Orientamento sessuale omosessuale: una lettura psicodinamica

Parlando di omosessualità e psicoterapia non possiamo concentrare la nostra attenzione solamente sui pazienti, infatti, come abbiamo visto, è molto importante che il terapeuta sia adeguatamente preparato sulle dinamiche dell'omosessualità per poter prendere in terapia un paziente gay o una paziente lesbica.
Ma un livello di preparazione adeguata può bastare o c'è anche bisogno che il terapeuta sia omosessuale per poter avviare una terapia con omosessuali?
La risposta più semplice sarebbe che si, il terapeuta debba essere anch'esso omosessuale dato che conosce meglio il mondo omosessuale con le dinamiche di vita, le sofferenze dovute al minority stress o al coming out, i pregiudizi che si incontrano quotidianamente o anche le dinamiche sessuali gay.
Secondo Castañeda (1999) è preferibile che il terapeuta sia omosessuale se l'omosessualità è una parte essenziale dell'identità personale del paziente, perché si troverebbe a non avere fiducia nel terapeuta per via degli stereotipi che il paziente può avere verso il modo in cui la psicologia affronta l'omosessualità.
Un altro problema che può un terapeuta eterosessuale è quello di svalutare i sentimenti o le emozioni che un soggetto può provare verso una persona del proprio sesso.
Isay (1996) sostiene che a guidare il lavoro terapeutico con un paziente gay deve essere la convinzione dell'analista che l'omosessualità sia un fatto normale e naturale e che per questo motivo, un tale atteggiamento, possa essere sostenuto solo da un terapeuta che condivida il fatto che l'omosessualità sia un normale punto finale dello sviluppo di alcuni uomini.
Secondo l'autore, anche se nei terapeuti omosessuali si possano trovare pregiudizi dovuti dall'omofobia interiorizzata, la scelta migliore per un omosessuale sia comunque quella di affidarsi ad un terapeuta con lo stesso orientamento sessuale.
Vi sono tuttavia dei punti di vista che sostengono il contrario, infatti, per esempio, secondo Moran (1992) l'orientamento sessuale del terapeuta non influisce sulla percezione che di lui hanno i pazienti omosessuali, a meno che i problemi portati non abbiano una natura sessuale.
L'idea che soltanto un omosessuale possa prendere in terapia gay o lesbiche può essere superata se il terapeuta eterosessuale oltre ad avere una preparazione adeguata, si è già confrontato con la propria idea, con i propri giudizi verso l'omosessualità, mettendosi di fronte al proprio livello di omofobia per poter trattare con successo il gay o la lesbica che viene in seduta.
Come per ogni paziente, il terapeuta deve capire se la terapia con una persona omosessuale può essere affrontata con successo oppure se deve rinunciare ad essa inviando il paziente verso altri professionisti che magari si sentono di prenderlo in terapia.