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La società controllata e la quotazione

Il mondo economico ha conosciuto negli anni passati vari scandali finanziari, che hanno avuto grande risonanza nell'opinione pubblica mondiale, primo fra tutti il caso Enron negli Stati Uniti. In Europa analoghi clamori hanno suscitato le vicende della francese Vivendi e quelle di Cirio e Parmalat. [...]
La risposta ai primi scandali è stata pressoché la medesima in ogni ordinamento: un più incisivo intervento normativo che riconoscesse maggiore tutela agli investitori nel mercato, riducendo, di conseguenza, i margini fino ad allora concessi all'autonomia privata. [...]
Il Sarbanes-Oxley Act, volto ad un controllo più rigido delle società quotate e ad una maggiore trasparenza circa la loro amministrazione, e la Legge sul risparmio, incline ad una regolamentazione puntuale e orientativamente rigida, hanno inseguito la stessa tendenza: «In particolare, la legge sul risparmio del 2005 ha compiuto una retromarcia rispetto alla normazione dei soli principi generali e all'autoregolamentazione degli investitori e degli attori del mercato per la costruzione di un efficace governance». Questa tendenza, sebbene con arresti, contraddizioni e ripartenze, ancora non ha consumato il proprio slancio. Infatti la Legge sul risparmio, almeno in alcune sue parti, deve ancora finire di essere attuata attraverso le fonti secondarie, già individuate dal legislatore. Ciò è avvenuto, per esempio, con la delibera n. 15911 pubblicata dalla Consob il 2 maggio 2007, oggetto della presente trattazione. L'attenzione rimane alta dunque sulla tutela degli investitori e sulla trasparenza dei mercati finanziari. [...]
L'Italia ha di recente previsto una disciplina specifica sui gruppi “ma assai più embrionale e parziale di quella tedesca”. Prima di allora il fenomeno del gruppo di imprese era sconosciuto al codice, il quale si limitava a considerare solo il rapporto di controllo tra società...
È noto come nel 2004 il legislatore italiano, introducendo nell'ordinamento “una disciplina del gruppo di imprese dotata di una qualche organicità”, abbia evitato di fornire una nozione di gruppo o di controllo ed abbia invece preferito soffermarsi accuratamente sulla disciplina della responsabilità della controllante verso i soci ed i creditori della controllata. Ma esso non ha mancato di prevedere tratti di disciplina che guardassero al profilo organizzativo, potendosi così correttamente affermare l'esistenza di “un compromesso tra due linee di politica legislativa”. [...]
Nel Rapporto Winter si era suggerito di garantire la trasparenza della struttura e dei rapporti di gruppo, si era riconosciuto la rilevanza della teoria dei vantaggi compensativi ed infine si invitava a prevedere, per le società appartenenti a strutture piramidali, condizioni di ammissione alla quotazione più rigorose. A sua volta, la Commissione Europea, in una comunicazione del 2003 sulla modernizzazione del diritto societario raccomandava agli Stati membri “di non ammettere alle quotazioni società appartenenti a strutture piramidali abusive”. Sembrava dunque pacifico il grado di criticità del gruppo piramidale...
È recente il documento di consultazione, diffuso dalla Consob il 9 aprile del corrente anno, volto ad introdurre una disciplina regolamentare in attuazione dell'art. 2391-bis del Codice civile, al fine di contrastare i "benefici privati", cioè tutti quei vantaggi che, in situazioni di conflitto di interessi, recano danno agli stakeholder. L'autorità di vigilanza ha proposto di affiancare altri obblighi, volti ad assicurare la correttezza sostanziale e procedurale delle operazioni con parti correlate, a quelli tradizionali di disclosure e di valorizzare l'ufficio degli amministratori indipendenti, affidando loro la responsabilità di seguire le trattative e svolgere la conseguente istruttoria in occasione di operazioni che rientrino in specifiche soglie di rilevanza. Tale policy risulta apertamente in controtendenza con la proposta di legge delega, nella passata legislatura, con primo firmatario il senatore Zanda, in materia di controllo delle società quotate e di contrasto al fenomeno delle cosiddette "scatole cinesi"...

