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La gestione delle risorse idriche in Tanzania

La Tanzania al giorno d’oggi si può definire un paese stabile che vive, tuttavia, una condizione ancora critica per quanto riguarda la qualità della vita della popolazione.
Uno dei maggiori problemi è rappresentato dalla scarsità d’acqua nelle aree rurali del paese: il 46% degli schemi idrici installati risultano non funzionanti e solo il 47,9% della popolazione in area rurale ha accesso ad una fonte d’acqua pulita e sicura.
La tesi tratta la questione della gestione delle risorse idriche inizialmente da un punto di vista strettamente teorico e successivamente presentando i risultati di uno studio condotto nella regione di Dodoma dall’ONG Lay Volunteer International Association.
Si è partiti dallo studio della legislazione che regola l'uso delle risorse idriche, analizzando gli orientamenti che una politica può assumere e le diverse applicazioni attuate nel corso degli anni in Tanzania.
Successivamente, si è analizzata la situazione legislativa attuale e le relazioni che intercorrono tra i diversi attori coinvolti.
Inoltre, si è cercato di indagare quali siano i principi che hanno portato a determinate scelte in materia di gestione delle risorse idriche. A questo proposito, ci si è focalizzati su due aspetti, quello della partecipazione della comunità e quello del processo di capacity building. Questi due aspetti, non
solo hanno plasmato l'orientamento delle politiche tanzaniane, ma hanno anche profondamente influenzato il lavoro delle ONG operanti in questo settore.
Infine, Attraverso lo studio sul campo dei sistemi di gestione nei villaggi dell'area di Kongwa e Chamwino, è stato possibile evidenziare quanto la realtà si discosti dalle indicazioni date dalle politiche.
Essendo la scarsità di acqua potabile in quest'area fortemente connessa ai problemi di gestione degli schemi idrici rurali, la ricerca si è focalizzata sull'analisi delle forme di gestione presenti e sulle loro criticità.

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Introduzione Obiettivo 7C: Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non ha accesso all’acqua potabile ed agli impianti igienici di base. (United Nation Millennium Development Goals) Nel marzo del 2012 le Nazioni Unite ed il mondo intero hanno festeggiato il raggiungimento anzitempo del settimo punto degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, un programma lanciato nel 2000 dalle Nazioni Unite che si pregge obiettivi concreti e misurabili da raggiungere entro il 2015. Un rapporto pubblicato nel 2012 dall’UNICEF e dall’Organizzazione Mondiale della Sanit a attesta, infatti, che l’89% della popolazione mondiale, circa 6,1 miliardi di persone, ha accesso a fonti migliorate d’acqua potabile: l’1% in pi u di quanto pressato dai Millennium Development Goals (MDGs) [UNICEF e World Health Organization, 2012]. Tuttavia, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, ha accolto la notizia dichiarando: \Ovviamente, ancora molto lavoro resta da fare. Ri- mangono ancora 780 millioni di persone senza accesso a fonti migliorate di acqua potabile. [...] Alcune regioni, in particolare l’Africa Subsahariana, sono rimaste indietro. Per molti abitanti poveri e delle aree rurali spes- so mancano i miglioramenti riguardo l’acqua potabile ed i servizi igienico sanitari." [UNICEF e World Health Organization, 2012] Come riportato nel rapporto dell’UNICEF, nell’Africa Subsahariana solo il 61% della popolazione ha accesso a fonti migliorate di acqua potabile, rispetto ad oltre il 90% della popolazione che vive in America Latina, nei 7

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Informazioni tesi

  Autore: Manuela Ciarrocchi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Cooperazione allo Sviluppo
  Relatore: Elisa Bignante
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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