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Cinema digitale. Autori e tendenze

A poco più di un secolo di distanza dall’avvento del cinematografo si affaccia sulla scena mondiale una nuova tecnologia, quella digitale.
Leggendo e studiando i diversi lavori di analisi e critica sin qui redatti si nota una grande incertezza, non poi così dissimile da quella che caratterizzava gli scritti critici di inizio secolo.
La diversità radicale tra tecnologia digitale e analogica (diversità fisica, linguistica, estetica, produttiva) implica tutta una serie di diversità ulteriori ancora però troppo agli esordi per volerne tracciare un quadro completo.
I film girati in digitale infatti non appartengono ad una singola sfera contrapposta a quella dei film girati in pellicola.
Molti film che dovevano essere girati in pellicola sono poi stati girati in digitale per il sopraggiungere di problemi economici (ad uguale durata il prezzo del nastro digitale è irrisorio rispetto a quello della pellicola). Altri sono stati girati subito in digitale, ma da persone che provenivano da un campo culturale ancora legato al cinema tradizionale. Altri invece sono stati girati da registi televisivi, o pubblicitari, o di videoclip. Per non parlare poi dei film ibridi, ovverosia girati in parte in digitale e in parte ancora in analogico. E per tacere dei film di animazione in computer grafica, o comunque di quelli che si basano sugli effetti speciali digitali. E che dire poidei film girati in pellicola ma post-prodotti in digitale? Ricordiamoci inoltre che se è vero che vengono girati sempre più film digitali, è anche vero che questi spesso vengono ancora poi riversati su pellicola, in quanto la maggior parte degli esercenti di sale cinematografiche non è tuttora in possesso dei proiettori appositi.
Sempre a proposito della distribuzione e della fruizione del film da parte dello spettatore, dobbiamo tenere a mente la sempre più diffusa circolazione dei film (analogici o digitali che siano) digitalizzati sui DVD o sui server di internet.
La visione dei DVD infatti cambia radicalmente il ruolo dello spettatore che da totale essere passivo può ora saltare da una sequenza all’altra del film – seguendo un proprio ordine – con un semplice click del mouse, cosa questa che lo avvicina di più allo spettatore televisivo e alla tecnica dello zapping (per quanto vi siano comunque diversità sostanziali). Ma lo stesso internet, con i programmi di condivisione di file chiamati peer-to-peer, sta creando mutamenti radicali anche per quanto riguarda il concetto di originalità autoriale. Su internet circolano infatti diverse versioni dello stesso film (spesso si tratta di film clandestinamente ripresi nel buio della sala cinematografica con una semplice videocamera, con quindi interruzioni dovute - ad esempio - alla fine del nastro della cassetta), magari rimontate a proprio piacimento (con programmi di montaggio ormai alla portata di tutti, come Premiere, AVID o Final Cut) da anonimi fruitori che poi caricano nuovamente il film rimontato sul server; una circolazione digitale che s’avvicina quindi di molto a quella anarchica e selvaggia che caratterizzava le visioni dei film del primo Novecento. Per omettere di parlare della telefonia mobile, grazie a cui ora è possibile scaricare sul proprio telefono cellulare racconti audiovisivi creati apposta. Il film digitale utilizza elementi concreti, esso stesso è concreto in quanto si basa comunque su un supporto (come ad esempio il DVD). Ma allo stesso tempo è immateriale, astratto poiché è composto da pixel, a loro volta composti da bit, semplici numeri modificabili e potenzialmente infiniti.
Oltre che sembrarci presuntuoso voler dare delle risposte definitive su un tema tanto complesso quanto ondivago, ci sembra quindi anche ontologicamente scorretto.
Come un’Arca fluttuante nel Diluvio Digitale abbiamo perciò cercato di direzionare la nostra rotta ai singoli film di otto registi (Arca russa di Alexandr Sokurov, Dieci di Abbas Kiarostami, Visitor Q di Miike Takashi, Time Code di Mike Figgis, Dogville di Lars von Trier, Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller, Vidocq di Pitof e Dopo mezzanotte di Davide Ferrario) che a nostro avviso hanno dato sguardi originali su questa nuova tecnologia.
Ben sapendo che il Diluvio Digitale è in eterno movimento, indefinito, senza inizio e senza fine.

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3 INTRODUZIONE A poco più di un secolo di distanza dall’avvento del cinematografo si affaccia sulla scena mondiale una nuova tecnologia, quella digitale. Leggendo e studiando i diversi lavori di analisi e critica sin qui redatti si nota una grande incertezza, non poi così dissimile da quella che caratterizzava gli scritti critici di inizio secolo. La diversità radicale tra tecnologia digitale e analogica (diversità fisica, linguistica, estetica, produttiva) implica tutta una serie di diversità ulteriori ancora però troppo agli esordi per volerne tracciare un quadro completo. I film girati in digitale infatti non appartengono ad una singola sfera contrapposta a quella dei film girati in pellicola. Molti film che dovevano essere girati in pellicola sono poi stati girati in digitale per il sopraggiungere di problemi economici (ad uguale durata il prezzo del nastro digitale è irrisorio rispetto a quello della pellicola). Altri sono stati girati subito in digitale, ma da persone che provenivano da un campo culturale ancora legato al cinema tradizionale. Altri invece sono stati girati da registi televisivi, o pubblicitari, o di videoclip. Per non parlare poi dei film ibridi, ovverosia girati in parte in digitale e in parte ancora in analogico. E per tacere dei film di animazione in computer grafica, o comunque di quelli che si basano sugli effetti speciali digitali. E che dire poi

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Novelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Relatore: Alessandro Amaducci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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