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Convenience store & Transit store: i nuovi luoghi di acquisto per consumatori in movimento. Il caso Grandi Stazioni

Stiamo oggi assistendo a un progressivo processo di devolution sociale che vede le istituzioni tradizionali, fondamento dell’evoluzione delle moderne società, sempre meno capaci di rappresentare i valori fondamentali dell’individuo.
In questo contesto, ecco sopraggiungere il mercato, nell’accezione più capitalistica del termine: “fortificare” i valori dell’individuo è forse la più grande sfida che le istituzioni economiche si trovano oggi ad affrontare.
In una società in cui stress e ansia dominano l’universo interiore dell’individuo, il mercato può contribuire ad aiutare alla “sopravvivenza psicologica” ed emotiva dell’uomo e sempre più gli individui tenderanno ad acquistare prodotti e servizi da organizzazioni che sono compatibili con il loro impianto valoriale e con quello delle “tribù” a cui appartengono .
In sostanza la forza e le potenzialità di un prodotto/servizio non sarebbe nel suo contenuto di “vendibilità”, ma nella sua capacità di creare un network di affinità, di feeling, di percezioni comuni fra i suoi acquirenti/fruitori di cui la “vendibilità” sarebbe solo una conseguenza della capacità di soddisfare questo bisogno latente.
Il consumo, quindi, che sfuma i suoi significati tangibili per divenire linguaggio e comunicazione; consumo con cui costantemente comunichiamo, tramite le nostre scelte, a noi stessi e agli altri.
Sovente alcune strutture commerciali, sono state definite dei “templi del consumo” avendo molto in comune con i centri religiosi delle culture tradizionali: come questi, infatti, sono destinati ad esaudire il bisogno popolare di essere in contatto con gli altri.
Se si parla poi di templi è obbligatorio fare riferimento alla religione. E la religione del settore è il libero servizio, che ha dato la stura fin dalla sua nascita a tutte le elaborazioni sui comportamenti d’acquisto e di consumo, sempre in evoluzione, dei clienti e sulle risposte date loro dai produttori e distributori.
Il corollario del libero servizio è apparso in sintonia con la maggiore autonomia e discrezionalità di un consumatore, tra l’altro, sempre più indaffarato nella gestione critica del tempo ventiquattrore.
Nella società post-moderna gli stili di vita sono cambiati incredibilmente e con essi i tempi a disposizione per fare la spesa.
Shopping con un’unica fermata e non solo, possibilmente vicino casa o vicino l’ufficio.
E’, in un certo senso, un ritorno all’essenzialità e alla semplicità dei consumi ed è proprio in questo scenario che ha preso sempre più piede un nuovo format distributivo, il convenience store, interpretazione in chiave moderna della bottega tradizionale, dove convenience non richiama la componente economica del termine, bensì la componente comfortable, di comodità: convenience store come negozio di comodità..
L’accelerazione degli stili di vita dei consumatori ha portato all’aumento della domanda del cd shopping d’occasione che ha causato un disordine nel tran-tran quotidiano.
Qualunque momento del giorno, della notte, della settimana o dell’anno è sempre un “buon” momento per acquistare e consumare, ed è proprio nella capacità delle persone di consumare in qualunque momento che consta il carattere spettacolare e incantatorio di tutto ciò, per lo meno dal punto di vista del consumatore .
Le strategie sono dettate sempre dal cliente, coerente con la sua linea di pensiero secondo cui:
sempre più si tenderà a fare shopping quando si è fuori, e sempre meno si andrà fuori per fare shopping .
Il consumatore privilegia sempre più dei punti-vendita, premiando l’accessibilità come possibilità di fare acquisti nei luoghi dove si trova, in base alle opportunità e alle occasioni che gli si presentano.
Nascono così i transit store, negozi situati lungo i percorsi quotidiani, lungo i tragitti del pendolarismo, i tracciati del nomadismo moderno, che riempiono i non-luoghi di contenuti commerciali. Sono, quindi, le stazioni ferroviarie, della metropolitana, gli aeroporti, i negozi delle stazioni di servizio, a divenire i nuovi luoghi del commercio.




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6 Introduzione Hirschman ha teorizzato che esista una sorta di pendolarismo sociale tra l’anima privata e quella pubblica della società. La delusione gioca un ruolo centrale nel suo sistema. La delusione in un’area, quella pubblica o privata, genera interesse per l’attività che direttamente le si oppone. Stiamo oggi assistendo a un progressivo processo di devolution sociale che vede le istituzioni tradizionali, fondamento dell’evoluzione delle moderne società, sempre meno capaci di rappresentare i valori fondamentali dell’individuo. Cresce così il distacco dalla politica, e riprova ne è l’elevato tasso di astensionismo alle elezioni; la stessa Chiesa Cattolica si trova a dover fronteggiare una crescente riduzione del numero dei fedeli praticanti; la famiglia è entrata, ormai da anni, in una fase di profonda crisi e ne sono riprova l’alto numero dei casi di divorzio. Insomma, i punti di riferimento, i veri e propri “cardini sociali” che nel corso dei secoli l’uomo si è costruito, incominciano a vacillare 1 . Dallo sradicamento moderno e dal senso di vuoto, di non-appartenenza ne deriva, scaturisce un bisogno profondo di autenticità. In questo contesto, ecco sopraggiungere il mercato, nell’accezione più capitalistica del termine: “fortificare” i valori dell’individuo è forse la più grande sfida che le istituzioni economiche si trovano oggi ad affrontare. Si pensi, ad esempio, al fenomeno dei musei aziendali, sempre più vivo e presente sul nostro territorio. Un museo per emozionare, dunque, ma anche per comunicare condividendo con i suoi fruitori i valori e il patrimonio di un’azienda che in fondo vuole ancora far sognare. 1 Michele Fioroni, Lo Shopping dell’Esperienza, Morlacchi Editore 2005

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Coricciati
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della Comunicazione
  Relatore: Michele Fioroni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 184

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