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Le scelte minime, il colloquio in campo psicopedagogico

Il lavoro che presento è una riflessione sulla relazione educativa, scomposta nei suoi tre elementi che sono la relazione quotidiana, l’intervento diretto, il colloquio.
Grazie alla co-costruzione di un progetto di autonomia ho potuto sperimentare una serie di colloqui con Tosca, una utente del foyer dove svolgo la mia formazione pratica. Con la sua partecipazione fin dall’attivazione del progetto, abbiamo tessuto un percorso dove significati, rappresentazioni, o-biettivi sono stati ragionati, contestati, condivisi.
Sono partito con l’ipotesi che inserendo dei colloqui strutturati con dei contenuti precisi nella rela-zione educativa avrei potuto sostenere l’utente nelle sue scelte e nello svolgimento del progetto di autonomia. L’ipotesi concatenata era che per raggiungere un minimo grado di autonomia occorresse fare delle scelte minime funzionali al raggiungimento di minimi obiettivi.
Mi sono chiesto quali fossero le condizioni ideali, quale influenza avesse il linguaggio nella rela-zione, quale fosse il potere trasformativo di questa esperienza accompagnando Tosca nel suo pro-getto di autonomia.
L’approccio adottato si riferisce ad un modello di conduzione di colloqui già conosciuto nelle linee teoriche attraverso i corsi sul colloquio educativo presentati alla SUPSI da Serenella Maida, opera-trice sociale attiva presso il Centro Dragonato di Bellinzona. Gli interrogativi che sono nati riguar-davano l’adattabilità di questo modello al mio contesto professionale, tenendo conto della mia poca esperienza nella conduzione di colloqui.
Il risultato a mio avviso più significativo di questo percorso è stato quello di conferire all’utente un inizio di modalità di pensiero progettuale. Attraverso i colloqui, ho potuto misurare questa modali-tà, vederla praticata nella ricerca di soluzioni, di strumenti, di competenze.
Nel contempo ho potuto sperimentare un modello operativo che mi ha colpito per la sua efficacia. Attraverso questa pratica, ho cercato di dare un significato al mio ruolo di operatore sociale che in-terviene in una struttura come quella del foyer abitativo e di interrogarmi sul come mi muovo nella relazione educativa. Il mio lavoro non riporta un’analisi qualitativa estrapolata dai verbali dei collo-qui; ho cercato piuttosto di mettere in luce gli elementi che vengono messi in campo nel trovare so-luzioni e nell’ allenare delle competenze pratiche o relazionali.

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Furio Vanossi Le scelte minime/CRONOLOGIA SUPSI/DLS/LD 6 INTRODUZIONE Nel corso dell’ultimo anno accademico presso la SUPSI ho potuto fruire delle lezioni della Dotto- ressa Maier, direttrice del centro Al Dragonato di Bellinzona, la quale ci presentava un modello di intervento che prende spunto dalle teorie postmoderne: il costruzionismo sociale. Un modello che pone al centro del fare pedagogico la capacità di gestire la relazione, attraverso la comunicazione e la co-costruzione di un progetto di vita, formulando tappe, obiettivi, e possibili strategie per rag- giungerli. Il tutto sostenuto da una serie di colloqui strutturati nei contenuti e nello svolgimento, mi- rati a far emergere le risorse dell’utente e della rete che lo sostiene. Tecnica efficace che abbiamo sperimentato con dei giochi di ruolo durante il corso presentato da Serenella Maida, operatrice pres- so il Centro Al Dragonato, “Il colloquio educativo.” In occasione di una visita al Centro, ho avuto la possibilità di assistere a dei colloqui di terapia fa- migliare e di costruzione del progetto condiviso. Mi ha entusiasmato questo approccio, poiché fin dal primo incontro l’utente è protagonista del suo progetto, esponendo le sue esperienze, le difficol- tà e le sue aspettative, ma anche riflettendo sulle condizioni e sulle modalità per realizzarle. E’ nato in me il desiderio di sperimentare questo modello e di acquisire gli strumenti per fare espe- rienza con le tecniche del colloquio. Mi sono interrogato su come avrei potuto integrare nella mia realtà lavorativa il modello tanto effi- cace che avevo visto applicare Al Dragonato, che opera come centro diurno per la reintegrazione professionale e sociale di casi psichiatrici. Gli obiettivi della struttura dove svolgo la mia pratica professionale sono gli stessi di quelli del Centro, ma il contesto educativo è quello del foyer abitati- vo. In occasione di una riunione ho presentato il modello all’équipe esponendo delle ipotesi sul come integrare questo modello nella quotidianità del foyer. Il riscontro favorevole che l’équipe mi ha rin- viato, ha fatto nascere in me lo stimolo di presentare nei giorni successivi un progetto di intervento che sarebbe diventato il mio lavoro di diploma. Ho chiesto anche chi, secondo loro, potesse fruire della sperimentazione di questo modello e un’educatrice mi ha proposto di affiancarla nel progetto che sta nascendo con la sua utente, Tosca, una donna di 36 anni residente al foyer. Nella struttura dove svolgo la mia pratica professionale, sono in relazione con utenti che hanno co- me obiettivo nel loro progetto di vita l’integrazione in un appartamento protetto.

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Informazioni tesi

  Autore: Furio Vanossi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: SUPSI
  Facoltà: Dipartimento lavoro sociale
  Corso: Servizio Sociale
  Relatore: Serenella Maida
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 154

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Parole chiave

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colloquio di progettazione
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furio vanossi
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