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Il principio di sussidiarietà del trattato di Maastricht

Nel febbraio del 1991, esattamente un anno prima della firma del Trattato di Maastricht, il dottor Kurt Schelter, direttore generale presso il ministero degli Affari Federali e Europei in Germania, aveva già le idee chiare a proposito di quello che avrebbe dovuto essere uno dei principi generali del Trattato sull'Unione europea: il principio di sussidiarietà.
Secondo Schelter il progetto dell'unificazione europea poteva essere realizzato soltanto attraverso la nozione di sussidiarietà, già sperimentata nella Germania federale. L'Europa ha un futuro solamente come Europa unita. L'integrazione europea è dunque la condizione essenziale per assicurare una pace duratura nel vecchio continente.
Quando si parla di Unità europea non si intende però centralismo europeo. Non si vuole una unione fatta alle spese di tutti quei valori che caratterizzano l'Europa. Il vero obiettivo da raggiungere è un'Europa che garantisca le diversità culturali, il pluralismo delle società e una politica vicina ai cittadini. L'Europa deve riflettere un'immagine chiara nella quale i cittadini possano identificarsi. Si vuole quindi un'Europa dei cittadini nella quale ciascuno avrà un passaporto europeo, ma manterrà la propria patria d'origine.
L'Europa del futuro deve basarsi su quei principi che danno importanza alla coabitazione tra uomini e ai rapporti tra le comunità; questi non sono altro che i principi di sussidiarietà e di federalismo. Il cittadino europeo deve essere un uomo emancipato che costruisce lui stesso la propria vita in modo responsabile e in base alle proprie forze. La sussidiarietà significa quindi auto responsabilità e autodeterminazione.
Federalismo e sussidiarietà vanno di pari passo in quanto il principio guida per uno stato a struttura federale deve essere la sussidiarietà. Jaques Delors aveva più volte sostenuto che in una Comunità europea senza struttura federale il principio di sussidiarietà non potrà mai diventare principio guida.
Per federalismo si intende un governo centrale che spartisca le competenze con tutte le entità esistenti sul territorio controllando che le decisioni siano prese ad un livello il più vicino possibile ai cittadini. L'autonomia sociale e degli stati rappresenta quindi un elemento indispensabile per il federalismo e la sussidiarietà. Soltanto un'Europa costruita sul federalismo potrà mantenere la diversità dentro l'unità in quanto il federalismo:
- garantisce meglio, rispetto ad uno stato centralizzato, la ripartizione ed il controllo del potere statale;
- preserva le tradizioni e le caratteristiche storiche di un paese;
- intensifica il contatto diretto con i cittadini.
Il principio di sussidiarietà trova le sue origini addirittura nelle opere di grandi filosofi del passati come Aristotele e San Tommaso d'Aquino per poi sfociare in alcune encicliche papali. Una concreta applicazione di tale concetto la si trova nella Costituzione tedesca. Infatti è il principio di sussidiarietà che regola il sistema federale tedesco e stabilisce i rapporti tra lo Stato e i Länder (regioni).
A livello europeo la sussidiarietà fa la sua comparsa nel "progetto Spinelli" di Unione europea adottato nel 1982.
Il principio di sussidiarietà non si applica a quelle materie che sono di competenza esclusiva della Comunità come per esempio la disciplina del Mercato Unico o la Politica agricola comunitaria. Il campo di applicazione di tale principio riguarda tutte quelle nuove competenze comunitarie non esclusive, previste dal Trattato, per le quali la Comunità ha il compito di incoraggiare la cooperazione tra stati membri e se necessario di intervenire per completarne l'operato. A tale proposito vengono usati nel Trattato i termini di "appoggio" e di "azione complementare" i quali sottolineano il carattere suppletivo dell'intervento comunitario in diversi campi come: l'istruzione, la formazione professionale, la cultura, la sanità pubblica, la protezione dei consumatori, le reti transeuropee e l'industria. In tutti questi settori le competenze sono distribuite tra la Comunità e gli stati membri; la Comunità no può sostituirsi agli stati membri nella disciplina di tali materie, ma deve collaborare con loro cercando di instaurare un rapporto abbastanza stretto come accade in Germania tra Stato federale e i Länder. Proprio in questo contesto opera il principio di sussidiarietà il quale funziona semplicemente da ripartitore delle competenze tra Comunità e stati membri; esso stabilisce che la competenza in una certa materia passa alla Comunità qualora "gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli stati membri e passano dunque a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario". Una volta che la competenza è passata alla Comunità viene anche precisato che la sua azione non deve andare "al di là di quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi del presente trattato".
Questo è in linea generale quanto stabilito dal principio di sussidiarietà nel Trattato sull'Unione europea; con l'entrata in vigore del Trattato di Maastricht questo principio sarà inserito espressamente, per la prima volta, come principio strutturale dell'ordinamento giuridico dell'Unione europea e quindi sarà messo nella futura costituzione europea.

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INTRODUZIONE Nel febbraio del 1991, esattamente un anno prima della firma del Trattato di Maastricht, il dottor Kurt Schelter, direttore generale presso il ministero degli Affari Federali e Europei in Germania, aveva già le idee chiare a proposito di quello che avrebbe dovuto essere uno dei principi generali del Trattato sull'Unione europea: il principio di sussidiarietà (1) . Secondo Schelter il progetto dell'unificazione europea poteva essere realizzato soltanto attraverso la nozione di sussidiarietà, già sperimentata nella Germania federale. L'Europa ha un futuro solamente come Europa unita. L'integrazione europea è dunque la condizione essenziale per assicurare una pace duratura nel vecchio continente. Quando si parla di Unità europea non si intende però centralismo europeo. Non si vuole una unione fatta alle spese di tutti quei valori che caratterizzano l'Europa. Il vero obiettivo da raggiungere è un'Europa che garantisca le diversità culturali, il pluralismo delle società e una politica vicina ai cittadini. L'Europa deve riflettere un'immagine chiara nella quale i cittadini possano identificarsi. Si vuole quindi un'Europa dei cittadini nella quale ciascuno avrà un passaporto europeo, ma manterrà la propria patria d'origine. L'Europa del futuro deve basarsi su quei principi che danno importanza alla coabitazione tra uomini e ai rapporti tra le comunità; questi non sono altro che i principi di sussidiarietà e di federalismo. Il cittadino europeo deve essere un uomo emancipato che costruisce lui stesso la propria vita in modo responsabile e in base alle proprie forze. La sussidiarietà significa quindi auto responsabilità e autodeterminazione. Federalismo e sussidiarietà vanno di pari passo in quanto il principio guida per uno stato a struttura federale deve essere la sussidiarietà. Jaques Delors aveva più volte sostenuto che in una Comunità europea senza struttura federale il principio di sussidiarietà non potrà mai diventare principio guida. Per federalismo si intende un governo centrale che spartisca le competenze con tutte le entità esistenti sul territorio controllando che le decisioni siano prese ad un livello il più vicino possibile ai cittadini. L'autonomia sociale e degli stati rappresenta quindi un elemento indispensabile per il federalismo e la sussidiarietà. Soltanto un'Europa costruita sul federalismo potrà mantenere la diversità dentro l'unità in quanto il federalismo: (1) in Revue du Marcé Commun et de l'Union Européenne, febbraio 1991, n. 344, pp. 338 ss.

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Busetti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1995-96
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Manlio Frigo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 86

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