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Maria Occhipinti: una ribelle del Novecento

Maria Occhipinti prende coscienza dei grandi interrogativi esistenziali e sociali, dell’inferiorità della condizione femminile, in un itinerario intellettuale, politico e letterario che s’innesta negli anni della seconda guerra mondiale. Verso la fine del 1944 giunse la nuova chiamata alle armi. In risposta, Ragusa, come molti altri centri siciliani, esplose in un’insurrezione popolare e istituì il comitato di rivolta Non si parte. In seguito, la storiografia ufficiale tacciò quest’insurrezione quale evento di rigurgito fascista e tentativo di separatismo. Un velo d’oblio calò sui fatti fino alla pubblicazione del libro Una donna di Ragusa della Occhipinti. Nata nel 1921, fu protagonista ed emblema indiscusso di quei moti popolari. La mattina del 4 gennaio del 1945, a Ragusa, tra Corso Vittorio Veneto e la Via 4 Novembre, Maria, all’età di ventitré anni ed incinta di cinque mesi, si stese a terra, davanti un camion militare carico di giovani rastrellati da un quartiere popolare di Ragusa, con l’intento di facilitarne la fuga. Scoppiò il tumulto. I soldati cominciarono a sparare. Dopo giorni di violenti scontri l’insurrezione fu repressa spietatamente con l’arrivo della Divisione Sabauda. L’ordine venne stabilito l’otto gennaio e più di un centinaio di comunisti furono arrestati. Maria fu l’unica donna condannata al confino ed al carcere. Ad Ustica diede alla luce, in povertà ed estrema miseria. Successivamente, fu trasferita nel carcere delle Benedettine a Palermo. Quando ritorna a Ragusa ha venticinque anni, una bambina che fa fatica a riconoscerla ed un marito che si era legato ad un’altra donna. La famiglia ed i cittadini l’accolgono con ostilità e freddezza, considerandola quasi una donna indegna perché coinvolta nella rivolta e lontana dagli usi domestici e sociali delle comuni donne siciliane. Disprezzata da tutti, lascia con la figlia la città; la sua vita si svolge tra Napoli, Ravenna, San Remo, Roma, Milano. In seguito si stabilisce in Svizzera, e lì scrive la sua biografia, un momento di catarsi e di analisi di un passato pieno d’interrogativi ed incomprensioni. Una donna di Ragusa ha valore non solo storico ma anche sociologico e letterario, con uno stile scarno ed un linguaggio verghiano, misto di dialetto ragusano ed italiano corrente. Maria s’interroga sulla primitiva condizione femminile della Sicilia, sull’oscurantismo religioso, sulla guerra, fonte di ogni male, e sull’umanità circondata da ingiustizie. Un libro che s’inquadra nel filone ultimo del neorealismo, ma che all’inizio passò inosservato. Fu in seguito alla pubblicazione presso la Feltrinelli, nel 1976, con un lungo saggio in prefazione di Enzo Forcella, che l’opera cominciò a suscitare interesse, e nel dicembre dello stesso anno vinse il premio Brancati-Zafferana. La Occhipinti fu annoverata tra i grandi nomi della letteratura femminile ed il suo libro cominciò ad essere utilizzato come testo di studio presso numerose scuole. Nacquero le prime traduzioni e la RAI lanciò l’idea di una trasposizione cinematografica. Nel frattempo si trasferisce in diversi stati: Marocco, Francia, Canada, per poi approdare a New York dove lavora come infermiera. Nel 1973 torna a Roma e con la figlia si stabilisce definitivamente nella capitale. Continua la sua attività rivoluzionaria con degli articoli a carattere sociale e politico. Denuncia le ingiuste condizioni delle domestiche, che lavorano al servizio dei padroni borghesi, costrette spesso a subire abusi sessuali; evidenzia il grave problema dell’espropriazione dei terreni, a prezzi irrisori, siti alla periferia di Ragusa. A Roma torna anche il suo fervore letterario. Compone delle novelle che poi entreranno a far parte della raccolta Il carrubo ed altri racconti, pubblicata postuma dalla Sellerio. Le novelle, brevi spaccati di vite quotidiane, si snodano nella profondità della terra siciliana, nella società contadina, fatta di maligni pettegolezzi, di credenze popolari, di matrimoni mercanteggiati, di arretratezza ed ostracismo. Politicamente, dopo un periodo di forte legame col Partito Comunista, arriva una rottura definitiva. Il PCI, infatti, aveva condannato i moti ragusani di complicità con i fascisti e con i separatisti. Maria, vicina ormai agli anarchici, scrive una lettera di risposta a Feliciano Rossito, sostenendo come il moto era anzitutto una sollevazione antimonarchica ed antimilitarista, che prendeva origine dal profondo malessere della popolazione, spossata dalla guerra e sfiduciata dal governo. Maria Occhipinti, dall’animo forse troppo schietto e sincero, dai giudizi spesso taglienti verso qualsiasi forma d’ingiustizia, muore a Roma il 20 agosto del 1996. Oggi a Ragusa c’è chi crede sia stata ingenua, bizzarra nel suo folle gesto, chi mette addirittura in discussione la sincerità del suo racconto, perché, dice la Cotensin, ha disturbato e disturba sempre con le sue scelte di vita, le sue scelte politiche.

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Premessa I PREMESSA Io sono una briciola dell’universo, un atomo che si staccherà dalla terra, per vivere negli altri pianeti. 1 Maria Occhipinti si aggira tra le vie di Ragusa come un’ombra, una pagina segnata di un libro chiuso e dimenticato, un vago ricordo quasi cancellato dai suoi concittadini, gli stessi che non l’avevano capita e da cui è fuggita. Di certo in pochi la ricordano, e tra i giovani quasi nessuno. Personalmente ho saputo di lei poco tempo fa, quando mi capitò tra le mani il suo primo diario letterario, Una donna di Ragusa. Rimasi profondamente colpita dalla sua vicenda e dagli avvenimenti civili e politici accaduti. L’unica studiosa che ha lavorato per tanti anni sulla storia di Maria Occhipinti, portandone alla luce opere dimenticate e vicende nascoste, è la prof.ssa Laura Barone, della quale recentemente ho seguito una relazione sul genio femminile negli iblei. Tra le donne ragusane citate era presente anche la figura di Maria Occhipinti. Nel corso di questo studio, pertanto, ho sentito immantinente l’esigenza di poter contribuire, seppur in piccolo, alla rinascita di una donna della resistenza che ha sfidato un mondo retrivo e atavico, dimostrando grandi doti non solo politiche ed intellettuali ma specificatamente letterarie. Maria Occhipinti prende coscienza dei grandi interrogativi esistenziali e sociali, dell’inferiorità della condizione femminile, in un itinerario d’emancipazione che s’innesta negli anni della seconda guerra mondiale, tra il dicembre del 1944 ed il gennaio del 1945. Nata nel 1921, è protagonista ed emblema indiscusso del “non si parte”, moto popolare contro la chiamata alle armi del governo Badoglio: la mattina del 4 gennaio del 1945, a Ragusa, tra Corso Vittorio Veneto e Via IV Novembre, Maria, all’età di ventitrè anni ed incinta di cinque mesi, si stende a terra, davanti al camion militare carico di giovani rastrellati da un quartiere popolare di Ragusa, con l’intento di 1 Maria Occhipinti, Io sono una briciola…

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Ragusa
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Rosalba Galvagno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 144

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Parole chiave

anarchica
autobiografia
coscienza civile
letteratura
maria occhipinti
narrativa
non si parte
novecento
ragusa
rivoluzione siciliana

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