Tecniche di anestesia nel paziente cardiochirurgico in circolazione extracorporea

Modifiche improvvise del valore della pressione arteriosa sono comuni durante l’anestesia e l’intervento chirurgico e la sua misurazione è il modo più semplice per valutare la stabilità cardiovascolare nel periodo perioperatorio, dal momento che ci consente di rilevare sia la pressione di perfusione sia il flusso sanguigno. Durante un intervento di cardiochirurgia la pressione arteriosa può essere misurata con due modalità: quella non invasiva, “esterna” e quella invasiva diretta che si rende necessaria per una misurazione più precisa che registri rapidi cambiamenti, determini la pressione “non pulsatile” durante il bypass cardiopolmonare e faciliti il prelievo dei campioni da mandare in laboratorio. Il sistema di misurazione è composto da un catetere intrarterioso e da una cannula riempita di soluzione salina collegata ad un trasduttore che possiede un diaframma sensibile alle variazioni di pressione. Esso permette di ottenere i valori della pressione sistolica, diastolica e media. Prima di essere utilizzati tutti i componenti del sistema di monitoraggio sono irrigati con soluzione salina eparinizzata e controllati per evitare che non vi rimangano bolle d’aria all’interno. Il catetere, che ha un diametro di 20 gauge, largo quanto basta per ridurre al minimo il rischio di trombosi, viene inserito nel sito per la misurazione che nella maggior parte dei casi è l’arteria radiale, scelta dopo aver eseguito il test di Allen sull’arteria ulnare per verificare con una buona approssimazione che non ci sia rischio di trombosi della mano in seguito alla sua improvvisa occlusione.