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Cristianesimo e Rivoluzione Francese

Sono trascorsi più di due secoli dal 1789, tappa fondamentale lungo il cammino della storia dell’umanità, quella svolta epocale per l’uomo moderno che la storiografia individua come Rivoluzione francese. Da più di duecento anni storici ed intellettuali studiano e analizzano il periodo che ha cambiato l’assetto dell’Europa e nel quale, non a torto, molti individuano la vera soluzione di continuità tra l’antico regime con il suo ordine feudale e l’età moderna; ogni sfaccettatura ed ogni aspetto è stato preso in considerazione, infinite interpretazioni sono state elaborate per cercare di spiegare al meglio le circostanze che hanno dato vita a questo grande rivolgimento, i suoi personaggi, gli episodi cardine, il percorso che gli eventi storici hanno seguito e le loro conseguenze.
In questo breve lavoro di ricerca è mia intenzione ripercorrere, analizzare e approfondire un particolare aspetto di quegli anni: i rapporti e i contrasti tra la Chiesa cattolica e quella particolare classe socio-politica che ha guidato il movimento rivoluzionario e che ne determinò l’aspetto per molti anni avvenire. Gli avvenimenti che ruotano intorno a questo rapporto, e che si sono susseguiti in Francia tra il 1789 e il 1801, ebbero infatti un’incidenza preponderante nella storia del Cattolicesimo romano e, più in generale, nell’evolvere delle vicende storiche della Rivoluzione. Il nodo Chiesa cattolica-Rivoluzione è tutt’altro che marginale, anzi, esprime probabilmente la pagina più critica del grand renversement, certo a motivo dello smantellamento di istituzioni e di assetti religiosi secolari, ma soprattutto perché le nuove ideologie colpivano alla radice i valori e i parametri del Cattolicesimo romano, all’interno dei quali la società religiosa aveva maturato la sua fede tradizionale, non meno che i suoi convincimenti politici. La crisi religiosa di quegli anni e il tentativo di avviare un processo di scristianizzazione intrapreso dai regimi che si susseguirono a partire dal 1789 rappresentano una parte rilevante all’interno di quel vasto fenomeno chiamato Rivoluzione francese, e sebbene «non costituiscono l’elemento determinante che manda a monte la Rivoluzione francese, […] daranno ai conflitti un’asprezza nuova» .
Dopo aver delineato un quadro sintetico delle vicende del rapporto Chiesa cattolica-Rivoluzione nell’ottica delle sue più recenti interpretazioni storiografiche, si tenterà di comprendere quali furono le ragioni che scatenarono questa relazione conflittuale e quali conseguenze essa comportò. La mia breve analisi si concentrerà successivamente sulla piega che gli eventi rivoluzionari presero a partire dal 1792, quel momento che lo storico revisionista François Furet ha definito “dérapage”, lo slittamento, per indicare il passaggio dal regime voluto dalla Costituente a un’Assemblea legislativa sopraffatta dalle forze popolari e alla fine della monarchia sostituita dalla repubblica. In questo determinato frangente, i rapporti con la Santa Sede continuarono a peggiorare e l’ideologia dell’anticlericalismo radicale suffragò sempre di più l’idea di un’antinomia originaria fra Chiesa cattolica e Rivoluzione. Non si trattò soltanto di uno scisma in seno alla Chiesa, bensì di uno scisma in seno allo Stato.
Quale significato assunse per coloro che approvarono questi provvedimenti l’evolvere degli eventi in una direzione così radicale? A quali conseguenze condussero dal punto di vista della Santa Sede e dei fedeli che videro scardinati in modo così netto e assoluto il sistema di valori in cui avevano creduto fino a quel momento?
Questo approfondimento vuole inserirsi, per quanto più possibile, all’interno di orizzonti e direttrici di lavoro nuovi nell’ambito della storia religiosa, cercando di superare il rigido schematismo sotto la cui luce spesso si è analizzato il rapporto tra Chiesa e Rivoluzione. Nessuna velleità, peraltro, di esaurire il discorso intorno ad un tema difficile, dalle molteplici implicazioni, e per qualche verso inafferrabile, sul quale la storiografia religiosa della Rivoluzione francese sembra essere ancora lontana dal dire l’ultima parola.

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 1. INTRODUZIONE Sono trascorsi più di due secoli dal 1789, tappa fondamentale lungo il cammino della storia dell’umanità, quella svolta epocale per l’uomo moderno che la storiografia individua come Rivoluzione francese. Da più di duecento anni storici ed intellettuali studiano e analizzano il periodo che ha cambiato l’assetto dell’Europa e nel quale, non a torto, molti individuano la vera soluzione di continuità tra l’antico regime con il suo ordine feudale e l’età moderna; ogni sfaccettatura ed ogni aspetto è stato preso in considerazione, infinite interpretazioni sono state elaborate per cercare di spiegare al meglio le circostanze che hanno dato vita a questo grande rivolgimento, i suoi personaggi, gli episodi cardine, il percorso che gli eventi storici hanno seguito e le loro conseguenze. In questo breve lavoro di ricerca è mia intenzione ripercorrere, analizzare e approfondire un particolare aspetto di quegli anni: i rapporti e i contrasti tra la Chiesa cattolica e quella particolare classe socio-politica che ha guidato il movimento rivoluzionario e che ne determinò l’aspetto per molti anni avvenire. Gli avvenimenti che ruotano intorno a questo rapporto, e che si sono susseguiti in Francia tra il 1789 e il 1801, ebbero infatti un’incidenza preponderante nella storia del Cattolicesimo romano e, più in generale, nell’evolvere delle vicende storiche della Rivoluzione. Il nodo Chiesa cattolica-Rivoluzione è tutt’altro che marginale, anzi, esprime probabilmente la pagina più critica del grand renversement, certo a motivo dello smantellamento di istituzioni e di assetti religiosi secolari, ma soprattutto perché le nuove ideologie colpivano alla radice i valori e i parametri del Cattolicesimo romano, all’interno dei quali la società religiosa aveva maturato la sua fede tradizionale, non meno che i suoi convincimenti politici. La crisi religiosa di quegli anni e il tentativo di avviare un processo di scristianizzazione intrapreso dai regimi che si susseguirono a partire dal 1789 rappresentano una parte rilevante all’interno di quel vasto fenomeno chiamato Rivoluzione francese, e sebbene «non costituiscono l’elemento determinante che manda a monte la Rivoluzione francese, […] daranno ai conflitti un’asprezza nuova» 1 . Dopo aver delineato un quadro sintetico delle vicende del rapporto Chiesa cattolica-Rivoluzione nell’ottica delle sue più recenti interpretazioni storiografiche, si tenterà di comprendere quali furono le ragioni che scatenarono questa relazione conflittuale e quali conseguenze essa comportò. La mia breve analisi si concentrerà successivamente sulla piega che gli eventi rivoluzionari presero a partire dal 1792, quel momento che lo storico revisionista François Furet ha definito “dérapage”, lo slittamento, per indicare il passaggio dal regime voluto dalla Costituente a un’Assemblea legislativa sopraffatta dalle forze popolari e alla fine della monarchia sostituita dalla repubblica. In questo                                                             1  M. VOVELLE, La Francia rivoluzionaria, Roma-Bari 1987, p. 172.

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Gatto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze internazionali e diplomatiche
  Relatore: Rossella Cancila
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 33

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Parole chiave

costituzione civile del clero
cristianesimo
rivoluzione francese

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