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Zero Waste: dalla gestione dei rifiuti alla gestione delle risorse

Le opposizioni locali: i fenomeni LULU, NIMBY, NOPE, NIABY

[...] La politica locale per quanto riguarda la pianificazione di vari interventi da realizzare su un dato territorio, va ad includere nuovi soggetti portatori d'interesse, i quali, dinanzi a impianti o infrastrutture sgradite su un territorio, portano avanti diverse modalità di opposizione con diversa intensità, a seconda del rischio che un'opera può arrecare alle comunità locali.
In letteratura, fenomeni di contrasto ad opere non volute su un territorio, sono stati spesso classificati come fenomeni "Lulu" (Locally Unwanted Land Uses), definizione con la quale si indica che certi usi del suolo locale non sono desiderati dalla comunità.
Tuttavia, molto più di frequente questi fenomeni sono stati letti in chiave negativa, accusando le comunità locali, e le loro rivendicazioni, di eccessivo particolarismo ed egoismo, una sorta di miopia che impediva il cambiamento sociale e rallentava lo sviluppo economico.
Per queste ragioni, molte proteste locali sono state interpretate come un chiaro esempio di sindrome Nimby (acronimo che sta per Not In My Back Yard, "non nel mio giardino") che, come spiega Bobbio, "è un'etichetta malevole che riflette il punto di vista dei portatori degli interessi generali; lascia infatti intendere che le opposizioni siano mosse dal cieco egoismo di chi non vuole un certo impianto a casa propria, ma non muoverebbe un dito se esso fosse proposto a casa d'altri. E non è un caso: all'inizio le opposizioni locali sono sempre accompagnate da un pregiudizio sfavorevole in quanto dotate di un orizzonte particolaristico e meschino".
Talvolta però può anche accadere che una protesta si verifichi quando su di un territorio siano state già stati costruiti impianti ad elevato impatto ambientale e, per questo, l'ipotesi di un'altra installazione scatena forti proteste da parte della popolazione.
In questo caso, i cittadini accusano di essersi già immolati in nome di un interesse generale, rinunciando ai propri e sacrificando la propria salute e quella del territorio: questa opposizione viene definita come "Abbiamo Già Dato" o come alcuni comitati si sono auto assegnati, parafrasando il famoso "Non nel mio giardino", "We haven't got gardens" (Non abbiamo più giardini). In tutti i modi, le accuse che vengono mosse nei confronti di queste "sindromi", spesso, propendono a mettere in un unico calderone interpretazioni contrapposte di egoismo, connotazione ideologica o insensati timori.
Questo tipo di interpretazioni dipingono inesorabilmente gli oppositori locali come negativi, irragionevoli e trascurabili, discreditando le loro rivendicazioni nei confronti delle istituzioni.
Il pericolo che si corre, bollando superficialmente e come negative queste rivendicazioni, è quello di snobbare delle motivazioni che invece hanno basi molto più strutturate e che riguardano problematiche molto più ampie.
Bobbio analizza che, gli attori che danno luogo a questi conflitti sono di solito gruppi di cittadini che si riuniscono in comitati e attivano differenti forme di opposizione, per tentare di gestire collettivamente i timori sulle sorti di un determinato territorio: "i principali promotori delle mobilitazioni contro grandi infrastrutture, i comitati di cittadini, per l'appunto, sono stati definiti come la specifica forma organizzativa che si accompagna alla sindrome Nimby e ritenuti caratterizzati dalla portata limitata delle loro richieste e rivendicazioni", tuttavia, secondo il sociologo, è proprio questa volontà di partecipazione dei cittadini, che si attivano in risposta ad un reale o presunto pericolo, ad essere uno degli elementi più rilevanti all'interno dei processi di pianificazione sulla localizzazione degli impianti, in quanto emergono gli elementi salienti della democrazia contemporanea: "Non è un caso che i paesi democratici siano afflitti dalla sindrome NIMBY. Essa è figlia diretta della democrazia, delle sue promesse di cittadinanza e di autogoverno. E nello stesso tempo costituisce una sfida per la democrazia dal momento che apre un solco, difficilmente colmabile, tra il generale e il particolare, tra il nazionale e il locale, tra il benessere dei più e il sacrificio dei meno. Mette impietosamente in luce il logoramento dei tradizionali strumenti di articolazione e aggregazione degli interessi e sollecita una ricerca, notevolmente incerta, di strumenti alternativi".
Egli interpreta la volontà da parte di cittadini di prendere parte ai processi partecipativi come una pratica sminuita del sistema democratico, e che necessiterebbe di una revisione metodologica.
Alcune azioni di protesta restituiscono ai cittadini una sorta di potere decisionale e, tal volta, questo gli consente di iniziare ad ampliare gli orizzonti del conflitto e delle rivendicazioni. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Zero Waste: dalla gestione dei rifiuti alla gestione delle risorse

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Informazioni tesi

  Autore: Carla Martire
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Comunicazione d'Impresa e Pubblica
  Relatore: Shane Niall O'Higgins
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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Parole chiave

sviluppo sostenibile
impatto ambientale
governance
società del rischio
zero waste e collaborative planning
gestione rifiuti risorse
strategia rifiuti zero
inceneritori, discariche, modello capannori
pianificazione ambientale e territoriale
fenomeni “nimby”, “lulu”,

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