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Il valore strategico dei processi di innovazione aperta per le PMI italiane. La valutazione delle performance nel settore dell’arredamento

R&S: fattore chiave per i leader dell’innovazione

I Paesi al vertice della classifica stilata in base all’Innovation Summary Index condividono una serie di punti di forza nei sistemi nazionali di ricerca e innovazione.
Pur esistendo molti modi per raggiungere alte prestazioni nell’innovazione, la maggior parte dei Paesi con le migliori performance presenta ottimi risultati negli indicatori che misurano le spese in ricerca e sviluppo e le attività delle imprese. Tutti i Paesi leader dell’innovazione, inoltre, raggiungono punteggi più alti della media negli indicatori che misurano co-pubblicazioni pubblico/privato: ciò sta a significare buoni legami tra scienza e impresa. I top innovator eccellono anche nella commercializzazione della propria conoscenza tecnologica, come dimostrato dalle buone performance per l’indicatore che tiene conto dei ricavi dall’estero derivanti da licenze e brevetti.
Le prestazioni complessivamente positive dei leader dell'innovazione nel campo R&S riflettono, quindi, un sistema nazionale di ricerca e innovazione equilibrato.
Una delle tre priorità della strategia Europa 2020 prevede come obiettivo principale l’impiego del 3% del Prodotto Interno Lordo dell’Unione Europea in attività di ricerca e sviluppo, al fine di perseguire una crescita intelligente.
L’investimento dell'UE-27 in tale settore è stato pari al 2% nel 2009, in lieve crescita rispetto all'anno precedente. Il trend, in moderato progresso, è sostenuto dai Paesi nordici Finlandia, Danimarca e Svezia, che, specializzati in settori a forte intensità tecnologica, hanno già raggiunto la soglia del 3% fissata come obiettivo per il 2020.
Per l’Italia nel 2009 la spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al Prodotto Interno Lordo risultava pari all’1,27%, e, in ragione di questo dato, il target da raggiungere per il 2020, fissato nel Programma Nazionale di Riforma, è dell’1,53% .
Nel complesso, gli investimenti europei in R&S restano inferiori sia a quelli del Giappone che a quelli USA, rispettivamente pari al 3,4% e 2,8% del loro PIL.
La Cina, che investe l’1,4% del proprio PIL in ricerca e sviluppo, secondo le previsioni del Georgia Institute of Technology, nei prossimi dieci anni supererà le prestazioni innovative statunitensi. A motivare tale proiezione sono l’elevato numero di pubblicazioni scientifiche e di ricercatori, e il più alto numero di studenti (venticinque milioni) iscritti a istituti e università di qualsiasi altro Paese. Nel Paese asiatico, inoltre, l’impiego di risorse nella ricerca ha registrato un aumento medio annuo del 18% negli ultimi dieci anni.
Dai risultati finora esposti emerge un quadro d’insieme che vede il sistema innovativo europeo soffrire uno svantaggio relativo soprattutto nella categoria Attività delle imprese: il deficit di innovazione deriva, innanzitutto, dagli scarsi investimenti del settore privato.
Sembrerebbe, quindi, opportuno migliorare le condizioni idonee allo sviluppo di relazioni più solide tra il settore privato e il sistema di ricerca scientifica, per incoraggiare maggiori investimenti da parte delle imprese e, d’altra parte, rendere più immediato l’impiego dei risultati della ricerca nell’industria. Ciò sta a significare che i meccanismi del mercato europeo della conoscenza devono essere migliorati, per mezzo di un sistema di tutela brevettuale più efficiente e meno costoso.
I dati relativi ai ricavi dall’estero per licenze e brevetti dimostrano, a ulteriore riprova, che l'Unione genera una quantità inferiore di brevetti ad alto impatto rispetto a Stati Uniti e Giappone, e che non raggiunge una posizione di rilievo nei settori ad elevata crescita globale. D’altra parte, è da tempo che la Commissione Europea sta studiando una soluzione adatta ad incentivare la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti nell’innovazione, mediante dei criteri di tutela brevettuale che possano semplificare il sistema attualmente in uso, mettendo fine ai complessi requisiti di convalida e riducendo gli oneri per inventori e Stati membri.
La proposta di un simile sistema di tutela è stata presentata il 13 aprile 2011, e coinvolgerà venticinque dei ventisette Stati membri, che hanno aderito all’obiettivo principale di garantire maggior protezione alle invenzioni. Oggi, infatti, a causa dei costi proibitivi che comportano i brevetti europei, spesso le invenzioni sono registrate soltanto in pochi Paesi, con il rischio di essere copiate facilmente e perdere parte del loro valore. [...]

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Il valore strategico dei processi di innovazione aperta per le PMI italiane. La valutazione delle performance nel settore dell’arredamento

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Informazioni tesi

  Autore: Valentino Gallo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Mario Volpe
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 186

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