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Le radici del senso morale in Darwin

L’istintivo senso morale di Darwin

L’istinto inserito all’interno della storia naturale dimostra come anche gli animali abbiano la ragione. Cosa succede se si compie la stessa operazione con il dovere morale? È questo un passo mai tentato prima, come ammette lo stesso Darwin nel terzo capitolo dell’Origine dell’uomo, e dunque è molto interessante capire “fin dove lo studio dei sottostanti animali possa spender luce sopra una delle più alte facoltà dell’uomo” (Darwin C. , 1871, p. 90). Riuscire in questa prova permette di mostrare che, proprio come per la ragione, anche la capacità morale è attribuibile agli animali.
Il ragionamento darwiniano inizia, come sempre, con l’esclusione di tutto ciò che non può essere accettato essendo incompatibile con quanto già dimostrato nella teoria dell’evoluzione per selezione. Il dovere non è altro che la necessità in campo morale. Ma la necessità è stata già trasformata da Hume da necessità logica (quella matematica) a necessità graduale (quella delle materie di fatto), quindi è chiaro come anche il dovere debba subire questa trasformazione. L’attacco si rivolge, allora, a due posizioni in particolare. Il primo ad essere messo alla sbarra è Platone il quale “dice nel Fedone che le nostre «idee necessarie» derivano dalla preesistenza dell’anima, e non sono originate dalla esperienza” (Darwin C., 2010, M 128). Una posizione assolutamente inaccettabile dal punto di vista darwiniano, non solo per il ruolo attivo giocato dall’anima, ma anche per voler derivare la necessità da principi metafisici, appunto le idee. E allora nei Taccuini Darwin commenta: “leggi scimmie al posto di preesistenza” (Darwin C., 2010, M 128). Nell’Origine dell’uomo, invece, è l’imperativo categorico a essere attaccato, in modo sarcastico: “Dovere! Meraviglioso pensiero, che non operi né per amorevole insinuazione, né per lusinga, né per minaccia, ma solo per mantenere alta nell’anima la tua legge, acquistandoti così ognora il rispetto, se non sempre l’obbedienza; innanzi a te tutti gli appetiti rimangono muti, sebbene segretamente ribelli” (1871, p.90). Un dovere morale che, agli occhi di Darwin, è fine a se stesso e, depurato da qualsiasi tipo di emozione e sentimento, è un dovere astratto che segue le regole che si è autoimposto, quanto mai distante da quella che Darwin, e Hume prima di lui, considera la natura della necessità.
Una volta eliminate le posizioni scomode si può passare alla pars costruens della teoria morale che ha in mente Darwin. Il punto di partenza è la coscienza, la quale è prodotto di due fattori: socialità e sviluppo delle strutture cerebro-mentali. Si è già visto in che modo le strutture cerebro-mentali siano importanti per Darwin. Riguardo la socialità c’è da sottolineare il fatto che essa è la base di tutto il pensiero darwiniano in quanto non esiste alcun essere vivente completamente isolato durante il suo arco vitale. L’interazione con altri individui, siano essi conspecifici o di specie diverse, deriva prevalentemente dalla necessità di soddisfare i propri bisogni biologici, come nutrirsi o riprodursi, ma anche dalla naturale tendenza a stringere legami affettivi indipendenti da tali necessità. Per sottolineare la modernità della concezione Darwin, bisogna ricordare che una coscienza così costituita sarà al centro delle riflessioni di William James, padre del pragmatismo, che costituisce una delle radici delle attuali neuroscienze. Nel suo saggio Esiste la coscienza? (James, 1912), James fa un lungo ragionamento sulla necessità di liberarsi del concetto di coscienza come di un’essenza. Coscienza e materia non sono due “sostanze” diverse, ma sono entrambe semplicemente esperienza. Il gruppo di esperienze che chiamiamo mondo fisico e quello che chiamiamo mondo psichico sono una nostra creazione concettuale, derivata da certe caratteristiche proprie dei rapporti che le cose intrattengono tra loro. È dunque perché a un fenomeno se ne aggiunge un altro che esso diviene cosciente, non perché si dà uno sdoppiamento di essenza interno alla cosa. Non esiste nulla che, al di fuori dell’esperienza, conosce le cose, ma piuttosto alcune cose ne conoscono altre (e la conoscenza stessa è esperienza). [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le radici del senso morale in Darwin

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Gardosi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Alessandra Attanasio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 41

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Parole chiave

morale
filosofia
darwin
evoluzione
hume
istinto
neuroetica
darwinismo morale
ragione graduale
continuista

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