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Il Palazzo Vicariale di Certaldo: evoluzione di un edificio pubblico attraverso modifiche, trasformazioni e restauri

Trasformazioni urbane e restauri post ottocenteschi

Dopo qualche decennio di trascuratezza e d’abbandono in seguito alla citata soppressione del Vicariato, Certaldo Alto ha iniziato, verso la metà del 1800, a suscitare l’interesse dei restauratori, fautori delle teorie professate da Viollet-Le-Duc e restauro in stile, che iniziarono ad intervenire sulle maggiori emergenze architettoniche Certaldesi in modo massiccio e spesso arbitrario. Molti edifici infatti erano pressoché in rovina ed altri avevano addosso stratificazioni post-medievali che, secondo le teorie summenzionate, “non si addicevano”.

Si cita ad esempio emblematico il caso del Palazzo Pretorio (che verrà trattato poi a parte nel secondo capitolo) che, venduto a privati dopo la soppressione del vicariato, venne riscattato dal Comune per restituirlo alla Comunità. Il restauro in stile che seguì trasformò moltissimo la struttura del Palazzo che fu più o meno ricondotta alla distribuzione originale grazie alla presenza di un antico inventario, ma la facciata fu molto arbitrariamente ridisegnata secondo la regola del restauro in stile. Successivamente anche altri palazzi storici di Certaldo Alto furono pesantemente ritoccati, ed ecco che nel Palazzo Stiozzi-Ridolfi e nel Palazzo di Scoto Della Rena vengono realizzate le merlature a coronamento della facciata, si inventano porte dai profili gotici ed eleganti bifore archiacute con tanto di colonnette in marmo e, come se non bastasse, vengono aggiunti anche eleganti ferri battuti reggitorcia a forma di drago. Si realizzano un po’ ovunque «pittoresche reinvenzioni mimetiche» e anche nell’Osteria del Vicario, ex canonica di Santi Tommaso e Prospero la facciata viene completamente ridisegnata.

A causa però delle penose condizioni economiche del Comune ed anche di una assente considerazione del problema unitario del “centro storico”, vennero restaurati solo edifici isolati che rimasero immersi in un triste contesto che non aveva più nessun significato. Ulteriori conferme di questa linea di pensiero ci vengono fornite negli anni susseguenti alla Seconda Guerra Mondiale: il 15 gennaio 1944 Certaldo Alto fu raggiunto da un bombardamento86 che distrusse la casa di Giovanni Boccaccio ed alcune abitazioni prospicienti: la casa fu ricostruita integralmente e fedelmente, mentre al posto delle povere abitazioni di privati di fronte ad essa rimane ancora oggi un “vuoto”. La smania di restaurare i monumenti disponibili proseguì fino agli anni ’60 del Novecento.

Uno degli interventi più massicci fu quello del 1963 sulla chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, in cui venne tolta la soprelevazione barocca del campanile e l’interno fu completamente stonacato, eliminando in modo approssimativo e totalmente arbitrario ogni traccia di sedimentazione post-romanica. A ciò si aggiunse anche la privatizzazione di alcuni tratti stradali come una parte di via Valdracca, inglobata dal Palazzo Giannozzi e poi lasciata all’abbandono, ed il tratto del camminamento lungo le mura nord che fu annesso al Palazzo Stiozzi-Ridolfi, in cambio dell’apertura dell’arco di accesso a via delle Mura.

Il centro storico di Certaldo quindi negli anni ’70 si presentava con situazioni gravi e diverse da considerare, riassumibili in tre gruppi: in primis i monumenti, il cui aspetto manomesso dai restauri e dalle ricostruzioni sia parziali che totali in epoca post ottocentesca, doveva essere attentamente valutato. In secondo luogo il tessuto edilizio minore, quello del popolo, che logicamente ha sempre ricevuto minori attenzioni e risultava essere il più disastrato. Infine la rete infrastrutturale che, fra privatizzazioni più o meno lecite, abbandoni e i restauri che avevano portato a privilegiare soprattutto l’asse scenografico di via Boccaccio, non riusciva più ad avere una sua identità, snaturando il senso e la continuità dell’intero abitato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Palazzo Vicariale di Certaldo: evoluzione di un edificio pubblico attraverso modifiche, trasformazioni e restauri

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Informazioni tesi

  Autore: Filippo Gianchecchi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Architettura
  Corso: Architettura
  Relatore: Daniela Lamberini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 184

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