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L'adolescente psicotico in Istituzione. Gli atelier e la pratique a plusieurs in "Antenna G. Beolchi"

Su autismo e psicosi infantili: l'insegnamento di Lacan

Nella Conferenza sul “Sintomo” di Ginevra, in merito ai bambini autistici, così risponde Lacan al dottor Cramer: “non arrivano a intendere quello che lei ha da dire loro, in quanto se ne occupa. […] È proprio per questo che noi non li intendiamo. È perché non intendono lei, ma dopotutto c'è sicuramente qualcosa da dire loro. [...] C'è qualcosa nell'autista, o in colui che è chiamato schizofrenico, che si gela, se si può dire così. Ma lei non può dire che non parlino. Che lei abbia difficoltà ad intendere, a dare giusto peso a quello che dicono, non impedisce che tutto sommato siano dei personaggi piuttosto verbosi”.

Secondo Egge questo sta a significare che anche loro sono situati nel linguaggio, ma non nel discorso, dato che il loro linguaggio è autoreferenziale. Prosegue: “il discorso implica che il soggetto si identifichi con il suo dire e si rivolga a un Altro dal quale attende una risposta. Non è così per gli autistici.” Il termine “verbosi”, utilizzato da Lacan, “rimanda alla funzione pulsionale del linguaggio, al suo uso autoerotico. […] Tutti i bambini molto piccoli entrano nel campo del linguaggio attraverso il puro piacere sonoro e ritmico, producendo delle ecolalie, produzioni sonore che non si rivolgono a nessuno, ma producono piacere in senso “musicale”, al di là di ogni significato.” Questo piacere è molto simile a quello che provano gli adulti leggendo la poesia, in cui ancora più che il senso contano suono e ritmo. “Solo in un secondo momento il bambino capisce che il mondo esterno non è in funzione sua, ma che c'è qualcuno che ha il potere di rispondere o no a suoi bisogni, di solito la madre.

Scopre allora che il linguaggio ha un'altra funzione, oltre al puro piacere, quella di attirare l'attenzione sull'Altro con la sua voce, con il pianto, non a caso la sua prima parola è quasi sempre “mamma”. Il bambino ha scoperto la seconda potenza del linguaggio, che diventerà sempre più preponderante: il linguaggio come domanda all'Altro. Il soggetto entra così nel discorso, si rivolge con la parola che lo identifica a un Altro, per domandare”.

Il bambino autistico invece non entra nella domanda, “il suo linguaggio rimane qualcosa di chiuso, si intende da solo, e così l'Altro simbolico rimane strutturalmente escluso dal suo mondo. La sua parola non gli serve per dire ma per godere.

Egge prosegue nel commento dell'assunto di Lacan, spiegando che quel qualcosa che “si gela” è a livello simbolico. L'autistico non è separato dal suo Altro a livello simbolico, c'è per lui un “Uno da-solo, un Uno-senza-l'Altro del linguaggio”. Gli manca una prima divisione tra un rappresentante simbolico del suo essere soggettivo, un significante che chiamiamo S1 e un altro significante indicato con S2, rappresentante dell'Altro che introduce il mondo esterno. Come dice Lacan nel Seminario XI, questi due significanti, S1 e S2, sono compattati in un'olofrase, non sono distinguibili. […] L'olofrase abolisce distinzione tra il soggetto e il suo Altro: non c'è slittamento sulla catena significante, non c'è dialettica ma ripetizione, c'è ecolalìa. […] Nel dire dell'autistico le parole provengono dall'Altro e si confondono con il proprio essere”. Nel suo commento al testo lacaniano Egge conclude dicendo che occuparsi dell'autistico non è pensare a ciò che secondo noi gli potrebbe essere utile, quello che desideriamo per lui: “in questo modo noi, inevitabilmente, situiamo il bambino in posizione di oggetto, sappiamo per lui, ci sostituiamo a lui. Per questo nel caso del bambino autistico, più ce ne occupiamo, cioè cerchiamo di spingerlo in una qualunque direzione, più egli manifesta la tendenza a chiudersi”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'adolescente psicotico in Istituzione. Gli atelier e la pratique a plusieurs in "Antenna G. Beolchi"

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuela D'Alessandro
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Psicoterapia
Anno: 2016
Docente/Relatore: Luisella Brusa
Istituito da: Istituto freudiano per la clinica, la terapia e la scienza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 128

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Parole chiave

istituzione
adolescenza
psicoanalisi
comunità terapeutica
psicosi
schizofrenia
atelier
caso clinico
jacques lacan
pratique à plusieurs

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