LifeShot: analisi della comunicazione visiva attraverso il mondo fotografico

Il luogo dove si compie la vera fotografia, la stanza delle "magie", il regno dove il fotografo può impostare ogni singolo parametro con estrema precisione. Le dimensioni dello studio variano molto in base al tipo di fotografia: per fotografare auto, ad esempio, ci si recherà in un capannone affittato per l'occasione con corpi d'illuminazione di dimensioni eccezionali.

Ma se la nostra specializzazione va dal ritratto allo still life abbiamo bisogno di molto meno spazio: sufficiente che il lato più lungo della sala di posa misuri 4/5 metri. Questo spazio necessario per sistemare il fondale (detto anche limbo, permette di eliminare la linea orizzontale tra parete e pavimento raccordandoli in un piano unico), il sistema d'illuminazione e un tavolo su cui riporre obiettivi e computer portatile (nel quale guardare le immagini appena scattate).

La distanza tra fotografo e soggetto dev'essere di 4 metri, in modo da consentire l'utilizzo di un medio teleobiettivo o teleobiettivo, le ottiche più indicate per ritrarre le persone.Grazie al digitale si sono ridotti spazi drasticamente ed esigenze: il digitale è più sensibile della pellicola e richiede meno illuminazione, avvicinando in modo impercettibile le apparecchiature da professionisti a quelle del fotoamatore.

Ormai anche esperti dell'obiettivo collaudati ricorrono a set luminosi semplici ma completi, senza per forza spingere sul top della gamma a tutti i costi. Roberto Marini di Aproma (ditta che produce attrezzature professionali) spiega che tutto ciò è dovuto all'ingrandimento della fascia prosumer, amatori e professionisti nello stesso tempo: non vivono di fotografia ma utilizzano apparecchiature professionali. Arnaldo Calanca, direttore generale di Bogen Imaging (azienda sempre specializzata in attrezzature per professionisti) rivela che ormai la fotografia è basata più su Photoshop, nel passato invece era richiesto un sapiente e dosato utilizzo dei parchi luce.