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Lavoro e Industria 4.0: il ruolo delle idee e dell'istruzione nel confronto tra uomo e IA

I settori più a rischio per i posti di lavoro

Questo sotto-paragrafo rappresenta un focus sui settori che probabilmente soffriranno di più l’avvento della Quarta Rivoluzione Industriale, senza la pretesa di voler raggiungere livelli elevati di esaustività ma con l’obiettivo di informare i lettori di alcune analisi sui cambiamenti settoriali in atto.

In generale, i lavori che più rischiano di essere sostituiti dalle macchine sono quelli caratterizzati da mansioni ripetitive e a più bassa qualifica, tuttavia i progressi dell’intelligenza artificiale potrebbero avere le loro ripercussioni anche in ambiti più complessi e che richiedono un livello di qualifiche più elevato (per un’ampia trattazione del tema si veda Royakkers e van Est, 2016). Tant’è che già oggi, anche la laurea triennale ha mostrato segni di peggioramento nei parametri del mercato del lavoro (Brynjolfsson, 48 McAfee, 2015, p.214).

Automatizzare una singola mansione è relativamente semplice. Automatizzare un’intera professione è alquanto complesso. Pertanto, sulla base della già citata indagine del McKinsey Global Institute, (A future that works: automation, employment and productivity), si può dedurre che l’automazione non è perfettamente correlata alla perdita di posti di lavoro.

Uno dei settori che sta già pagando e pagherà maggiormente le conseguenze dell’era digitale sarà probabilmente il commercio fisico. Nel recente passato, abbiamo già assistito alla crisi del commercio al dettaglio e del piccolo commerciante, causata in un primo momento dalla diffusione dei centri commerciali su larga scala. Questo ha portato alla chiusura di moltissimi piccoli negozi, i quali non sono riusciti a tenere il passo e a competere con i prezzi dei grandi centri commerciali. La pietra tombale potrebbe arrivare con l’ era digitale e con l’E-Commerce, che sta mettendo già da un po’ in difficoltà non solo il commercio al dettaglio ma anche i centri commerciali. A conferma di quanto detto, il British Retail Consortium (BRC), un’associazione inglese di rappresentanza dei piccoli e grandi negozi stima che entro il 2025 potrebbero perdersi 900 mila posti di lavoro nel solo Regno Unito, con particolari conseguenze negative proprio per i piccoli negozi. E a guardare gli andamenti degli ultimi anni è realistico crederci.

Tutto questo va a beneficio del commercio online, oggi in mano ai giganti dell’E-Commerce come Amazon, Ebay e Alibaba. Le conseguenze occupazionali potrebbero essere significative. Anche perché i tassi di crescita dell’E-Commerce non lasciano molti dubbi su quale sarà l’andamento del commercio. I bersagli di questa perdita dei posti di lavoro nel settore del commercio sono principalmente i commessi. Ma anche il piccolo commerciante costretto a chiudere il proprio negozio familiare perché non in grado di competere con i centri commerciali e con le principali piattaforme di E-Commerce è un bersaglio dell’E-Commerce. Si tratterà infatti di un posto di lavoro in più perso, senza considerare tutte le conseguenze per la catena del valore collegata con il negozio (fornitori, consulenti, ecc…).

Dinnanzi a questo scenario, molti piccoli imprenditori hanno compreso in anticipo rispetto agli altri le potenzialità offerte dalle piattaforme di E-Commerce vendendo prodotti online in tutto il mondo e raggiungendo una platea di potenziali consumatori che non avrebbero mai potuto raggiungere con il solo negozio fisico. È anche vero che l’E-Commerce ha annullato le distanze tra un venditore e l’altro alimentando una concorrenza sfrenata, spesso basata sul prezzo più basso. L’informazione del prezzo più basso è ormai accessibile da chiunque tramite una semplice ricerca su “Trova Prezzi” o altri motori di ricerca simili, il ché va da una lato ad erodere i profitti rendendo il prezzo sempre più vicino al costo marginale (Equilibrio di concorrenza perfetta P=MC), dall’altro la massa dei venditori che propone un prezzo già di poco più alto ha volumi di vendita drasticamente inferiori rispetto a chi pratica il prezzo più basso e viene scartato dal consumatore informato. Quindi l’E-Commerce è il presente e il futuro del commercio ma non è scontato riuscire ad essere competitivi in un mercato così affollato sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta di prodotti. Se ci si riesce a differenziare da tutti gli altri venditori e a costruire una reputazione impeccabile si può diventare leader nel specifico settore o anche solo nella vendita di uno specifico prodotto. Quindi si tratta spesso di un mercato dove “the winner take all” (Freddi, 2017, p.2). Quella dell’E-Commerce è una strada obbligatoria per il settore del commercio ma dai risultati incerti.

Anche nel settore automotive, gli scenari futuri dell’automobile senza conducente e la sharing economy di Uber potrebbero riservare una notevole perdita di posti di lavoro, paragonabile, per certi aspetti, a quella avvenuta con il passaggio dal trasporto animale alle automobili. Tale scenario colpirebbe principalmente tassisti, camionisti e tutti coloro che lavorano nell’ambito dei trasporti di merci e di persone. Ma non solo, dinnanzi alla scelta di acquistare il semplice servizio di trasporto, potrebbe venir meno anche l’esigenza di possedere un veicolo di proprietà, in quanto molto più conveniente. Si innescherebbero delle ripercussioni a catena di notevole entità: l’industria automobilistica si troverebbe ad dover affrontare una riconversione del proprio modello di business, e di conseguenza non si esclude la possibilità di ondate di licenziamenti. Senza contare i problemi che incontrerebbero concessionari e officine. [...]

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Informazioni tesi

  Autore: Melchiorre Marino
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Economia, Mercati e Management
  Relatore: Sandrine  Labory
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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