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Disturbo Bipolare

Riflessioni generali sul Disturbo bipolare

La letteratura medica, in generale, definisce il disturbo bipolare come una malattia caratterizzata da una forte oscillazione dell’umore verso il basso (depressione) e verso l’alto (mania). Se una fluttuazione degli stati emotivi è fisiologica e causata, spesso, da eventi di vita contingenti, le persone che soffrono di disturbo bipolare hanno cambiamenti del tono dell’umore estremi e “slegati” dal contesto. Ovvero le circostanze della vita, in particolar modo gli eventi stressanti, possono innescare il disturbo e far precipitare l’umore, ma non ne sono la causa. La peculiarità di questa malattia è quella di lasciare chi ne soffre “disarmato” ed “incapace” di far fronte allo stato emotivo che sta vivendo, poiché la causa è il “mal” funzionamento fisiologico del cervello e non l’evento di vita in sé. Altra problematica riguarda la modalità “estrema” del tono dell’umore, esso infatti, spesso, è molto basso ovvero si vive in uno stato di depressione, oppure al contrario troppo elevato, in questo caso si vive in uno stato “maniacale”. E’ credenza comune, delle persone che non conoscono questo disturbo, che la persona possa controllare il proprio umore, di fatto non è così. La “violenza” con cui spesso si manifesta e l’impossibilità per la persona colpita, di farvi fronte, rende assolutamente necessario l’intervento di specialisti, primi fra tutti psichiatra e psicologo. La biochimica del cervello è implicata in questo squilibrio, solo i farmaci, uniti alla psicoterapia, nonché ad un corretto stile di vita, possono “lavorare” per ristabilire un equilibrio.

Possiamo porci diversi quesiti sul disturbo bipolare, esso, infatti, a differenza di malattie fisiche come il diabete non è “visibile” oppure rintracciabile tramite dei test di laboratorio. Anche se, grazie agli strumenti di cui disponiamo oggi, fra cui Pet, MRI, Spect ed altri abbiamo la possibilità di vedere il funzionamento del cervello sia a lavoro che a riposo e di studiarne la struttura come mai prima d’ora è stato possibile fare, è altresì vero che, ancora oggi, la diagnosi di disturbo bipolare avviene osservando i comportamenti manifesti del paziente ed ascoltando le sue parole.
Inoltre il disturbo bipolare, a differenza di altre patologie, riguarda, da un lato con il concetto di personalità, dall’altro con quello delle relazioni con gli altri. In che modo il disturbo bipolare si “relaziona” con il concetto di personalità? Se ed in che modo questo disturbo condiziona la vita relazionale della persona? Poniamoci anche un altro quesito, ovvero, come le persone si relazionano con chi è affetto di disturbo bipolare? Poiché le relazioni non sono mai a senso unico, ma vi è uno scambio che rende possibile la relazione stessa, chiediamoci quanto le persone non solo conoscano, ma accettino le peculiarità della malattia bipolare in particolare, e della malattia mentale in generale. La parola conoscenza non è sufficiente, senza un’altra parola fondamentale: “accettazione”, quanto le persone sono disposte ad accettare ciò che è diverso da loro? A comprenderlo oppure semplicemente a porsi delle domande in tal senso? A questo proposito Alda Merini nel suo diario, riferendosi alle infermiere del manicomio in cui è stata ricoverata a lungo, contro la sua volontà, scriveva: “Le nostre infermiere…dato che la nostra vita era già tanto difficile, ce la rendevano ancora più nera mortificandoci e dandoci a vedere…che noi eravamo “diverse” e che quindi non potevamo entrare né nei loro discorsi, né nel loro genere di vita”. (Merini, 2020, p. 31).
Questo esempio ci fa capire che, se pur a conoscenza di ciò che significhi avere un disturbo mentale, questo non garantisce, come in questo caso, accettazione e riconoscere l’altro come essere umano. Lo stigma che riguarda la malattia mentale affonda le radici in tempi lontani. Possiamo fare un ulteriore esempio per spiegare questo concetto, mostreremo come anche fuori dalle mura dei manicomi, esistano altre mura invisibili, ma allo stesso tempo alte e forti costituite da ignoranza, pregiudizio, disinteresse per l’altro. Ad esempio capita nei luoghi di lavoro, oppure in giro sentir dire: “lui o lei è bipolare” riferito a persone che magari hanno semplicemente cambiato idea su delle cose, oppure hanno avuto comportamenti giudicati e ritenuti “incoerenti”. L’etichetta di bipolare si affibbia con facilità e a sproposito. Anche il tono di disprezzo con cui vengono pronunciate queste frasi risulta offensivo verso persone che realmente ne soffrono. Anche se diverse iniziative sono state portate avanti, la realtà è che certe campagne di sensibilizzazione raggiungono solo una parte della popolazione e non la maggiore di essa.
Per quanto riguarda invece la relazione che la persona bipolare ha con sé stessa e quindi ritorna il concetto di personalità, di immagine di sé deve passare necessariamente attraverso una fase di accettazione della malattia, oltre che di conoscenza. La conoscenza serve a saper gestire al meglio la patologia e la modalità di funzionamento come facente parte del sé, in quanto condizione cronica e recidiva. Accettare il disturbo bipolare come parte della propria persona permette di non vederlo e viverlo come “nemico” da combattere, qualcosa contro cui andare, ma al contrario una parte da integrare, da gestire ed anche da saper “sfruttare”, nei successivi paragrafi vedremo come. Questa è, in un certo senso, la sfida più grande. Tale considerazione deriva anche dal fatto che i farmaci aiutano a ristabilire un equilibrio, ma non eliminano i sintomi né curano il disturbo in maniera definitiva. I sintomi sono sempre “latenti” ciò che cambia è l’intensità, riuscire a contenere ed arginare sia le “spinte” verso l’alto che quelle verso il basso, in modo che la persona possa andare “avanti” con la propria vita senza interrompere l’attività lavorativa oppure mettere in crisi la relazione con gli altri.

