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Romano Guardini: un'ermeneutica filosofica della liturgia

La comunità Juventus di Guardini

Quando in Germania viene pubblicata l'opera Lo spirito della liturgia il movimento liturgico attraversa una fase che si potrebbe definire “adolescienziale”, ed è oggetto di opposizioni sia del mondo ecclesiale che del mondo secolare. In questo periodo la liturgia era come un “muro di nebbia”, una realtà morta che, stando al nostro autore, poteva essere vivificata soltanto partendo dal primato del logos sull'ethos, della spiritualità sulla formalità. Occorreva ripartire dal primato della salvezza eterna, delle realtà invisibili, senza tuttavia destituire il mondo visibile di ogni valore, poiché l'invisibile non sussisterebbe senza il visibile. Questo aspetto è importante nella liturgia, perché solo in tal modo è possibile condurre il mondo verso Dio, superando gli appagamenti mondani degli uomini.
Con la sua opera, Guardini non intende soltanto illustrare il significato dei riti, ma spiegare l'uomo a se stesso attraverso lo svelamento del mistero di Dio.
[...]
L'uomo riscopre se stesso nel momento in cui prende coscienza della spiritualità, del riferimento ad una trascendenza religiosa insita in lui e nel mondo delle cose. L'intento di riscoprire la spiritualità del rito è espresso in una lettera inviata a Wagner, ove Guardini sostiene l'importanza di «celebrare i divini misteri in modo tale che questo uomo moderno vi si possa immettere con la sua verità».
Nel 1915 il nostro autore assume il ruolo direttivo dell'associazione giovanile Juventus, a Magonza, con lo scopo di promuovere le finalità del movimento liturgico attraverso un itinerario formativo che prevede l'istituzione di veri e propri «seminari di studio e di riflessione, come nel caso delle “serate con il rettore” che Guardini introduce nel calendario delle attività della Juventus». Grazie a quest'associazione ha modo di conoscere la comunità giovanile del castello di Rothenfels, appartenente al Quickborn.
[...]
All'interno di questa comunità erano già operanti alcune sensibilità tipiche del movimento liturgico, e ciò risulta chiaro a Guardini, il quale afferma di non aver mai trovato «un simile atteggiamento di serietà nel considerare le verità di fede, la realtà ecclesiale e lo spirito di Cristo da parte di una grande massa». Grazie a quest'esperienza decide di legarsi alle vicende del Quickborn e tale legame durerà fino al 1939, data in cui, a causa delle crescenti pressioni politiche provenienti dal nazismo, dove interrompere il rapporto con tale associazione che egli definiva in tre parole: comunità di fede, di libertà, di responsabilità.
[...]
In questa associazione si instaura un clima di opposizione nei confronti dell'intellettualismo tipico della mentalità illuminista e di ogni forma di spiritualismo. Materia e spirito, pensiero e vita, anima e corpo vengono concepite come realtà correlate fra di loro, Guardini, facendo riferimento alla “teoria dell'opposizione polare”, sostiene che anima e corpo non vanno intesi separatamente, ma neppure in modo totalmente unitario, eliminando l'opposizione intrinseca del loro dinamismo vitale. Allo stesso modo va inteso il rapporto tra singolo e comunità, soggettività e oggettività all'interno della liturgia. L'autore evidenzia che la dimensione del simbolo era fortemente presente in epoca medioevale, ed entra in crisi in età moderna, caratterizzata da una forte spiritualizzazione che prende forma attraverso l'astrattezza di concetti, oppure contrassegnata da una considerazione biologista della realtà materiale, del corpo, delle cose, che sfocia nel materialismo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Romano Guardini: un'ermeneutica filosofica della liturgia

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Informazioni tesi

  Autore: Fiorindo Di Martino
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: Pontificia Università Lateranense
  Facoltà: Teologia
  Corso: Teologia
  Relatore: Gianfilippo Giustozzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 80

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