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Imagery nello Sport. Ricerca empirica sull’esperienza di atleti disabili motori

Imagery (capacità di creare e controllare immagini mentali)

Quando parliamo di imagery e della sua applicazione in ambito sportivo, bisogna partire necessariamente da un’attenta analisi preliminare, in grado di sviluppare il controllo dell’attività immaginativa soggettiva dell’atleta, tale da garantire il miglioramento della prestazione sportiva, in presenza di discipline sportive specifiche e con peculiarità completamente differenti.
Per il termine imagery i sinonimi utilizzati sono molteplici: pratica mentale, immaginazione mentale, ripetizione mentale, visualizzazione ideomotoria, ecc.
Diverse sono state le cornici teoriche che hanno cercato di dare una definizione netta, del temine, nel 1969 Richardson sostiene che:

"La mental imagery si riferisce a tutte quelle esperienze quasi-sensoriali e quasi-percettive di cui siamo consapevoli e che per noi esistono in assenza di quelle condizioni di stimolo che conosciamo quali determinanti di quelle specifiche reazioni sensoriali e percettive […]" (Richardson, 1969).

Per l’autore l’individuo, attraverso la propria capacità immaginativa, riesce a “vivere” esperienze percettive e sensoriali conformi a quelle conseguenti alla presenza di stimoli esterni particolari. Nell’abilità di imagery, sicuramente, una delle dimensioni chiave è la vividezza che consente all’atleta, durante la visualizzazione dell’esecuzione del un gesto tecnico conforme alla propria disciplina sportiva, di “provare” le stesse sensazioni che percepisce e sente durante l’esecuzione motoria effettiva del medesimo gesto.

Vealey e Greenleaf sostengono che:
“L’imagery può essere definita come l’utilizzo di tutti i sensi per creare o ricreare un esperienza nella mente” (Vealey, 2006).

Nel 1985 Denis sostiene che:
“L’imagery è un’attività psicologica che evoca le caratteristiche fisiche di un oggetto assente. È importante enfatizzare che il concetto di imagery non è limitato al ricordo di come appaiono gli oggetti statici, ma si estende a oggetti in movimento, oggetti che subiscono trasformazioni, in altre parole, a eventi dinamici. Lo scopo dell’imagery non è limitato a richiamare oggetti o eventi che sono stati percepiti in passato, ma l’imagery si riferisce anche ad oggetti non ancora presenti o eventi non ancora accaduti. L’imagery permette alle persone di anticipare gli eventi futuri.” (Denis, 1985).

Questa definizione di Denis apporta un importante elemento di novità nel programma di imagery con gli atleti, ovvero la possibilità di lavorare su eventi dinamici e su oggetti in movimento rendendo l’individuo proattivo, perciò, in grado di agire sull’ambiente circostante e capace di monitorare ed analizzare le proprie azioni ed il proprio pensiero, che servono a verificare se si può conseguire lo scopo prefissato o modificare il tipo di strategia concretizzata, quest’ultima definita da Bandura definisce autoregolazione. Inoltre, la capacità di controllo dell’immagine di eventi dinamici ed oggetti in movimento, rappresenta l’altra dimensione chiave dell’abilità di imagery che durante la visualizzazione ideomotoria, consente all’atleta di monitorare il proprio comportamento motorio per raggiungere il consolidamento dello schema motorio ideale, che lo condurrà in tempi più brevi verso il raggiungimento della prestazione desiderata.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Imagery nello Sport. Ricerca empirica sull’esperienza di atleti disabili motori

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Informazioni tesi

  Autore: Caterina Daniela Marino
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2018-19
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Processi Cognitivi e Tecnologie
  Relatore: Giulia Ballarotto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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