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Stato e mercato nella circolazione dei beni culturali

La nozione di bene culturale

S’è ricordato come l’art. 2 del Codice proponga dapprima una nozione legale di patrimonio culturale, inteso come l’insieme dei beni culturali e paesaggistici: lo stesso articolo individua i beni culturali come «le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà».

Prima di analizzare le disposizioni, oggetto del rinvio, è opportuno soffermarsi brevemente sul contesto in cui esse sono collocate: i beni culturali sono una componente del patrimonio culturale della Nazione italiana (art. 2, comma 1), che, a norma dell’art. 9 della Costituzione, è compito della Repubblica tutelare e valorizzare, «al fine di preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e [di] promuovere lo sviluppo della cultura» (art. 1, commi 1-2).
Quest’azione di tutela e valorizzazione deve essere perseguita rispettando la distribuzione di competenze, tra Stato ed autonomie territoriali, disegnata dall’art. 117 della Costituzione (art. 1, comma primo); si enuncia, inoltre, il principio per cui «i beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività» (art. 2, comma 4).

Le disposizioni appena citate sono particolarmente significative, perché manifestano l’intento di proteggere i beni culturali non tanto in considerazione del loro interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico o dell’essere «testimonianze di civiltà», quanto per la loro funzione di «memoria della comunità nazionale e del suo territorio» e di strumento allo sviluppo della cultura di tale comunità.
Benché la disciplina di tutela contenuta nel Codice presenti alcune, non irrilevanti, differenze rispetto a quella della legislazione del Regno, il riferimento al patrimonio culturale segnala un elemento di continuità con il diritto anteriore: la Nazione trova in esso il fondamento della propria identità storica, culturale e politica, così che il fine ultimo della tutela di tale patrimonio finisce per coincidere con la salvaguardia di tale identità.

Queste considerazioni dovranno essere riprese, in un secondo momento, quando si indagherà sui diversi valori sottostanti alla disciplina internazionale del patrimonio culturale e sulla contraddizione tra i proclamati fini del sistema di tutela e la sua efficienza nel garantire il conseguimento. Fornito il contesto valoriale della nozione enunciata dall’art. 2, è ora possibile procedere al suo approfondimento attraverso la disamina delle disposizioni cui essa rinvia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Stato e mercato nella circolazione dei beni culturali

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Pontiroli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM)
  Facoltà: Arti, mercati e patrimoni della cultura
  Corso: Storia dell'arte
  Relatore: Giancarlo  Graziani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 181

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