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La giustizia sportiva della FIGC e la giustizia ordinaria

Le tipologie di giustizia sportiva

Entriamo più nello specifico analizzando il risultato delineato dalla legge n.280 del 2003, (vedi capitolo successivo) e dalle successive interpretazioni da parte dei giudici amministrativi, fermandoci specialmente ad analizzare la questione della "rilevanza giuridica" di giurisprudenza statale nell'ambito del diritto privato. Le questioni tecniche, riconducibili ad una decisione o ad un gesto tecnico da parte dei partecipanti di una gara (come ad esempio una decisione dell'arbitro o dell'allenatore sul campo da gioco), continuano ad essere parte dell'area dell'"indifferente giuridico" per l'ordinamento generale, con la conseguenza che in ordine ad essi non si può invocare il controllo giurisdizionale da parte del Giudice Statale. Con una lettura, più ampia della norma, però, non si può negare come le questioni di natura tecnica posso assumere, in alcuni casi, una potenziale rilevanza anche per l'ordinamento statale, in quanto un'errata valutazione tecnica può determinare conseguenze dirette e determinati anche sotto il profilo giuridico - economico ( maggiori entrate per la partecipazione ad una serie maggiore, o minori per una serie minore). Si ritiene, pertanto che la "riserva" su questioni tecniche, debba essere interpreta in senso logico, teologico e sistematico, e che stabilisca una "presunzione di irrilevanza" delle questioni tecniche, superabile nelle singole fattispecie, con la dimostrazione della specifica rilevanza di esse.
Discorso analogo è quello riguardante le questioni disciplinari (ovvero quelle riguardanti l'applicazione delle sanzioni disciplinari nei confronti dei tesserati), che dovrebbero comunemente rientrare nell'area di "indifferenza giuridica", senza quindi poter invocare il controllo giurisdizionale da parte del Giudice Statale. Tale sistema è teso nel suo complesso alla salvaguardia e al rispetto e della conservazione di fondamentali valori dell'ordinamento sportivo. Esso infatti stabilisce una serie di comandi e divieti volti prevalentemente ad assicurare la parità competitiva e la connessa uniformità dei criteri di classificazione dei risultati. Emblematica in tal senso è la norma sull'illecito sportivo contenuta nel codice di giustizia del FIGC, secondo cui il "compimento con qualsiasi mezzo di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo". Il procedimento disciplinare inizia d'ufficio o su denuncia dei soggetti indicati dalla normativa; e tendenzialmente si svolge e si conclude assicurando a coloro che lo subiscono le medesime garanzie di cui godrebbero qualora fossero sottoposti ad un simile procedimento penale davanti ai giudici dello Stato. Per contrastare tale fenomeno il sistema disciplinare sportivo ha introdotto la cosiddetta responsabilità oggettiva per le società, adattando un concetto già presente nel codice civile: "ai fini disciplinari, per l'operato dei dirigenti, dei tesserati e dei soggetti di cui all'arti 1, comma 5, vale a dire dei soci e non soci cui è riconducibile, direttamente o indirettamente, il controllo delle società stesse, nonché di coloro che svolgono qualsiasi attività all'interno o nell'interesse di una società o comunque rilevante per l'ordinamento federale, nonché per personale addetto ai servizi della società,per propri sostenitori, e per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza prima durante e dopo lo svolgimento della gara". L'ordinamento tramite la possibilità di sanzionare direttamente le società tende sostanzialmente ad assicurare l'impegno di queste affinché adottino tutti gli strumenti per prevenire turbative dell'attività sportiva.
Anche in questo ambito, la riserva ha permesso l'impugnabilità delle sanzioni disciplinari sportive in tutti quei casi in cui esse assumano una rilevanza giuridica-generale. Nello stesso senso si è sempre posta anche la giurisprudenza straniera e comunitaria. Sulla questione, però, è nata una diatriba tra il TAR del Lazio e il CGA della Sicilia: il consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana con la sentenza n. 1048 del 8/11/2007 ha ritenuto inammissibile il ricorso, in quel caso del Catania Calcio, verso una sanzione disciplinare, per difetto di giurisdizione del Giudice Amministrativo sulle questioni disciplinari. Rinterrogato il TAR del Lazio, che si era già pronunciato in più di una occasione (ben 11 tra il 2004 e il 2007) per ammettere tale impugnabilità, ha ribadito la propria competenza a sindacare su tale questioni. La situazione si è risolta con l'intervento del Consiglio di Stato, che con la sentenza n. 5782 del 2008 non ha ritenuto corretta la posizione del TAR del Lazio, segnalando piuttosto la possibilità di illegittimità costituzionale dell'articolo riguardante la "rilevanza".
Al contrario non sorgono dubbi, ne conflitti, sul riconoscere le questioni amministrative (relative al mantenimento dello status di associato e del livello dello status, all'affiliazione, al tesseramento, all'ammissione ai campionati ecc. ecc.) come rilevanti per l'ordinamento generale, con la conseguenza che in ordine ad esse non si può negare la giurisdizione da parte del Giudice Statale.
Come ultimo ambito quello patrimoniale tra pari ordinati (sia che intercorrono tra società o associazioni sportive, sia che intercorrano tra società ed un atleta o un proprio tesserato) non rientra nelle materie esclusive all'ordinamento sportivo, poiché l'organizzazione sportiva va assumendo sempre di più le caratteristiche proprie di un impresa erogatrice di spettacoli e, pertanto coinvolge interessi economici, talora anche di enorme rilievo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La giustizia sportiva della FIGC e la giustizia ordinaria

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Informazioni tesi

  Autore: Mattia Delfrate
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Francesco C. Rampulla
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 28

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280 -2003

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