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Educazione linguistica e testo letterario: una sperimentazione didattica a partire dal progetto Compita

La centralità dell’apprendente lettore

La scuola “tradizionale”, spesso e inconsapevolmente, non favorisce nei ragazzi l’uso della “ragione” la quale, invece, resta assopita e viene ridotta a una mera capacità analitica di contenuti e tecniche. Al contrario, la scuola:

realizza il suo compito se educa a usare la ragione dentro e mediante lo studio delle discipline insegnate. Se, invece, censura la ragione come percezione della realtà nella totalità dei suoi fattori, addomestica e addestra i «bruti», che prima o poi si riveleranno «mostri», perché è certo che «il sonno della ragione produce dei mostri» (Goya); mostri di ignoranza, di presunzione, di stupidità, di fanatismo e di violenza.

La didattica della scuola tradizionale tende a formare “macchine uguali” che attraverso degli strumenti fissi devono ricercare procedimenti standard. In tale andamento non è contemplata la diversità e, soprattutto, non è accolto il ragionamento individuale. Il risultato è vagamente drammatico: non s'impara da uomini a ragionare e ricercare il senso delle cose, bensì solo a usare informazioni come una macchina.

Come fare, dunque, a risvegliare e “de-narcotizzare” la memoria e lo studio? Come fare a evitare di creare “automi”? La risposta è semplice, bisogna “educare” gli studenti alla “curiosità”, una curiosità epistemica che è:
tensione a conoscere e a sapere, passione dell'intelligenza che interroga e si lascia interrogare di fronte alla realtà, aspetto dinamico della ragione in atto.

Tale curiosità si manifesta in un desiderio di conoscere che si attua chiedendo e interrogando il docente e il testo, una pulsione che non può essere repressa e che stimola l’apprendimento attivo. La curiosità nasce dal bisogno di realtà ed è «non soltanto un incentivo ad apprendere; è anche ciò che bisogna apprendere e coltivare». Per tale ragione la curiosità può divenire un metodo di studio e “formare” una nuova classe di discenti consapevoli e responsabilizzati ad apprendere, non più soltanto “trascinati” allo studio, bensì studenti diligenti che si approcciano in modo diverso allo studio facendo interagire le conoscenze con la pratica.

Dalla curiosità e dall’attivismo del discente prende le fila un nuovo tipo di didattica che lo pone finalmente in primo piano. Il ragionamento del discente e del docente che, attraverso la didattica di ricerca-azione muove da una situazione reale, fa sì che i contenuti presenti in un testo divengano concreti. È necessario, ai fini dell'applicazione del metodo che l'insegnante prenda atto dell'ambiente classe e del protagonismo dei discenti all'interno del piano didattico, non è più soltando il docente a “tirare le fila” ma i suoi alunni e il loro protagonismo deve essere sancito.

La centralità dello studente è essenziale per orientare tale percorso, un cammino che si sviluppa da un presupposto base: la scuola, concretizzata nel docente, deve mantenere una sua coerenza nel percorso formativo dei ragazzi, unificando il loro “sviluppo” attraverso i vari gradi di educazione, dalle scuole dell'obbligo sino all'Università.
Il raccordo tra le varie istituzioni è la premessa necessaria per un passaggio proficuo degli allievi da un livello a un altro. Il discente, in quanto elemento centrale della didattica, è riqualificato e considerato secondo una diversa ottica nella quale è il suo apprendimento, frutto d'impegno teorico e pratico, che diventa il perno didattico. La sua curiosità e il suo ragionamento mettono in moto competenze, le stesse competenze messe in atto nella sua collaborazione con il docente. Entra in gioco, allora, una nuova dinamica, in cui il discente è il punto focale della didattica, la sua risposta e la sua competenza innescano l’azione didattica.

