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L'intelligence nel XXI secolo: analisi e prospettive

In seguito ai recenti e drammatici fatti dell’11 settembre 2001, il dibattito sul ruolo dell’intelligence nella sicurezza delle Nazioni occidentali si è intensificato in maniera esponenziale alla gravità dell’attacco subito e non adeguatamente previsto.
Ma, in realtà, è fin dai primi anni ’90 che le potenze mondiali uscite vittoriose dalla “guerra non guerreggiata” propria dello scenario della Guerra Fredda, si interrogavano sulla reale efficacia dei propri strumenti d’intelligence e security, in un contesto caratterizzato da rischi non convenzionali e minacce multidimensionali.
Un po’ in tutti i Paesi occidentali, seppur con diversi gradi di coinvolgimento politico, ci si è adoperati nel riformare strutture e modalità operative, nell’aumentare la dinamicità di un settore (quale quello dell’Intelligence) fortemente condizionato da burocrazia operativa e mentale, nello sviluppare nuove capacità di contrasto nei confronti degli emergenti network criminali organizzati a livello internazionale e transnazionale, nell’elaborare delle strategie di prevenzione e gestione degli attacchi asimmetrici portati a livello globale, in altre parole, nel ridefinire priorità, compiti e ruoli degli organismi d’intelligence in un mondo diventato di colpo “meno sicuro”.
Evidentemente ciò che è stato fatto o che si è tentato di fare non è stato abbastanza, o non è stato fatto abbastanza bene (e le fiamme che si levavano dalle Torri Gemelle in fiamme ne erano la drammatica ed evidente conseguenza), ma è indubbio che lo sforzo di tutto l’Occidente sia stato indirizzato, ed è tuttora indirizzato, ad un costante e continuo tentativo di riduzione dei margini di vulnerabilità attraverso lo sviluppo di adeguate capacità d’intelligence, da intendersi come possibilità di chiarezza e comprensione contro l’ambiguità e l’instabilità del mondo attuale.
Il presente elaborato, pertanto, si propone di tracciare e analizzare i modi e le forme del percorso di aggiornamento, di riforma e di evoluzione che attiene ai diversi settori dell’Intelligence, allo scopo, soprattutto, di valutarne le prospettive nel prossimo futuro.
Per ragioni di completezza e di inquadramento culturale della materia trattata, si è ritenuto opportuno inserire un primo capitolo puramente didattico, allo scopo di fornire le nozioni fondamentali di cultura generale in tema d’intelligence e di “fare chiarezza” riguardo ad alcuni aspetti dell’attività d’intelligence che possono risultare poco conosciuti o che, peggio, una certa semplificazione di stampo giornalistico ha presentato in maniera approssimativa e distorta.
Con il secondo capitolo, invece, si è voluto fornire un inquadramento geopolitico e geostrategico del contesto di riferimento in cui l’intelligence sarà chiamata ad operare nel XXI secolo.
Il terzo capitolo attiene al ripensamento dell’Intelligence in un’era di incertezza strategica, così come definita sulla base delle analisi svolte nei capitoli precedenti.
Pur con l’intento di fornire un quadro quanto più possibile generale della materia trattata, lo studio si è volutamente soffermato sulle specifiche tendenze evolutive prospettate nell’ambito della Comunità Intelligence più importante e più dinamica a livello mondiale, e cioè quella degli Stati Uniti d’America.
Alla specifica situazione dell’Intelligence italiana, tuttavia, è stato dedicato l’intero quarto capitolo.
E’ indubbio, infatti, che l’importanza assunta dall’Intelligence nel nostro Paese è andata crescendo sempre di più nel corso di questi ultimi anni e, nonostante la politica ancora stenti nel valorizzarne e nel legittimarne esplicitamente l’importanza (anche con interventi di tipo normativo) e l’opinione pubblica nutra nei loro riguardi una certa diffidenza a causa del ruolo poco chiaro avuto nell’ambito di vicende molto tristi della storia recente, oggi i Servizi d’Informazione e Sicurezza possono essere considerati uno dei principali strumenti di garanzia della sicurezza collettiva e di tutela dell’interesse nazionale, in un contesto di sempre maggiore impegno dell’Italia in Europa e nel mondo.
Peraltro, le prospettive di riforma e di adeguamento alle esigenze del XXI secolo dell’Intelligence italiana, sono state valutate nell’ambito della più generale valorizzazione della “cultura dell’Intelligence” che sta formandosi nel nostro Paese e della indiscutibile necessità di apertura e trasparenza con cui anche i nostri Servizi d’Informazione devono confrontarsi. (Nel testo si è tenuto debito conto del disegno di legge n. 1513, presentato dal governo Berlusconi e approvato dal Senato il 7 maggio 2003 e attualmente in discussione alla Camera dei Deputati per completare l’iter parlamentare, volto a modificare ed integrare la legge n. 801/77 recante istituzione ed ordinamento dei Servizi per l’Informazione e la Sicurezza e disciplina del Segreto di Stato. Tale ddl rappresenta l’ultima, in ordine cronologico, proposta di riforma dei Servizi d’Intelligence italiani

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3 INTRODUZIONE In seguito ai recenti e drammatici fatti dell’11 settembre 2001, il dibattito sul ruolo dell’intelligence nella sicurezza delle Nazioni occidentali si è intensificato in maniera esponenziale alla gravità dell’attacco subito e non adeguatamente previsto. Ma, in realtà, è fin dai primi anni ’90 che le potenze mondiali uscite vittoriose dalla “guerra non guerreggiata” propria dello scenario della Guerra Fredda, si interrogavano sulla reale efficacia dei propri strumenti d’intelligence e security, in un contesto caratterizzato da rischi non convenzionali e minacce multidimensionali. Era chiaro agli esperti di tutto il mondo, infatti, che quella stessa intelligence che aveva così brillantemente combattuto, e vinto, nel confronto con l’Unione Sovietica, sarebbe stata impreparata a sostenere le sfide del XXI secolo. Non che non si sia cercato di correre ai ripari, anzi: un po’ in tutti i Paesi occidentali, seppur con diversi gradi di coinvolgimento politico, ci si è adoperati nel riformare strutture e modalità operative, nell’aumentare la dinamicità di un settore (quale quello dell’Intelligence) fortemente condizionato da burocrazia operativa e mentale, nello sviluppare nuove capacità di contrasto nei confronti degli emergenti network criminali organizzati a livello internazionale e transnazionale, nell’elaborare delle strategie di prevenzione e gestione degli attacchi asimmetrici portati a livello globale, in altre parole, nel ridefinire priorità, compiti e ruoli degli organismi d’intelligence in un mondo diventato di colpo “meno sicuro”. Evidentemente ciò che è stato fatto o che si è tentato di fare non è stato abbastanza, o non è stato fatto abbastanza bene (e le fiamme che si levavano dalle Torri Gemelle ne erano la drammatica ed evidente conseguenza), ma è indubbio che lo sforzo di tutto l’Occidente sia stato indirizzato, ed è tuttora indirizzato, ad un costante e continuo tentativo di riduzione dei margini di vulnerabilità attraverso lo sviluppo di adeguate capacità d’intelligence, da intendersi come possibilità di chiarezza e comprensione contro l’ambiguità e l’instabilità del mondo attuale. Il presente elaborato, pertanto, si propone di tracciare e analizzare i modi e le forme del percorso di aggiornamento, di riforma e di evoluzione che attiene ai diversi settori dell’Intelligence, allo scopo, soprattutto, di valutarne le prospettive nel prossimo futuro.

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Informazioni tesi

  Autore: Luigi Valentini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Maria Pia Pagnini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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