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Il sistema scolastico ed educativo nel periodo fascista: dalla riforma Gentile alla Carta della scuola

La riforma dell’insegnamento medio

Gentile considerava il Regio Decreto del 6 maggio 1923 n. 1054, che riorganizzava l’insegnamento medio, il punto fondamentale della sua riforma. Nel 1905, in un discorso letto alla sezione di Napoli della FNISM (Federazione Nazionale
Insegnanti Scuole Medie), Gentile osservò: “(…) La riforma della scuola media è concepibile a condizione che si possegga un concetto di questa scuola e una nozione esatta dei difetti della nostra scuola media presente. L’insegnamento secondario non può essere insegnamento scientifico. (…) All’uomo è essenziale la coscienza dell’esser suo, quale la cultura umanistica può darla. La cultura umanistica della scuola media è fine a se stessa in quanto essa compie l’uomo”. Gentile aveva promesso di lasciare poche scuole, ma buone: “(…) La scuola media è diventata ormai una vera baraonda, dove alla pletora degli alunni corrisponde uno stuolo sterminato e inorganico d’insegnanti, assoggettati ad un complicatissimo giuoco di combinazioni meccaniche, pur di raggiungere quel limite massimo di orario, che permetteva loro un compenso non troppo insufficiente ai più stretti bisogni delle loro famiglie; e quindi obbligati a un lavoro faticoso, che svoglia e disabitua dagli studi, smorza ogni entusiasmo e ogni amore per la scuola. (…) Quindi, o la scuola media ( e penso principalmente alla scuola classica) riacquista la sua antica fisionomia e ritorna ad essere un istituto organico, dove il maestro possa insegnare conservando e rinnovando di continuo la sua alacrità e freschezza spirituale; o la scuola decaderà a precipizio”. Affermò con convinzione che ogni insegnante doveva avere la sua scuola e i suoi scolari ed ogni istituto i suoi insegnanti; ogni capo d’istituto doveva riacquistare la possibilità di conoscere, seguire ed assistere scolari e maestri ad uno ad uno e nella loro vita comune, avvicinando tutti ad un’idea educativa che fosse l’anima della scuola. Ogni istituto non doveva più operare nel caos ma doveva invece intraprendere un lavoro di semplificazione. “(…) Le classi aggiunte sono oggi il gran peso morto delle nostre scuole. (…) L’idea mia, dunque, è che le scuole tenute dallo Stato devono essere poche, ma buone; e potrei dire: poche, ma scuole! Quindi pochi i maestri, e assai meglio rimunerati in proporzione dei bisogni enormemente cresciuti della vita, e in modo tuttavia che, per il ridotto numero, la spesa non ecceda le forze del bilancio”.

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Il sistema scolastico ed educativo nel periodo fascista: dalla riforma Gentile alla Carta della scuola

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Casti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Marco Salis
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 124

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Parole chiave

dittatura
educazione
educazione fascista
fascismo
formazione
regime fascista
riforma scolastica
scuola

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