La sua esperienza all'interno del sistema scolastico è il fondamento della sperimentazione scolastica e la sua rilevanza è coniugata con l'integrazione della sua conoscenza nella prassi. Bisogna che lo studente sia “aperto all'esperienza”, il che significa:

Coltivare in sé la simpatia e la positività, […], fino al punto di impegnarsi ad accogliere in se stessi la realtà e riconoscerla come fattore del proprio sviluppo. Chi rimane rinchiuso nel mondo delle impressioni e del pregiudizi, non fa esperienza e, quindi, non cresce, perché non entrando in azione, non «si vede» e non si stima.

Una scuola “aperta” alla realtà è una scuola di qualità. Occorre uscire da «un presente illimitato, decentrare l’io, affinché la scuola mobiliti il discente. La sua centralità si esplica attraverso l'uso della sua attenzione, della sua intelligenza e della sua memoria, ovvero in relazione a dimensioni proiettate nella realtà e relative alla realtà. Se questa scommessa non s'instaura il cambiamento richiesto non è attuabile. Dunque, la conoscenza e i saperi possono saldarsi negli studenti solo se vengono congiunti con la pratica, è solo il binomio di questi aspetti che istaura competenza.

Il coinvolgimento dello studente è essenziale in tale prospettiva e il suo attivismo denota il suo ruolo consapevole e responsabile. La sua partecipazione è, quindi, fondamentale per l'iter didattico. Da ciò deriva la nuova responsabilità del piano didattico, non più solo a carico dei docenti ma affidato al continuo feedback del discente che deve avvenire con il testo e con lo stesso insegnante.
La scuola del passato ha sempre privilegiato un apprendimento astratto e libresco, veicolando messaggi utopistici e dimenticando che nell'apprendimento concorrono aspetti pratici, sociali ed emotivi. Nell'apprendimento contribuiscono, invece, aspetti dinamici: la partecipazione, lo stimolo e il desiderio di conoscere che mobilitano lo stupore, l'attenzione e la domanda. Tali concetti si concretizzando nei documenti ufficiali del Ministero, veicolando un nuovo modo di intendere la didattica e il ruolo del discente.

Le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione licenziate dal Ministero dell'Educazione nel 2012 rappresentano il definitivo superamento sia della fase “sperimentale” delle Indicazioni emanate con il decreto ministeriale (DM) 31 luglio 2007, che delle Indicazioni emanate con il decreto legislativo (D.lgs) 59 del 2004. Le Indicazioni del 2012, rispetto al 2007, hanno proceduto a un'essenzializzazione sia dei traguardi per lo più incentrati sullo sviluppo delle competenze, sia degli obiettivi suggeriti per perseguirli. Nel testo si parla diffusamente di competenze, di centralità della persona che apprende, dell'importanza dell'apprendimento sociale, degli aspetti relazionali e valoriali dell'apprendimento, dell'imprescindibilità del metodo e della meta cognizione per sviluppare capacità di imparare ad apprendere e pensiero critico, di riferimento alle competenze-chiave europee e, infine, dell'educazione alla convivenza e alla cittadinanza.

Soffermiamoci sulla centralità della persona che apprende. Il discorso è sviluppato nel paragrafo Centralità della persona, in cui si discute sulle finalità e sul curricolo scolastico orientato e formulato secondo e per lo studente, per le sue specificità, per le sue relazioni e per la sua singolarità. L'alunno è al centro dell'azione educativa con riguardo ai suoi aspetti cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali e religiosi. Per cui è necessario che i docenti articolino l'offerta formativa in modo da rispondere alle domande di senso e significato che provengono dai giovani.
Particolare attenzione, come esaminato nel paragrafo 2.2.1.2, si chiede alla dimensione sociale dell'apprendimento e quindi all'organizzazione della classe come gruppo di lavoro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Educazione linguistica e testo letterario: una sperimentazione didattica a partire dal progetto Compita

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Informazioni tesi

  Autore: Carolina Barbagallo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere
  Corso: Italianistica, Culture Letterarie Europee, Scienze Linguistiche
  Relatore: Matteo Viale
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 196

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