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Ebraismo e filosofia del dialogo in Martin Buber

La polemica Buber-Scholem

Buber ha ricevuto diverse critiche sulla questione chassidica, una delle più celebri è rimasta quella con Scholem. Nel 1961, in un suo testo, Scholem attacca Buber tacciandolo di aver presentato il chassidismo come un fenomeno spirituale invece che storico, utilizzando i documenti selezionati per farli convergere sul proprio esistenzialismo. “Accentuando il lato secolare ed etico-mondano del chassidismo, secondo Scholem, Buber modifica la sua originaria concezione del chassidismo come qabbalah […] e, pur continuando a considerare la tradizione cabalistica come gnostica, ne ignora volutamente l’influsso sulle dottrine chassidiche, opponendo qabbalah e chassidismo” (Massimiliano De Villa e Andreina Lavagetto).
Inoltre accusa Buber di aver dato troppo risalto al racconto, all’aneddoto leggendario ignorando la letteratura teorica tipica di uno dei momenti più produttivi del movimento chassidico. “L’enfasi sulla gioia, l’accettazione del mondo così com’è, sarebbe secondo Buber Chassidismo. Ma, per Scholem, l’ideale del Chassid è l’unione con Dio. Il filocosmismo buberiano, superando lo iato tra spirito e materia, di fatto annulla la differenza. Ebbene questo è Buber, non il Chassidismo.
In fondo, Buber fornirebbe un’interpretazione anarchica, spiritualistica ed esistenzialistica del Chassidismo. Un esistenzialismo religioso, lontano da ciò che storicamente fu il movimento. Per Scholem, quindi, il Chassidismo è un capitolo della mistica ebraica, in continuità con la Cabala lurjana. Capitolo che lui interessa solo fino al 1800, nel periodo del suo massimo sviluppo teorico, divenendo poi scarsamente innovativo” (http://appuntifilosofici.ilcannocchiale.it/2009/05/03/la_polemica_tra_scholem_e_bube.html).
“Nella sua replica […] Buber ammette che la sua presentazione non ha mai voluto essere storica ma ‹‹selettiva››, in cui perė il principio della selezione non è mai stato soggettivo […] bensì in funzione della ricerca dell’essenza di una verità perenne basata su valori saldi dello spirito umano, […] lui stesso era divenuto un filtro oggettivo. […] Buber riconosce come intrinseca al chassidismo la dialettica fra santificazione dell’esistente e impulso alla trascendenza ma ritiene che la prima rappresenti il lascito originario e autentico della religiositą chassidica, mentre la dottrina gnostica ne costituirebbe una versione tarda, sorta sotto l’influenza della qabbalah”(Massimiliano De Villa e Andreina Lavagetto).
Inoltre Buber difende la sua scelta di dare risalto solo agli aneddoti, poiché solo attraverso questi è possibile tramandare la dimensione attiva della fede. Nella dicotomia “Scholem-storico accademico vs Buber-filosofo della religione” l’approccio scholemiano è stato ritenuto prevalente dal punto di vista accademico. Molti sono stati gli uomini di cultura che hanno preso le difese di Buber, evidenziando l’aspetto della rinascita spirituale: Agnon, Abraham Joshua Heschel, Maurice Friedman. “Di recente, tuttavia, si è assistito anche a una riconsiderazione e rivalutazione del criterio di selezione buberiano basato sul racconto anziché sulla dottrina e l’omiletica”; Steven Katz, accusatore scholemiano di Buber, in un testo del 2006 rivede la sua posizione rivalutando e confermando l’importanza dei racconti chassidici per la comprensione del movimento. Secondo Katz: “Buber, e non Scholem - nonostante il carattere soggettivo della trascrizione buberiana -, è forse giunto più vicino a comprendere il cero segreto del chassidismo come fenomeno vivente”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ebraismo e filosofia del dialogo in Martin Buber

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Informazioni tesi

  Autore: Raffaela Usenza
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Tommaso Valentini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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