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Il traffico transfrontaliero dei rifiuti pericolosi nei diritto internazionale

I rifiuti acquistano la dimensione di problema solo in tempi recenti. L’abbondanza di merci a costi ridotti prodotta dallo sviluppo economico insieme alla crescita della popolazione, che sempre più si è concentrata nelle aree urbane, ha mutato radicalmente le abitudini di consumo e gli stili di vita dell’uomo. Quando si è iniziato a “produrre rifiuti”, le nostre società non erano pronte per la loro gestione. Al contrario, per molto tempo, nell’opinione generale, i rifiuti hanno continuato a non esistere e a non essere considerati come un problema. Solo negli ultimi decenni, trovandosi di fronte ad una situazione ormai grave e con conseguenze visibili sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, gli Stati si sono convinti della necessità di una riduzione della produzione di tali sostanze nocive e di una loro gestione ecologicamente corretta.
La trattazione è suddivisa in quattro capitoli. Il primo capitolo rappresenta una sorta di excursus storico per capire le origini del problema. L’analisi parte da una serie di incidenti che avvennero soprattutto durante gli anni ottanta del secolo scorso e che coinvolsero delle navi da trasporto cariche di rifiuti altamente tossici. Esse, a causa della mancanza nel sistema normativo internazionale dell'epoca di regole per la movimentazione oltre frontiera di rifiuti pericolosi, poterono scaricare le sostanze tossiche trasportate o in mare o in zone terrestri soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il primo capitolo si pone lo scopo di capire come si è arrivati alla necessità di creare delle norme che regolassero tali esportazioni di rifiuti pericolosi e quali siano state le prime risposte a livello internazionale per arginare il problema.
È nel secondo capitolo che si cercherà di rispondere alla domanda centrale: quali strumenti a livello internazionale o regionale sono stati adottati dalla comunità degli Stati in materia di movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi? La “Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione” firmata il 22 marzo del 1989 ed entrata in vigore il 5 maggio del 1992 rappresenta l'unico esempio di testo a carattere internazionale pressoché universale in materia, che comprende un altissimo numero di paesi membri: al febbraio 2013, data in cui si redige la presente trattazione, essa conta 179 membri. Si vede, inoltre, come, a partire da tale Convenzione, e nello specifico sulla base del suo articolo 11, gli Stati si siano organizzati a livello regionale (o limitandosi ad un certo numero di nazioni) stipulando una serie di accordi che regolano, nello specifico, l'esportazione di rifiuti pericolosi per una determinata area del mondo.
Nel terzo capitolo si cercherà di capire se, all'interno della normativa internazionale che regola il movimento oltre frontiera di rifiuti pericolosi, siano stati incorporati alcuni dei principi cardine su cui si basa il diritto internazionale dell'ambiente e se ne siano stati introdotti di nuovi e specifici per la materia in questione.
Infine, il quarto capitolo si pone l'obiettivo di presentare gli sviluppi più recenti nell'ambito della normativa internazionale in precedenza analizzata e, nello specifico, si cerca di capire come gli Stati abbiano cercato, nel corso degli anni, di colmare alcune della lacune presenti della Convenzione di Basilea.
Sarà analizzato il “Ban Amendment” che dispone un bando totale alle esportazioni di rifiuti pericolosi nei Paesi in via di sviluppo, e il “Protocollo sulla responsabilità per i danni risultanti dal movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi e dal loro smaltimento”, per valutare in che modo queste lacune siano state effettivamente colmate.

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5 Introduzione I rifiuti acquistano la dimensione di problema solo in tempi recenti. L’abbondanza di merci a costi ridotti prodotta dallo sviluppo economico insieme alla crescita della popolazione, che sempre più si è concentrata nelle aree urbane, ha mutato radicalmente le abitudini di consumo e gli stili di vita dell’uomo. Un tempo i beni venivano riparati quanto più possibile e a fine vita si procedeva ad un recupero quasi totale dei materiali che lo componevano. I rifiuti organici venivano riciclati, mentre le piccole quantità che ne rimanevano erano biodegradabili e, di conseguenza, avevano un mimino impatto sull’ambiente. Quando si è iniziato a “produrre rifiuti”, le nostre società non erano pronte per la loro gestione. Al contrario, per molto tempo, nell’opinione generale, i rifiuti hanno continuato a non esistere e a non essere considerati come un problema. Solo negli ultimi decenni, trovandosi di fronte ad una situazione ormai grave e con conseguenze visibili sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, gli Stati si sono convinti della necessità di una riduzione della produzione di tali sostanze nocive e di una loro gestione ecologicamente corretta. È noto che la gestione finale di un rifiuto può essere lo smaltimento o il recupero. Tuttavia nel corso degli anni, e soprattutto all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso, si è venuta configurando un’ulteriore pratica, finalizzata anch’essa alla gestione finale di sostanze tossiche: si tratta dell’esportazione di rifiuti pericolosi in altri Paesi, a volte solo perché essi siano trattati opportunamente e poi

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Clarà
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni Internazionali
  Relatore: Alessandra Lang
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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