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Il c.d. Approccio transnazionale al controllo delle attività delle imprese multinazionali: il fenomeno dei codici di condotta privati

L’annosa questione del controllo delle attività delle imprese multinazionali (IMN) costituisce una tessera centrale nel mosaico degli elementi che concorrono ad affrescare il tema della crisi della sovranità statale. Quest’ultima, lungi dal configurarsi come un processo lineare, si presenta all’internazionalista come un fenomeno complesso, carico di contraddizioni interne. Infatti, se, da un lato, la crescente sensibilità dimostrata dalla comunità internazionale per la tutela dei diritti umani sembra sgretolare, a vantaggio dell’individuo, il monolite bodeniano della sovranità statale (basti pensare alla prassi dell’intervento -autorizzato o meno dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite- di stati terzi in guerre civili accompagnate da gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani), dall’altro, le IMN, muovendosi secondo logiche che trascendono la geografia dei confini politici e giuridici dei singoli stati, espongono diritti e politiche -che proprio nella sovranità hanno storicamente trovato il loro campo di definizione ed attuazione- al verosimile rischio di una diluizione, o peggio dissoluzione, nell’anomia dell’oceano globale.
Dotate di una struttura proprietaria e di controllo altamente mobile e flessibile, le IMN sono capaci di interferire con le politiche socio-economiche perseguite dai governi e di eludere le legislazioni nazionali. Ad esempio, le IMN tendono ad operare tattiche di transfer pricing ai danni degli erari nazionali, ad allocare segmenti del processo produttivo ad alta intensità di lavoro e/o cui si associa un elevato rischio ecologico in Paesi nei quali non esistono (ovvero esistono e non sono applicate) legislazioni a tutela del lavoratore e/o dell’ambiente…
Un sistema che da “internazionale” (cioè fondato su rapporti tra stati-sovrani, capaci di controllare le dinamiche delle rispettive comunità territoriali) diviene progressivamente “globale” (cioè fondato su reti di attori transnazionali che by-passano e depotenziano le sovranità) non può che vedere la dimensione giuridico-politica comprimersi in favore di una incalzante dimensione economica, le cui impersonali leggi di domanda ed offerta paiono ergersi ad unici criteri regolatori. Quale destino, in un tale scenario, per la tutela di posizioni giuridiche positive individuali e collettive? Quale destino per la praticabilità di azioni pubbliche volte al perseguimento di obiettivi di interesse generale?
Dal sinolo attività delle imprese multinazionali-crisi della sovranità statale prende le mosse la presente tesi, il cui fine ultimo è quello di mettere in luce i rischi e le potenzialità connessi ad un approccio alla questione del controllo delle IMN teoricamente incentrato sul paradigma dell’auto-regolamentazione e praticamente mediato dai codici di condotta privati (c.d. approccio transnazionale). Questo costituisce una “terza via”, complementare e non alternativa, ai già sperimentati approcci statale ed interstatuale, i quali hanno in comune il fatto di fondarsi su un concetto di normatività, per così dire, “tradizionale”, cioè legato al monopolio statale di produzione delle regole, e conseguentemente di eteronomia del diritto per i soggetti non statali. L’approccio transnazionale colloca, invero, la questione del controllo delle IMN oltre le due classiche estrinsecazioni (interna ed internazionale) dell’attività di normazione svolta dallo stato, aprendo la strada ad una visione pluralistica del diritto internazionale, cioè all’eventualità che lo stesso possa essere creato non solo da quei tradizionali “law-makers” che sono gli stati (operanti ora uti singuli ora nell’ambito di organizzazioni internazionali) ma anche da soggetti non statali, quali appunto le IMN, che ne sono i destinatari.
L’impianto complessivo del nostro contributo si articola in due principali momenti. Nella parte I, dopo aver tracciato i profili definitori di IMN rilevanti ai fini della successiva analisi (capitolo primo), ci si confronta con aspetti storici e giuridici (sia materiali che effettuali) del movimento dei codici di condotta privati delle IMN (capitolo secondo); quindi, si guarda alla posizione assunta rispetto al movimento in parola da alcuni salienti soggetti della società economica internazionale (capitolo terzo). Nella parte II, si tenta, infine, di rivisitare, dalla prospettiva transnazionale (leggi: dal punto di vista dei codici di condotta privati), il rapporto tra diritto internazionale dell’economia e la tutela dei diritti dei lavoratori (capitolo quarto).

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VI Introduzione “Per globalizzazione s’intende il processo in seguito al quale gli stati nazionali e le loro sovranità vengono condizionati e connessi trasversalmente da attori transnazionali, dalle loro chances di potere, dai loro orientamenti, identità e reti.” Beck 1 1. Attività delle imprese multinazionali e crisi della sovranità statale. L’epigrafica definizione di “globalizzazione” elaborata dal sociologo tedesco è posta ad incipit in ragione della sua capacità di fungere da “cavallo di Troia”: essa, lungi dall’aprire percorsi logici tortuosi e dallo sbocco incerto, immette il discorso -per continuare la metafora omerica- proprio all’interno delle mura del tema in esame. La crisi dello stato nazionale, interpretata alla luce dello stringente nesso esistente tra attività delle imprese multinazionali (IMN), sineddoche della globalizzazione, e sovranità statale, costituisce, infatti, il prius concettuale della presente trattazione. Le IMN sono -così come affermato in un parere reso nel 1972 dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite 2 - delle “sociétés dont le siège social est dans un pays déterminé et qui exercent leur activités dans un ou plusieurs autres pays, par l’intérmédiare de succursales ou de filiales qu’elles coordonnent 3 ”. Per quanto costituite secondo le regole di diritto dei vari paesi ospite (host countries), succursali e filiali sono, sia pure a titolo diverso, partecipi di quello che, in prima approssimazione, può dirsi “un 1 Ulrich Beck, Che cos’è la globalizzazione, Roma, 1999, p. 23. 2 Il tentativo definitorio del Consiglio economico e sociale ONU ci pare, in questa sede, sufficiente, in quanto funzionale a finalità meramente introduttive. Per una sistematica ed esaustiva definizione di “IMN” si fa rinvio al capitolo primo, par. 2. 3 “Società la cui sede sociale è in un determinato paese e che esercitano le loro attività in uno o più altri paesi, attraverso succursali o filiali che esse coordinano” (traduz. nostra).

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Informazioni tesi

  Autore: Gianluca Serra
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
  Relatore: Di Lieto Anna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 231

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