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Devianza minorile e disagio familiare: la funzione preventiva della scuola e il ruolo dell'insegnante

Un’educazione sociale ed emotiva

Educazione alla convivenza civile
Oggi l’educazione non avviene in un ambiente asettico e lontano dal mondo ma si educa in un contesto sociale, si educa attraverso la dimensione comunitaria e si educa per la società promuovendo la responsabilità sociale, l’esercizio della cittadinanza attiva, in modo che le nuove generazioni possano inserirsi nella società in modo autonomo e responsabile. Nell’emergenza educativa che la società moderna reclama, la scuola deve offrire occasioni di educazione alla cittadinanza attiva, cioè dare un’educazione civile e morale secondo la logica dell’impegno, come volontà di conoscere, sapere e partecipare attivamente alla vita della comunità. Cittadinanza attiva per gli insegnanti come impegno a prevenire le emarginazioni, i disagi e le difficoltà, intervenendo per aiutare, accompagnare, attenti ai bisogni dei bambini che chiedono aiuto per crescere in autonomia, responsabilità e libertà.
La legge n. 169 del 30.10.2008 introduce formalmente l’insegnamento di ‘Cittadinanza e Costituzione’ nella Scuola italiana. Tramite esso viene ad affermarsi in modo esplicito il concetto di alunno-persona e le sue modalità di relazionarsi con gli altri. Il benessere e di successo formativo si basano sulla relazionalità, quale situazione di riconoscimento, di comunicazione, di riferimento, di interdipendenza e soprattutto di condivisione di significati. Si tratta di imparare a convivere e a condividere l’esperienza educativa attraverso il rispetto di ‘diritti e doveri’ che regolano il vivere sociale.
Per questo l’educazione alla convivenza civile rappresenta una delle più significative innovazioni introdotte dai decreti attuativi della Legge 53/2003, nello spirito di una normativa che, ponendo al centro la persona dell’allievo, ha di mira la persona “reale”, nella sua trama concreta di relazioni interpersonali. I minori richiedono l’autenticità degli adulti e la loro comprensione al fine di migliorare e riscoprire importanti valori come la convivenza civile.
L’OMS sottolinea l’importanza della promozione del benessere relazionale attraverso la cura dei rapporti interpersonali e dell’affettività. Il benessere, la qualità della vita sociale e ambientale come possibile prevenzione del disagio affettivo e relazionale, rappresentano un punto di arrivo a cui è necessario che tutte le politiche aspirino, chiamando i bambini e i ragazzi alla partecipazione attiva e alla corresponsabilità.
La lotta a ogni illegalità comincia dalla scuola, dal rispetto dell’altro e delle regole della convivenza civile al fine di estirpare tutte quelle forme di violenza che, come il bullismo, rappresentano una conseguenza di un tassello mancante nella educazione affettiva e relazionale del bambino che comincia a casa e continua a manifestarsi a scuola.
Sarebbe utile collocare accanto all’educazione al sapere, l’educazione alla legalità poiché oggi più che mai le regole e le norme sociali fanno parte del nostro bisogno di apprendimento. La scuola assume una finalità formativa importante nell’educazione del “cittadino del domani”. Occorre un percorso didattico volto all’acquisizione delle regole del nostro convivere democratico, utile e propedeutico alla costruzione di un’identità consapevole dei diritti e dei doveri che la Costituzione impone. Le attività hanno l’obiettivo di educare ai valori della legalità attraverso modalità cooperative ed inclusive in modo che gli alunni possano acquisire il senso della socialità, del rispetto verso l’altro e verso le regole di convivenza civile. Si propone il tema dell’educazione alla legalità con l’obiettivo di sensibilizzare gli alunni alla creazione di una società pacifica e giusta basata sulla legalità, libera da ogni forma di violenza e pregiudizio e basata sul rispetto della legge, nella convinzione che sia fondamentale educare ai valori dell'amicizia e della solidarietà, sin dalla tenera età.

