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L'intervento educativo con le persone disabili: il contributo della psicologia positiva

Questa tesi nasce dall’idea di fondere insieme il mondo della disabilità, il mondo dello sport e la Psicologia positiva. Aspetto comune a ciascuno di questi ambiti è la promozione del benessere e di una migliore qualità della vita. Questi aspetti, per chi si occupa di servizi per la persona e di disabilità in particolare, come nel mio caso, rappresentano il fine a cui tendere per offrire un servizio che possa arricchire la persona a cui è rivolto.
Soprattutto chi ha praticato sport, conosce molto bene quale possa essere la ricaduta in termini di benessere: i vantaggi derivanti dallo svolgere attività motoria risiedono sia sul piano socio-educativo, sia sul piano cognitivo, sia a livello fisico e sia a livello psicologico (sviluppo del senso di efficacia, soddisfazione derivante dalla gioia di muoversi e sviluppo dell’autocontrollo). Lo sport e il movimento in particolare assumono un ruolo importante nella crescita della persona. Infine la psicologia positiva, un approccio che focalizza la propria attenzione su concetti quali il benessere soggettivo, l’autostima, la creatività e la crescita personale; l’individuo viene descritto come una persona che interagendo con l’ambiente costruisce la propria identità in armonia con il contesto entro cui vive (Inghilleri, 2003).
All’interno di questo elaborato ho cercato quindi di individuare dei possibili punti di contatto tra questi tre ambiti. La condizione di disabilità di un figlio richiede a una famiglia di mettere in atto processi di adattamento non sempre semplici da attuare: i genitori si trovano a dover ristrutturare la loro interpretazione degli eventi e a ridefinire le attese rispetto ai percorsi di vita pensati precedentemente. Nel primo capitolo viene preso in considerazione il sistema famiglia e viene descritto cosa potrebbe accadere all’interno dello stesso nel momento in cui nasce un bambino con disabilità; verranno osservate quali potrebbero essere le conseguenze per i genitori, ma anche per i fratelli, se presenti, come avviene il delicato processo di attribuzione di significato e quali risorse possono essere spese per contrastare questa situazione che potrebbe avere effetti dirompenti. La maggior parte dei genitori esprime sentimenti di fatica e sofferenza rispetto al percorso da compiere per capire la situazione e per trovare modi di funzionamento familiari adeguati.
Il secondo capitolo prende in considerazione la persona con disabilità, partendo dalla definizione e classificazione della disabilità secondo l’ICF (Classificazione Internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute), successivamente l’attenzione sarà posta sui suoi bisogni e su alcuni problemi che può incontrare nel corso della propria vita. L’approccio al mondo della disabilità conduce sempre a una scoperta affascinante: l’abilità della disabilità di mettere in crisi qualsiasi struttura e ordine prestabilito a livello personale, familiare, scolastico, comunitario, sociale, culturale e scientifico. Nello stesso tempo, la persona con disabilità è la testimonianza che la diversità debba essere trasformata in costruttiva differenza, intesa positivamente sia come creatività e originalità sia come risorsa da scoprire in relazione ad un progetto di vita futuro (Pradal, 2007).
Il terzo capitolo è invece dedicato alla psicologia positiva e all’attività motoria. Nella prima parte, dopo aver introdotto i concetti di qualità della vita e di benessere, verrà descritto l’approccio della psicologia positiva, ponendo in risalto la teoria del flusso di coscienza di M. Csikszentmihaly e le dimensioni del “flow”; in questa parte della tesi verranno evidenziati quali sono i benefici che l’individuo può sperimentare vivendo esperienze ottimali. Successivamente verranno illustrati i benefici e gli obiettivi perseguibili attraverso l’attività motoria; verrà posto in evidenza come lo sport possa diventare uno strumento di lavoro privilegiato per favorire la crescita della persona con disabilità.
Nel quarto capitolo descrivo la mia esperienza di lavoro presso il centro diurno “F. Bardellini”; dopo aver presentato brevemente il servizio in cui lavoro, verranno descritti
e analizzati due casi, cercando di cogliere gli aspetti emersi nei primi capitoli. Successivamente, per ognuno dei due casi, verrà illustrata un’esperienza di attività motoria e i benefici che essa ha fornito a ciascuno dei due ragazzi coinvolti. Infine nell’ultimo capitolo, dopo aver considerato quanto il benessere lavorativo diventi un importante strumento attraverso cui conseguire il benessere di utenti e famiglie, si osserverà quale potrebbe essere il contributo che la psicologia positiva potrebbe fornire, in termini metodologici, per rendere il centro diurno un contesto dotato di una complessità tale che permetta di promuovere proposte che favoriscano una migliore qualità della vita agli utenti.

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13 CAPITOLO 1. LA FAMIGLIA DELLA PERSONA DISABILE 1.1 LA FAMIGLIA: DEFINIZIONE Sorrentino (2006, p. 31) definisce la famiglia “una struttura complessa e articolata, presente in tutti i sistemi sociali conosciuti; in maniera assai generica può essere definita come una unità di cooperazione, basata sulla convivenza, avente lo scopo di garantire ai suoi membri lo sviluppo e la protezione fisica e socioeconomica, la stabilità emotiva e il sostegno nei momenti difficili. Fondata su un’alleanza di adulti, la famiglia ha, tra i suoi compiti cardinali, la generazione e l’allevamento della prole; questo comprende sia le cure fisiche e sia la trasmissione del patrimonio culturale e delle norme sociali della comunità di appartenenza”. Al suo interno vige una gerarchia ed una determinata struttura di ruoli che determinano i rapporti reciproci, le modalità decisionali, la natura del potere e la distribuzione delle responsabilità. Questa struttura e queste relazioni sono variabili nel tempo, anche in funzione della fase che sta attraversando il nucleo famigliare; la struttura e la sua configurazione nascono dalla contrattazione esplicita ed implicita tra i vari componenti della stessa (Sorrentino, 2006). Una variabile importante è rappresentata dalla presenza o meno di figli ed in particolare di figli con disabilità 1 , poiché alla complessità insita nella sua natura se ne aggiunge una ulteriore: diversi studi ritengono che laddove è presente un figlio disabile la famiglia divenga patologica. È altresì vero che disadattamento e stress non sono conseguenze inevitabili per le famiglie di bambini disabili (Zanobini, Manetti, Usai, 2002). 1.2 IL CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA CON UN FIGLIO DISABILE La vita della famiglia si svolge lungo un determinato ciclo e ciascuna fase di questo ciclo di vita impone ai soggetti che la stanno attraversando ruoli caratterizzati dall’assunzione di responsabilità secondo patti socialmente riconosciuti, libertà e vincoli, diritti e doveri. Il ciclo di vita di una famiglia è lo svilupparsi di queste continue 1 Nella tesi ho deciso di utilizzare i termini persona disabile, disabile o persona con disabilità, poiché nei testi consultati e menzionati in bibliografia questa è la terminologia più frequentemente utilizzata. Anche all’interno della Convenzione dei diritti Umani promulgata nel 2007 dall’OMS vengono utilizzati indistintamente i termini persona con disabilità, persona disabile o semplicemente disabile.

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Martini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Federica De Cordova
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 105

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Parole chiave

disabilità
sport
flow
attività motoria adattata
psicologia positiva
diversamente abile
progetto
educazione
equitazione
intervento educativo

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