Saper vivere “con” il disturbo bipolare e non “contro” od in opposizione ad esso è importante, riduce il sentimento di lotta interna della persona, una lotta senza soluzione poiché un individuo affetto da tale disturbo convive con la specificità di questa patologia all’interno dello spettro bipolare per tutta la vita. Quindi, l’integrazione dei propri stati umorali, inclusi nel concetto più amplio di personalità restituisce alla persona una dinamica che non si cristallizza in schemi rigidi e fissi, ma che, al contrario, rende possibile un movimento, che resta aperto al fluire degli avvenimenti, che riesce ad accettarli, ad osservarli “venire” così come a lasciarli andare, che è il segno dell’evoluzione dinamica della persona, costituita da una molteplicità di elementi che “dialogano” fra di loro, includendo anche gli alti e bassi tipici della patologia bipolare.

Fatte queste riflessioni, nei prossimi paragrafi ci occuperemo nel dettaglio, in continuità con quanto osservato nel primo capitolo, delle manifestazioni di questa malattia. Vedremo come i principali disturbi dell’umore siano classificati in Disturbo bipolare I, Disturbo bipolare II e ciclotimia. Analizzeremo nel dettaglio la depressione, la mania e gli stati misti. Continueremo a considerare anche eminenti studiosi del passato, ad esempio Kraepelin poiché essi hanno fornito delle analisi puntuali e irrinunciabili di questo disturbo. Inoltre considereremo anche alcune esperienze dirette dei pazienti per cogliere ciò che prova, sente e vive una persona affetta da disturbo bipolare. Per comprendere meglio il modo in cui la malattia si ripercuote nelle loro vite, come “plasma” la realtà nella quale si trovano ad operare. L’esperienza soggettiva ci mostra come lo stesso disturbo sia vissuto in modo diverso a seconda delle persone, per questo ne “moltiplica” il senso ed il significato: siamo di fronte ad una “coralità” costituita da molteplici voci, difficilmente riconducibili ad una sola ed è anche in questo che risiede “il fascino” di tale patologia. Adesso descriveremo, riprendendo anche le preziose osservazioni di Kraepelin, le peculiarità di questo disturbo: ovvero la mania, la depressione e gli stati misti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Disturbo Bipolare

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Tosti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Giustino Fortunato
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Raffaele De Luca Picione
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 170

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