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Quando la moda si fa spettacolo:il caso Fendi

C’era una volta la moda…e c’è ancora!
Che cosa si intende con il termine “moda”?
E’ un fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un dato momento storico e in una data area geografica-culturale, di modelli estetici e comportamentali (nel gusto, nello stile, e nelle forme espressive); ad essi si conformano gruppi più o meno vasti, per i quali tali modelli costituiscono al tempo stesso elemento di coesione interna e di riconoscibilità rispetto ad altri gruppi.
In questo senso la moda, rientra nei meccanismi di acculturazione che garantiscono la persistenza nel tempo di usi e vigenze collettive e si differenzia dalla semplice tendenza a ripetere occasionalmente alcuni modelli di comportamento sociale.
Il vocabolo “moda”, fa in genere riferimento all’ambito vestimentario, dell’abbigliamento, nel quale il fenomeno è caratterizzato, soprattutto in tempi recenti, dal rapido succedersi di fogge, forme, materiali, in omaggio a modelli estetici che si affermano come elemento di novità e originalità. Il termine moda deriva dal latino modus, che vuol dire maniera, tempo, norma.
La moda nasce dalla necessità dell’essere umano di coprirsi, inizialmente di pelli e pellicce, poi con il passare del tempo, l’abito assume una funzione sociale, distinguendosi per ceti e mansioni. Con l’alternarsi delle epoche storiche, la moda diventa aspetto e comportamento di una comunità sociale in un dato momento: tutti si mettono in relazione con la moda.
Inizia a germogliare, dapprima in Italia e poi nel resto d’Europa, durante i secoli bui; ma fu in terra di Francia che conobbe una propria e autonoma esistenza grazie all’instancabile lavoro sartoriale chiamato a soddisfare le sempre più insistenti richieste di corte.
La rivoluzione industriale portò una ventata di tecnologica novità anche nell’ambito della pelletteria e dell’abbigliamento; il potenziamento di macchinari industriali, unito all’arte sartoriale, permise un profondo rinnovamento nella concezione della produzione. Ora stoffe e tessuti venivano lavorati direttamente in fabbrica, fornendo al concetto dell’abito, un “taglio” decisamente democratico; tale democratizzazione della moda, ora fruibile anche dai ceti medio-bassi, è concretizzata dall’apertura dei grandi magazzini. L’inaugurazione di luoghi adibiti all’acquisto di ogni genere di capo d’abbigliamento, dai classici cappellini, alle calze, ai soprabiti, costituiva una rivoluzione nella rivoluzione.
L’antesignano di tutti i centri commerciali fu Lafayette inaugurato nel 1912 a Parigi, frequentato maggiormente da nobildonne che trascorrevano intere giornate tra abiti e cosmetici.
Col passare dei decenni, la moda divenne appannaggio anche delle classi meno abbienti; oggi più che mai l’offerta vestimentaria appare eterogenea e variegata, mirata a soddisfare ogni genere di domanda e intelligentemente tesa a solleticare i desideri e le fantasie dei consumatori. Orde di stilisti interpretano la realtà sociale che li racchiude secondo il loro punto di vista, codificando e decodificando il quadro valoriale di riferimento per imprimere al loro brand un significato specifico e predeterminato.
Che cos’è la moda oggi? Che cosa rappresenta per gli attori sociali del XXI secolo?
Per molti è un bel sogno da seguire tutti i mesi sulle riviste, con le anticipazioni delle sfilate su cosa indosseremo durante le prossime stagioni. Per altri è qualcosa di futile, spreco inutile di denaro, un mondo basato sull’apparenza e sull’esteriorità, in cui si investe e spende sempre troppo.
Ma la moda non è soltanto qualcosa da indossare, un abito da “abitare”, un monile da sfoggiare. L’abito è espressione dell’evoluzione del costume, del quadro- contesto sociale di riferimento, delle culture e degli stili di vita, si trova inserito in un rapporto di interdipendenza con le idee dominanti del mondo in cui viviamo. La moda è soprattutto un mezzo per esprimere la propria personalità, il proprio sé sociale, quindi, può essere considerato alla stregua di un tramite, col quale comunicare aspetti non immediatamente visibili.
Lo stile invece è un’altra cosa, è un particolare modo di essere, manifestazione della propria individualità, in quanto ognuno costituisce un essere unico e irripetibile. Lo stile è creatività, fantasia, libertà.
Tuttavia, benché si tratti dell’espressione dell’orientamento individuale, il gusto deve confrontarsi con un sistema di norme sociali che definiscono ciò che in ogni periodo e luogo può essere considerato di moda.

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INTRODUZIONE C’era una volta la moda…e c’è ancora! Che cosa si intende con il termine “moda”? E’ un fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un dato momento storico e in una data area geografica-culturale, di modelli estetici e comportamentali (nel gusto, nello stile, e nelle forme espressive); ad essi si conformano gruppi più o meno vasti, per i quali tali modelli costituiscono al tempo stesso elemento di coesione interna e di riconoscibilità rispetto ad altri gruppi. In questo senso la moda, rientra nei meccanismi di acculturazione che garantiscono la persistenza nel tempo di usi e vigenze collettive e si differenzia dalla semplice tendenza a ripetere occasionalmente alcuni modelli di comportamento sociale. Il vocabolo “moda”, fa in genere riferimento all’ambito vestimentario, dell’abbigliamento, nel quale il fenomeno è caratterizzato, soprattutto in tempi recenti, dal rapido succedersi di fogge, forme, materiali, in omaggio a modelli estetici che si affermano come elemento di novità e originalità. Il termine moda deriva dal latino modus, che vuol dire maniera, tempo, norma. La moda nasce dalla necessità dell’essere umano di coprirsi, inizialmente di pelli e pellicce, poi con il passare del tempo, l’abito assume una funzione sociale, distinguendosi per ceti e mansioni. Con l’alternarsi delle epoche storiche, la moda diventa aspetto e comportamento di una comunità sociale in un dato momento: tutti si mettono in relazione con la moda. Inizia a germogliare, dapprima in Italia e poi nel resto d’Europa, durante i secoli bui; ma fu in terra di Francia che conobbe una propria e autonoma esistenza grazie all’instancabile lavoro sartoriale chiamato a soddisfare le sempre più insistenti richieste di corte. La rivoluzione industriale portò una ventata di tecnologica novità anche nell’ambito della pelletteria e dell’abbigliamento; il potenziamento di macchinari industriali, unito 1

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Informazioni tesi

  Autore: Livia Bruni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: scienze della comunicazione, informazione e marketing
  Corso: comunicazione culturale e forme dello spettacolo
  Relatore: Gennaro Colangelo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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