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La kafala e le adozioni internazionali nell'ordinamento giuridico italiano

La kafala in Marocco

Duplice è la ragione di un'attenzione specifica alla disciplina della kafala in Marocco fra tutti i Paesi aderenti alla Conferenza islamica.

In primo luogo perché in Italia vi è una forte presenza di immigrati marocchini, una percentuale che va sempre più aumentando rendendo sempre più frequente o comunque probabile che le nostri Corti si trovino a dover affrontare casi interenti adozioni tra italiani e marocchini.

In secondo luogo appare opportuno in ragione della scelta effettuata dalla Commissione per le adozioni internazionali di autorizzare un ente privato ad operare in Marocco.
Analizziamo dunque l'ordinamento giuridico marocchino in materia di protezione dei minori.

La legislazione marocchina, nel rispetto del divieto coranico di adozione, all'art. 83, 3° comma del Codice dello Statuto personale e delle successioni (Mudawwana) prevede espressamente che l'adozione non assume nessuno degli effetti tipici della filiazione né, addirittura, assume alcun valore giuridico.
L'istituto cui ricorrere per la protezione dell'infanzia abbandonata è l'istituto della kafala che viene definita come "l'impegno di prendersi carico della protezione, dell'educazione e del mantenimento di un minore abbandonato nello stesso modo in cui lo farebbe un genitore per il proprio figlio". Tuttavia tra kafil e makful non si creano né vincoli giuridici, né diritti successori, né impedimenti matrimoniali. Il makful non assumerà il cognome dall'affidatario ma continuerà ad utilizzare il nome della sua famiglia biologica conservando altresì con essa tutti i legami giuridici.

«I testi legislativi di riferimento per la disciplina... [della kafala] sono: la Mudawwana¸ che peraltro non impiega espressamente il termine kafala, il Dahir n. 165-93-1 del 10.9.1993, che disciplinala pronuncia della dichiarazione di abbandono del minore; la Circolare n. 54 del 18.2.1983, relativa alla procedura di affidamento».

Veniamo alla procedura ed ai requisiti richiesti per poter ricorrere alla kafala.

- Affinché un minore possa aspirare a divenire un makful dovrà preliminarmente dichiarato in stato di abbandono da parte del Tribunale civile ordinario del luogo di residenza. Il procedimento è attivato su ricorso del Procuratore del Regno o di un soggetto terzo (ad esempio il direttore dell'orfanotrofio in cui si trovi il minore). Possono essere dichiarati ‘abbandonati': i minori orfani, i figli di genitori sconosciuti, i bambini i cui genitori, per cause da loro indipendenti, non siano in grado o non siano idonei ad educare e mantenere la prole ed infine i figli di genitori dissoluti che non espletano le loro funzioni genitoriali.

- Per quanto riguarda i requisiti del kafil è necessario che: si tratti di coppie, sposate da più di tre anni, che si trovino in condizioni morali, fisiche, sociali ed economiche tali da riuscire a soddisfare i bisogni e le necessità del minore; non devono essere stati condannati per reati a danno di minori; devono essere di fede mussulmana (della quale serve una prova documentale). Tali requisiti dovranno essere allegati, sotto forma di documentazione, all'istanza di affidamento da presentarsi alla competente Commissione amministrativa provinciale. Istanza che avrà ad oggetto l'affidamento di un minore espressamente indicato.

- Una volta ricevuta la domanda la Commissione incaricata avvia due inchieste nei confronti degli aspiranti kafil. Un'inchiesta viene svolta dall'autorità amministrativa locale mentre la seconda viene affidata ad un assistente sociale; se hanno esito positivo il governatore della prefettura (wālī) acconsente alla kafala che, a questo punto, verrà registrata con atto di due notai (adul) e sarà trascritta nei registri dello stato civile marocchino nell'atto di nascita del minore.

- Una volta completata la procedura per la kafala, continua ad incombere in capo al giudice per i minori presso il Tribunale civile ordinario un obbligo di vigilanza sull'andamento dell'affidamento del makful. Sarà inoltre di competenza del medesimo giudice statuire circa l'espatriabilità del minore.

- Per quanto concerne gli effetti della kafala, la legislazione nulla dice ad eccezione del fatto che il minore dovrà conservare il proprio cognome o comunque un cognome diverso da quello degli affidatari.
Questo in breve il procedimento tuttavia nella pratica, non essendo mai state istituite le commissioni amministrative, «le famiglie si rivolgono direttamente alwālī o all'istituzione pubblica che ospita minori abbandonati, i quali chiedono alle autorità locali di procedere alla doppia inchiesta, sociale e amministrativa; se l'inchiesta si conclude positivamente viene concessa la kafala».

Inoltre, nonostante la legislazione marocchina disciplini esclusivamente una kafala giudiziale, col procedimento sopra richiamato, ne esiste un ulteriore forma molto diffusa: la kafala consensuale.
Nella prassi consuetudinaria quest'ultima si «realizza mediante accordo diretto tra famiglia d'origine e di accoglienza siglato davanti a un notaio e poi eventualmente omologato dal giudice (nella prassi ciò avviene assai frequentemente quando l'affidatario è parente del minore)». A differenza della kafala giudiziale in quella consensuale il controllo dell'autorità pubblica è solo eventuale qualora il kafil chieda l'omologazione dell'affidamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La kafala e le adozioni internazionali nell'ordinamento giuridico italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Egle Boato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Diritto dell'economia
  Relatore: Filippo Viglione
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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