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Indagine sui fenomeni dissociativi in adolescenza

Dissociazione: l’evoluzione storica

Il concetto di dissociazione si colloca all’interno delle teorie psicopatologiche di un ambito ben preciso, quello della teoria psicopatologia francese del Secondo Ottocento, dove il riferimento per le teorie cliniche è la crisi del soggetto, inteso in senso cartesiano e cioè unitario nella continuità del suo cogito. In quest’ottica la psicopatologia formulò il concetto di psicosi come la perdita di tale continuità, la conseguente alterazione della logica, e la formazione di un’idea dominante cui tutto l’apparato psichico soggiace. L’esperienza fatta presso l’ospedale Salpetriere, portò Jean Martin Charcot, uno dei più famosi neuropsichiatri francesi, ad affrontare sintomi incomprensibili, consistenti in fenomeni convulsivi riproducibili, che egli denominò attacchi di isteria epilettica (1887), che non rientravano nei quadri clinici dell’epilessia, che presentavano un’inconfutabile base organica.

La sua grandissima intuizione, poi sviluppata dalla teoria psicoanalitica, fu quella di comprendere il peso e la valenza della sfera affettiva e l’esistenza e l’importanza di traumi precedenti, rimossi o meno.
Le cure proposte, infatti, si basavano su un tipo di trattamento basato sulla rimozione del paziente dall’ambiente psicopatologico, spesso coincidente con la separazione dei familiari, per consentire l’inizio di un nuovo stile di vita. L’opera di Charcot viene considerata un crocevia tra la psicopatologia fondata sulla nosologia del Secondo Ottocento e la nascente psicologia che si poneva l’ambizioso progetto di individuare i vari livelli della coscienza in cui l’ipotizzata unità dell’individuo si articolava.

La psicoanalisi parte proprio da questo punto, con il lavoro di Sigmund Freud, che di Charcot fu allievo e assistente. L’esperienza fatta gli consentì di avere la visione di come si sviluppava una scena isterica. Freud passò dalla terapia ipnotica utilizzata da Charcot all’analisi psichica, privilegiando la terapia e la catalogazione dei sintomi. La ricerca di un meccanismo eziopatogenico, lo portò a definire i concetti di resistenza e rimozione, il primo è l’opposizione subconscia che mette in atto il soggetto a chi tenta di accedere alle proprie dinamiche più profonde, la seconda è il meccanismo psichico con cui l’Io allontana pensieri o memorie intollerabili. In linea con il pensiero psicopatologico francese, Freud condivise l’idea di una dissociazione intesa come qualcosa che il soggetto pone in essere per tentare di ripristinare l’unità dell’Io cartesiano, di fronte a contenuti di cui esso non riesce a farsi carico.
Si contrappongono alla teoria di scuola francese gli esponenti del pensiero psicopatologico tedesco, che ha fornito numerosi contributi alla formulazione del concetto di psicosi.

Gli studiosi tedeschi della fine dell’Ottocento teorizzano un’idea dell’Io legata alla filosofia romantica e definiscono l’individuo come un’unità in cui è presente un qualcosa, l’altro che ne disturba l’esistenza. La psicopatologia tedesca ci parla di un soggetto e di un mondo legati in un rapporto fluido e dinamico, secondo i dettami di Friedrich Hegel (1830).
L’individuo è considerato come l’insieme di forze in equilibrio tra di loro e, quindi, sul piano clinico, è verosimile pensare che possano esistere delle incrinature di tale insieme. La debolezza dell’Io nella psicosi non è riferita ad una fragile costituzione del soggetto, ma ad una difficile aggregazione tra gli elementi costitutivi. Fanno parte di questa corrente di pensiero, Griesinger (1843) e Kraepelin (1904).

Tale idea si arricchisce anche dei contributi, allora nascenti, delle neuroscienze che confermano la complessità dell’individuo e della sua vita interiore, tramite la neuroanatomia e la neurofisiologia.
Eugen Bleuler (1911), cerca di diversificare gli elementi costitutivi di un’esperienza psicologica da quella psicotica e fa riferimento alla dissociazione. Bleuer, fu influenzato dall’atmosfera creatasi nell’ospedale di Burghölzi di Zurigo, che egli dirigeva e dove, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, collaborarono Carl Gustav Jung e Karl Abraham, esponenti della nascente psicoanalisi.

Egli, di fatto, integrò la psicopatologia francese e quella tedesca ed inquadrò tutte le forme di dissociazione nella nosografia psicopatologica del gruppo delle schizofrenie, relegando l’isteria nella fenomenologia somatica, dove la rimozione è il meccanismo principe. Bleuler utilizza l’idea di dissociazione per teorizzare l’esperienza psicotica della dementia praecox, che egli inquadra nel termine nosologico, da lui stesso coniato nel 1908, “schizofrenia”3, le cui sindromi sono caratterizzate dalla dissociazione, dal delirio paranoide e dall’ ”autismo“, termine che si deve allo stesso Bleuler (F. Tonioni, 2013).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Indagine sui fenomeni dissociativi in adolescenza

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Scalamandre
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Giulia Ballarotto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 99

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