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1 Introduzione Il mondo economico ha conosciuto negli anni passati vari scandali finanziari, che hanno avuto grande risonanza nell‟opinione pubblica mondiale, primo fra tutti il caso Enron negli Stati Uniti. In Europa analoghi clamori hanno suscitato le vicende della francese Vivendi e quelle di Cirio e Parmalat. In seguito in Italia i mass-media hanno scandito la cronaca delle scalate ad Antonveneta ed alla BNL, sottolineandone soprattutto i risvolti più torbidi. La risposta ai primi scandali è stata pressoché la medesima in ogni ordinamento: un più incisivo intervento normativo che riconoscesse maggiore tutela agli investitori nel mercato, riducendo, di conseguenza, i margini fino ad allora concessi all‟autonomia privata1. C‟è chi ha commentato: «Nella ormai lunga storia della finanza i grandi eventi di patologia hanno avuto dolorosissime conseguenze per le tasche dei risparmiatori, ma sono sempre serviti a risvegliare legislatori troppo sonnolenti che avevano riposto eccessivo affidamento nelle capacità di autodisciplina delle forze di mercato. E, al risveglio, il vero dilemma che hanno dovuto affrontare è stato quello di realizzare efficaci interventi preventivi e repressivi per evitare il ripetersi delle crisi e ridare fiducia ai risparmiatori, senza però cadere in tentazioni draconiane di regole pervasive, troppo onerose per gli operatori, e alla fine anche inutili».2 Il Sarbanes-Oxley Act, volto ad un controllo più rigido delle società quotate e ad una maggiore trasparenza circa la loro amministrazione, e la Legge sul risparmio, incline ad una regolamentazione puntuale e orientativamente rigida, hanno inseguito la stessa tendenza: «In particolare, la legge sul risparmio del 2005 ha compiuto una retromarcia rispetto alla normazione dei soli principi generali e all‟autoregolamentazione degli investitori e degli attori del mercato per la costruzione di un efficace governance».3 Questa tendenza, sebbene con arresti, contraddizioni e ripartenze, ancora non ha consumato il proprio slancio. Infatti la Legge sul risparmio, almeno in alcune sue parti, deve ancora finire di essere attuata attraverso le 1 È pur vero che in contemporanea con l‟introduzione, da parte dell‟amministrazione Bush, del Sarbanes- Oxley Act, del 30 luglio 2002, che prevedeva sanzioni severissime per colpire false informazioni e frodi nella gestione delle società, in Italia il governo Berlusconi varava la riforma dei reati societari (Decreto legislativo n. 61 dell‟11 aprile 2002), mostrando una certa indulgenza per la criminalità economica. Cfr. L. FOFFANI, Quella schizofrenia ancora irrisolta, http://www.lavoce.info, 19 dicembre 2006, p. 1; D. CORRADO, A. DOSSI, Un testo unico per la corporate governance, http://www.lavoce.info, 27 novembre 2006, p. 1 ss. La riforma del diritto societario, in attuazione della Legge delega n. 366 del 3 ottobre 2001, lasciava poi ampio margine agli statuti societari. Tuttavia questo intervento del legislatore italiano ha riguardato in generale le società di capitali, cui ha fatto poi seguito la Legge sul risparmio, che ha modificato in maniera rilevante la disciplina delle società quotate. 2 F. VELLA, Tre anni dopo Parmalat, http:/www.lavoce.info, 19 dicembre 2006, p. 1. Secondo lo stesso Autore gli interventi del legislatore italiano sono stati confusi e contraddittori, a tal punto da prevedere dei correttivi alla Legge sul risparmio. 3 M. MESSORI, E. BARUCCI, Un male oscuro chiamato conflitto d’interessi, http://www.lavoce.info, 18 dicembre 2006, p. 2.

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Informazioni tesi

  Autore: Guido Poggi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Umberto Tombari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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