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L'indagine sullo sguardo in Blow-Up di Michelangelo Antonioni

L’assassinio in Blow-Up avviene in un ‘buco’ della trama. Nel cinema antonioniano, la narrazione cede il passo completamente alla visione e Blow-Up è il centro di un discorso che il cineasta svolge sullo sguardo, sul valore del cinema stesso e sulla percezione umana del mondo.
Antonioni centra il suo lavoro di regista sull’aspetto visivo del film; ogni sensazione è trasformata in immagine perché è lo sguardo il mezzo principale attraverso il quale Antonioni decide di rapportarsi con il mondo. Prova ne sia la rarefatta presenza dei dialoghi, conseguenza della convinzione che le immagini bastano da sole. Lo spazio ha una netta rilevanza rispetto al tempo e uno degli aspetti fondamentali è il viaggio e molte sequenze ritraggono i protagonisti in movimento senza nemmeno che lo spostamento abbia una meta definita.
Ciò su cui si fonda la costruzione dei film di Antonioni non è il nesso logico tra inquadratura e inquadratura, ma un principio estetico. In quest’ottica di predilezione del visuale, del rapporto diretto con il dato reale, si spiega la scrupolosa ricerca da parte del regista dei luoghi adatti nei quali effettuare le riprese ed il rifiuto di interventi drastici in fase di montaggio.
Il dato visivo percepito non ha comunque valore intrinseco univoco, ma è soggetto ad interpretazione. Un oggetto non esiste in assoluto, ma in rapporto all’osservatore. E quello che vi è oltre questo dato è destinato a rimanere velato di incertezza.
I finali dei film sono caratterizzati da una sospensione del senso per riflesso della scoperta che scavare dietro l’apparenza, produce la consapevolezza che il reale rimanga indecifrabile anche per lo sguardo cinematografico.
In questo senso, i film di Antonioni sono sempre metacinematografici; ma in Blow-Up tale discorso si radicalizza: lo sguardo, oltre che ad essere elemento stilistico fondante e tema centrale è anche nucleo dell’analisi prodotta dal film, che giunge ad investire l’argomento della crisi semantica dell’arte e più ampi problemi di ordine epistemologico.
Il fotografo protagonista del film costruisce il significato di ciò che. Il significato delle fotografie cambia in relazione al numero di ingrandimenti che se ne ottengono e soprattutto con il numero delle volte che si cerca di scoprirne il significato. Ogni sguardo infatti non è mai neutrale ma fuorviante, e allora la macchina da presa sottolinea in tutti i film una certa distanza dal materiale filmato. I suoi film non hanno valore cognitivo ma estetico, non cercano di spiegare la realtà ma la descrivono.
La strabiliante modernità di Antonioni consista proprio nel fatto di aver lasciato la superficie parlare per sè cogliendone l’estetica autosufficienza, rendendo così la sua stessa arte più semplice e lasciando lo spettatore libero di pensare, di allenare il suo occhio e la sua mente senza la pretesa di consegnargli un significato precostituito. Nel presente lavoro vedremo:
1. Come l’opera di Antonioni in generale e come il singolo film Blow-Up siano stati recepiti dalla critica nel tempo, individuando i diversi tipi di approccio utilizzati e una breve rassegna delle differenti interpretazioni date della scena finale di Blow-Up.
2. Il ruolo dello spettatore di Blow-Up. La macchina da presa all’interno del film si comporta come uno spettatore, apparentemente non raccontando una storia, ma assistendo ad alcune situazioni. Ed è poi la scelta di un fotografo come protagonista della vicenda che più chiaramente illustra come lo sguardo sulla realtà sia il tema fondamentale del film.
3. L’arte di Antonioni si presenta come estremamente destabilizzante nei confronti del cinema classico e della concezione morale imperante. Il concetto chiave di dedramatisation per comprenderne lo stile, guidato da principi estetici più che da esigenze di narrazione, tanto da avvicinare l’opera a quella di importanti personaggi delle arti figurative contemporanee. L’irrazionalità nell’arte.
4. L’analisi del nucleo drammatico del film, l’idea dell’ingrandimento fotografico che genera ad ogni ulteriore ingrandimento una sovrapposizione di significato. Non esiste coerenza nella realtà, ma è l’essere umano a costruirne una, solitamente derivata dalla forma del pensare e dalle convenzioni che si assimilano nel vivere sociale. Il discorso portato avanti dal film di Antonioni e le implicazioni che esso ha per lo stesso sguardo cinematografico.
5. Punti di contatto tra Blow-Up ed il più alto sapere filosofico. Scetticismo, conoscenza come ‘circolo vizioso’; un’interpretazione della parabola emotiva del protagonista secondo il concetto heideggeriano di ‘calma angoscia’; l’approccio fenomenologico di Antonioni alla realtà, che esprime con la sua arte il ‘ritorno alle cose’ di Husserl

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5 Introduzione ‘Verso il confine’ è il titolo di un racconto inserito in Quel bowling sul Tevere, 1 il volume in cui sono raccolti appunti e riflessioni di Antonioni che avrebbero potuto dare vita a film, ma che non hanno mai visto l’opportunità di essere sviluppati adeguatamente. Si tratta del racconto di una serata in cui Antonioni ha assistito in qualche modo ad una scena misteriosa che avrebbe potuto celare forse un omicidio proprio come Hemmings, il fotografo protagonista di Blow-Up, assiste in qualche modo all’omicidio di un uomo in un parco londinese. Scrive Antonioni che quello che ha vissuto in quella serata rappresenta il tipo di film che avrebbe sempre desiderato girare, costituito non da una serie di fatti, ma da momenti ed attese che descrivano le segrete tensioni che gli eventi nascondono. È il racconto di una tragedia inespressa in una serata “controllata da sguardi invisibili,” nella quale ciò che conta non à la tragedia in sé, ma i momenti che la precedono e la seguono, le persone coinvolte, i luoghi e l’atmosfera, quando non c’è azione, tutto è fermo e i discorsi non sono pronunciati. In una radura, alla luce debole della luna il regista vede in lontananza un uomo ed una donna, troppo lontani per sapere cosa stia succedendo tra loro. All’improvviso un colpo d’arma da fuoco. Dopo alcuni attimi il rimbombo della vallata si spegne e Antonioni non saprebbe dire da dove provenisse il rumore. La donna non è più al suo posto, l’uomo sì, ma si muove subito, attraversa la spianata in un tempo che sembra lunghissimo, poi si gira a guardare verso il luogo dove si trovava la donna e ancora il tempo trascorre 1 Antonioni, Michelangelo, ‘Verso il confine’, in Quel bowling sul Tevere, Einaudi, Torino, 1995, (pp. 115-132).

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Scalzotto
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Stefano Ghislotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 175

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cinema
cinema italiano
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