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Tematizzare il G8. Il dibattito sul vertice di Genova nei media

La seguente tesi di laurea si è proposta di analizzare uno dei principali eventi mediatici degli ultimi anni che ha visto come protagonista una città italiana: il vertice del G8 tenutosi a Genova dal 20 al 22 luglio 2001.
Si tratta di un lavoro di ricerca ed analisi che ha avuto come ambizioso obiettivo quello di cercare di dare una visione il più possibile “globale” dell’evento evitando di cadere nella trappola della superficialità.
La tesi viene sviluppata in due parti.
La prima parte si interroga sullo stato dell’attuale sistema internazionale e punta l’accento su quella che ho voluto definire la “cornice tematica” del vertice di Genova, ovvero sulle questioni legate al problema della “globalizzazione”. Parliamo in primo luogo dei problemi legati al divario abissale esistente tra Nord e Sud del pianeta (la povertà, il debito dei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo, la diffusione delle malattie infettive), la salvaguardia dell’ambiente (il dibattito sul protocollo di Kyoto), la pace e la sicurezza internazionale.
La seconda parte si concentra sul ruolo dei media nel raccontare l’evento G8 distinguendolo in tre differenti tempi di analisi: prima – durante e dopo il Summit.
In particolare il presente lavoro pone le sue basi sulla fondamentale importanza raggiunta dal sistema dei media nell’ambito della società contemporanea. I media sono ritenuti infatti non soltanto una semplice fonte di informazione e di intrattenimento, ma una vera e propria fonte di potere sociale, uno strumento di influenza, di controllo e di innovazione nella società.
Con questo lavoro ho voluto pormi come testimone dei fatti raccontati attraverso il filtro dei media avendo come ambizioso obiettivo quello di essere – nel mio piccolo – testimone della storia nel medesimo istante in cui questa si svolge. Essere, in definitiva, come il giornalista inteso dalla grande Oriana Fallaci: uno storico che racconta la storia nel medesimo momento in cui questa accade.

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4 Introduzione “Il G8 ha bisogno di visibilità perché è il segno più moderno e agevole del fare politica. Quindi un G8 ideale si ha quando il quadro della cerimonia è sorretto da una cornice di controllato (e controllabile) dissenso: è il momento in cui si ha la maggiore mobilitazione dei media. Ma a Genova è successo qualcosa che ha rotto l’equilibrio: prima il variopinto universo dei “migranti” ha messo in atto strategie di comunicazione che, per una volta, sono state superiori a quelle di un grande esperto come Berlusconi e poi, seri incidenti hanno fortemente profanato il cerimoniale. C’è scappato il morto” 1 . Il presente lavoro nasce da una duplice convinzione: la prima si basa sulla fondamentale importanza raggiunta dal sistema dei media nell’ambito della società contemporanea. I media sono ritenuti infatti non soltanto una semplice fonte di informazione e di intrattenimento, ma una vera e propria fonte di potere sociale 2 , uno strumento di influenza, controllo e innovazione nella società; i media rappresentano “una fonte importante di definizioni e immagini della realtà sociale, il luogo dove si costruiscono, si conservano e si manifestano i cambiamenti culturali e i valori della società e dei gruppi” (McQuail, 1994). Inoltre i media sono oramai divenuti il contesto (o arena) dove si svolgono molti avvenimenti della vita pubblica nazionale ed internazionale. La seconda convinzione che ha dato vita a questo lavoro riguarda la preoccupazione per il nuovo assetto dei rapporti internazionali. La cosiddetta globalizzazione (o mondializzazione), che rappresenta nella società contemporanea la realtà nell’ambito della quale viene tessuta la rete dei rapporti tra i diversi Stati, è divenuta oggetto di aspre critiche internazionali per le logiche che sembrano cercare di guidarla: le logiche neo-liberiste del mercato 3 . La preoccupazione che guida la globalizzazione, intesa come “potere moderno”, non sarebbe “la conquista dei territori, come all’epoca delle grandi invasioni o dei periodi coloniali, ma la presa di possesso delle ricchezze” 4 . In questo contesto, la protesta no-global si batte per la realizzazione di una globalizzazione che si estenda ai diritti e alla solidarietà per i Paesi più poveri della 1 A. Grasso, Nel silenzio della TV vince la rete locale, “Il Corriere della Sera”, 21 luglio 2001. 2 Secondo Santaniello (1997) la definizione più attendibile del sistema informativo è quella di un vero e proprio potere sociale che necessita per questo motivo di regole e di limiti nell’interesse generale. “Ogni potere sociale (non solo quello di essenza politica) soggiace, in ordinamenti democratici, al principio di responsabilità. Un potere senza responsabilità sarebbe privo di legittimazione” (p. 89). 3 Secondo René Passet (2001), primo presidente del Consiglio scientifico di ATTAC-Francia, sono le regole ed i meccanismi della formazione dei redditi che devono essere modificati al fine di realizzare un sistema finanziario governato secondo i principi di giustizia e redistribuzione solidale. Il “mondialismo” si definirebbe con l’obiettivo di unire “la comunità umana”; in tal senso i veri “mondialisti” spingerebbero verso l’affermazione di un triplice imperativo: di solidarietà tra i popoli del mondo, tra gli uomini di ciascuna nazione e tra le generazioni attraverso il tempo (pp.109-110). 4 I. Ramonet (direttore de “Le Monde Diplomatique” e presidente onorario di ATTAC), dalla conferenza Globalizzazione, ineguaglianze e resistenza, presentata durante il II incontro internazionale degli economisti svoltosi a L’Avana il 24.01.2001; in Pirrone e Vaccaro, 2002, pp.39-40.

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Vindrola
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Franca Roncarolo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 208

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