Educazione morale
L’insegnamento, affinché sia completo, deve necessariamente riferirsi, oltre che alle conoscenze e attitudini, anche al mondo dei valori. Tra le pressanti esigenze della società contemporanea, emerge la necessità di potenziare le qualità morali, per uscire dall’egocentrismo ed avvicinarsi sempre di più ad una concezione solidale della vita. E’ giunto pertanto il momento di riflettere sugli impegni che la scuola potrebbe e dovrebbe assumere in ordine all’educazione morale. L’attenzione andrebbe riposta, in primo luogo, alla scuola dell’infanzia. Essa rappresenta un momento di rilevante importanza nell’itinerario verso l’autonomia morale del soggetto, in quanto, prima vera occasione di incontro e di confronto con l’altro (i compagni, l’insegnante) diverso dalle figure parentali, occasione questa, che si rileva esperienza capace di incidere sul ritmo della sua evoluzione morale. L’incontro con un altro che reclama i medesimi diritti, mentre consente una crescente consapevolezza di sé, crea le condizioni per una prima presa di coscienza del significato della norma, quale punto di avvio per il processo di interiorizzazione della stessa, insieme al suo livello di giudizio morale.
L’educazione morale e il rispetto delle regole governano la vita a scuola e in classe per garantire la massima espressione di ognuno ma non la prevaricazione. L’atteggiamento di rispetto verso gli altri va costantemente educato e corretto. Infatti gli interventi di prevenzione del bullismo trovano la loro collocazione all’interno dell’educazione morale. È importante che vengano stabilite delle regole di convivenza e che vengano rispettate. Il bullismo deve essere, prima di tutto, considerato un problema. Se gli insegnanti o i genitori non lo ritengono tale nessun intervento avrà mai esito. L’attenzione alla prevenzione e al contrasto del “bullismo” costituisce una priorità per favorire la crescita e l’educazione di bambini e adolescenti, che devono poter incontrare all’interno delle scuole un clima di benessere, indispensabile per favorire il processo educativo-formativo.
Lo stesso Ministro alla Pubblica Istruzione Fioroni, nel mese di febbraio 2007, sulla base degli ultimi episodi di violenza nelle scuole, ha steso le linee di indirizzo generali per la prevenzione e la lotta al bullismo. Secondo tale documento, uno strumento insostituibile e centrale per affrontare gli episodi di prevaricazione nelle scuole è rappresentato dallo studio delle materie curricolari che consente agli studenti di maturare le capacità per una decodifica approfondita della realtà unitamente alla proposta di attività strutturate e coerenti con il percorso di formazione. Il Ministro ricorda inoltre che in base ai principi sanciti dallo Statuto (DPR 24 giugno 1998, n. 249) e applicati nella realtà scolastica autonoma dal regolamento di istituto, si deve puntare a condurre colui che ha trasgredito a tale regolamento non solo a prendere coscienza del danno arrecato ma anche a porvi rimedio: il fine è quello di responsabilizzare ragazzi che soffrono di un delirio dell’onnipotenza che nasce da una mancata educazione alla convivenza civile da parte della famiglia. Quest’ultima, pur di non ammettere una così grave mancanza, difende a spada tratta i propri figli, rifiutandosi di ammettere l’esistenza di un problema affettivo-relazionale che non ha avuto origine a scuola ma al contrario, ha trovato terreno fertile a casa.
Ogni scuola dovrà concretizzare tali indicazioni nella propria specifica realtà scolastica. Innanzitutto è bene parlare di bullismo e acquisire consapevolezza dell’esistenza e delle caratteristiche di questo fenomeno attraverso incontri con esperti e interventi di sensibilizzazione. Una politica anti-bullismo prevede che da parte del corpo docente vi sia maggiore attenzioni in classe, negli spostamenti e nei momenti di gioco, è importante che essi diano ascolto e ruolo attivo alla vittima. Inoltre il docente deve saper diffondere tra gli alunni il senso di comunità, di coesione favorendo il dialogo e l’ascolto ma anche dando il buon esempio mediante forme di collaborazione tra gli adulti stessi. In questo modo si potrà arenare il bullismo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Devianza minorile e disagio familiare: la funzione preventiva della scuola e il ruolo dell'insegnante

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanna Rutigliano
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi della Basilicata
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Emilio Lastrucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

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Parole chiave

scuola
devianza minorile
disagio familiare
ruolo dell'insegnante
funzione preventiva

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