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Stereotipi sport-gendered. Uno studio quantitativo del fenomeno sportivo in ambiente scolastico e agonistico

La socializzazione agli stereotipi di genere

La socializzazione è il processo mediante il quale le aspettative della società vengono insegnate ed apprese. Attraverso la socializzazione al genere gli uomini e le donne apprendono le aspettative associate al loro sesso che incidono sul concetto del sé, sugli atteggiamenti sociali e politici, sulla percezione degli altri e sul modo in cui stabiliscono e intrattengono relazioni.

La socializzazione di genere è un processo talmente potente nell’indirizzare e costruire le identità di genere che anche coloro che «[..] sfidano le aspettative tradizionali spesso si trovano costretti a cedere all’influsso potente della socializzazione».

Attraverso la socializzazione si forma l’identità di genere, cioè la definizione che ciascuno da di sé stesso come uomo o come donna: l’immagine che ciascuno coltiva, le aspettative che nutre per sé stesso rispetto alle sue capacità, ai suoi interessi e al modo in cui interagisce con gli altri.

• Il primo e il più importante agente di socializzazione di genere è la famiglia, luogo dove il processo di socializzazione prende avvio. Nonostante i profondi cambiamenti socio culturali e le spinte de-differenzianti in atto, le forme di comunicazione in famiglia tendono ancora a sottolineare la differenza di genere secondo immagini stereotipate: si incoraggiano atteggiamenti, comportamenti e ruoli ritenuti più adatti per un maschio o per una femmina, spesso disincentivando e sanzionando nel singolo quei tratti che sono socialmente attesi dal sesso opposto. Le principali aree di socializzazione nelle quali i genitori assumono comportamenti diversi in base al sesso del bambino/bambina sono:

a) la scelta dei giocattoli (armi, camion, palloni e congegni tecnologici di vario tipo per i bambini e giocattoli che riproducono la dimensione della cura e della domesticità per le bambine);

b) la scelta dei vestiti (dopo la nascita i genitori si preoccupano di vestire il loro neonato in modo da rendere chiara l’appartenenza di genere, di azzurro se è maschio, di rosa se è femmina);

c) le emozioni (gli adulti sono più orientati a trattare di sentimenti e di emozioni con le femmine che con i maschi, precludendo a quest’ultimi la possibilità di sviluppare la capacità di gestione e di conoscenza delle proprie emozioni e di quelle altrui);

d) gli stili di gioco (i maschi sono maggiormente incoraggiati a impegnarsi e predominare in giochi energici e attivi attraverso manifestazioni di maggiore aggressività e, a volte, violenza fisica); questo punto è particolarmente interessante al fine della nostra analisi. La peculiarità dello stile di gioco dei maschi si adatta meglio a quello che, con il crescere, può concretizzarsi nell’intraprendimento della pratica sportiva;

e) l’assegnazione di compiti (a bambini e bambine vengono assegnati compiti domestici stereotipicamente considerati di stretta pertinenza maschile e femminile);

f) la socializzazione economica (per bambine e ragazze il concetto di denaro è associato soprattutto ad azioni quali “comperare cose utili” e risparmiare, i bambini e i ragazzi, invece si rivelano più competenti all’interno della dimensione finanziaria). Dalla famiglia provengono inoltre le prime divisione dei ruoli, criptate nella figura materna e paterna.

• Anche il sistema scolastico è responsabile e portatore di stereotipi legati alla maschilità e femminilità. Per molto tempo l’educazione e la socializzazione di genere a scuola si sono basate su una forma di comunicazione ambivalente: da una parte c’era un orientamento indifferenziato e neutro rispetto al genere (e ad altre forme di diversità), conseguenza di quel sistema scolastico che prevedeva prestazioni di ruolo fortemente standardizzate; dall’altra si spingeva verso un orientamento a identità e ruoli di genere che oggi reputiamo riproduttori di stereotipi e disuguaglianze: i bambini erano incentivati a esprimere forza, assertività e creatività, e ad aspirare a ruoli pubblici di rilievo, mentre alle bambine erano richieste tranquillità, dolcezza, precisione nelle prestazioni cognitive e aspirazione ai ruoli privati o educativi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Stereotipi sport-gendered. Uno studio quantitativo del fenomeno sportivo in ambiente scolastico e agonistico

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Informazioni tesi

  Autore: Sara De Lorenzi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Ricerca Sociale
  Relatore: Francesca Sartori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 206

FAQ

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Parole chiave

sport
stereotipi
femminile
maschile
genere
disuguaglianze
educazione fisica scolastica
partecipazione sportiva
sport rosa e azzurri
la dimensione agonistica
caratteristiche fisiche di genere
personalità sex-typed

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