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La Campagna d'Africa Settentrionale (1940-1943): memorialisti italiani a confronto

Memorialistica dell'Africa Settentrionale

Pur non avendo le dimensioni e la qualità della memorialistica della Campagna di Russia(1941-1943), anche la guerra in Africa Settentrionale ha lasciato numerose testimonianze sotto forma di diari, romanzi storici o semplici narrazioni in prima persona di ciò che accadde nel deserto africano. Come ricorda Isnenghi “i racconti e le memorie di guerra […] rappresentano un bisogno ritornante e una durevole forma di complicità e di comunanza di ogni generazione maschile” e la memorialistica del Fronte Africano, pur non avendo i caratteri di durezza e drammaticità tipici del Fronte Russo, fornisce comunque alcune informazioni sull'Esercito Italiano del tempo e sul soldato italiano in particolare.

Deve essere chiaro però che ogni memoria rappresenta una visione soggettiva degli eventi descritti: a combattere in Africa del Nord vi furono migliaia di italiani, i memorialisti di quel fronte non superano i cento e qui, la selezione è stata ulteriore. Ogni memorialista propone una sua rappresentazione della realtà, e il suo testo costituisce una fonte che va trattata con estrema cautela: non si ha a che fare con una osservazione oggettiva dei fatti, ma con momenti di vita soggettivi, relativi, a volte lontani dalla realtà, talvolta intenzionalmente falsi. Il confronto con gli studi storici ufficiali è d'obbligo, ma non deve rappresentare un limite: le parole di ogni memorialista vanno oltre la rigida realtà dei fatti (ripeto, fondamentale), ed aprono nuove prospettive di studio, che sovente sono state ignorate. Le parole di un memorialista permettono al lettore di avvicinarsi quanto più all'esperienza diretta di un combattente, di rivivere i suoi stati d'animo, di approfondire la storia nelle sue declinazioni soggettive.

Ora, nonostante queste fiduciose aspettative verso la memorialistica, la pratica, intesa come l'incontro diretto con i testi, tende nel nostro caso a riportarci ad una realtà non troppo positiva. Lucio Ceva spiega perché:
quanto alla memorialistica [della Campagna d'Africa Settentrionale], si può osservare che solo in pochi casi si limita a restituirci la viva esperienza del combattente. Per lo più indulge a
tentativi storicizzanti più vasti, in genere poco felici e scarsamente originali, nei quali bisogna cercare con fatica i veri pezzi autobiografici.


Invero, i tentativi storicizzanti di cui parla Ceva sono frequenti anche nei testi qui selezionati e tendono, purtroppo, a creare un insieme piuttosto omogeneo, dove poche e deboli sono le voci fuori dal coro, e il lettore, almeno ad una superficiale lettura, può incorrere nel rischio di confondere i testi fra loro, tale è la loro affinità. La guerra nel deserto viene spesso descritta come una guerra cavalleresca, dove gli eserciti più che nemici si sentono avversari, dove vi è poco spazio per atrocità, scorrettezze e conflitti con la popolazione civile; non a caso la testimonianza pubblicata dal generale tedesco Erwin Rommel si chiamerà Guerra senza odio.

A differenza del Fronte Russo ad esempio, molto pochi sono stati in Africa i contatti tra la popolazione locale e gli eserciti combattenti, diverso poi, il rapporto tra italiani e tedeschi. A livello politico poi, la diversità del Fronte Russo da quello Africano comportò reazioni spesso dissimili nei combattenti italiani dei due fronti: volendo generalizzare, la Campagna di Russia, sopratutto nelle sue declinazioni più drammatiche come la ritirata di Russia, generò nella maggior parte dei casi forti opposizioni al regime fascista, cosa che invece avvenne più debolmente nei reduci della Guerra d'Africa. Come ho appena detto, ciò costituisce una generalizzazione, ed è bene precisare che la provenienza da un fronte rispetto ad un altro non costituì l'unico fattore nel compiere una scelta dopo l'8 settembre 1943.
I prossimi capitoli, pur occupandosi del soldato italiano in Africa Settentrionale, cercheranno di aggiungere qualcosa alla ormai ampiamente studiata situazione delle forze armate italiane nel secondo conflitto mondiale: non possiamo avere una visione generale senza analizzare il particolare. Credo che le parole di un semplice soldato siano importanti per ricomporre il mosaico della storia e per avere una conoscenza il più possibile vicina alla realtà.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Campagna d'Africa Settentrionale (1940-1943): memorialisti italiani a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Piazzai
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Storia contemporanea
  Relatore: Nicola Labanca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 105

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Parole chiave

seconda guerra mondiale
memorialistica
africa settentrionale
rommel

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