regolare diventa un mero strumento per ottenere o conservare regolari documenti di soggiorno. Quando il familiare decide di assumere deve allora impegnarsi in un faticoso lavoro pieno di burocrazia, causa di ansia e di stress.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Anziani, famiglie e assistenti: un'indagine esplorativa nelle città di Venezia, Verona, Padova e Treviso.

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppina La Barbera
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Livia Gaddi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 241

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Parole chiave

anziani
invecchiamento
famiglie
badanti
domiciliarità
assistenza privata

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