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Finanziamenti equity di nuove imprese ad alta tecnologia: un'indagine empirica del processo di finanziamento e dell'impatto sull'attività brevettuale

L’attività innovativa delle imprese legata alle nuove tecnologie assume sempre più rilevanza per il sistema economico. Il seguente lavoro di tesi si focalizza su un gruppo di imprese particolari, le New Technology Based Firm (NTBF), giovani imprese che operano in settori ad alta tecnologia.
Al fine di favorire lo sviluppo e la crescita di queste importanti componenti dell’economia, gli studi in letteratura si sono interessati al superamento dei problemi che colpiscono questo tipo di aziende: il Knowledge Gap e il Funding Gap. Il primo è rappresentato dalla mancanza di competenze, soprattutto manageriali, che affligge i fondatori delle NTBF mentre il secondo problema è rappresentato dalla mancanza di capitali finanziari necessari per lo sviluppo e la crescita delle idee innovative, soprattutto al momento della nascita.
Molti studi econometrici ritengono che la forma di finanziamento più adatta per risolvere i vincoli fronteggiati dalle NTBF sia il Capitale Equity. Questa forma di finanziamento consiste in liquidità fornita da investitori che decidono temporaneamente di entrare nel capitale sociale dell’impresa finanziata. Gli erogatori di Capitale Equity considerati in questa trattazione sono prevalentemente due: l’Indipendent Venture Capital e il Corporate Venture Capital.
Questa tesi si occupa di valutare due temi, collegati tra loro, che interessano questa tipologia di imprese. Nello specifico, ci si occuperà di analizzare il processo di incontro tra le imprese ad alta tecnologia e la forma di finanziamento Capitale Equity. Il secondo tema affrontato è l’impatto che la tipologia di finanziamenti trattata ha sull’attività innovativa delle NTBF.
Relativamente al primo tema, un ampio filone di letteratura ha analizzato le fasi della selezione e i selection criteria impiegati dai venture capitalist nella valutazione dei progetti innovativi loro sottoposti ma ha trascurato il lato della domanda di capitale. Il nostro modello concettuale prevede che sia le imprese che gli investitori, a turno, operino delle selezioni che si riflettono sugli stadi successivi. Nel primo stadio del processo, le imprese ad alta tecnologia effettuano la scelta di andare o meno “sul mercato” dei finanziamenti di capitale di rischio. Il secondo stadio prevede che, a valle della decisione operata dalle imprese NTBF nel primo stadio, gli investitori compiano un’ulteriore selezione sulle imprese che risultano essere più promettenti in base ai loro criteri.
Relativamente al secondo tema, gli studi condotti in letteratura su questo argomento sono numerosi, suddivisi tra quelli a livello di settore e quelli a livello di impresa. A partire da Kortum e Lerner (2000) molti studi hanno analizzato l’impatto degli investimenti VC sull’attività innovativa delle imprese finanziate. I risultati evidenziano, in generale, la presenza di una relazione positiva con l’attività brevettuale. Tuttavia, le conclusioni non sono concordi sull’entità dell’impatto né sono generalizzabili ad altri contesti geografici. Anche in questo lavoro si è, quindi, deciso di testare la teoria secondo cui gli investimenti Capitale Equity esercitano un impatto positivo sull’innovazione delle imprese hi-tech italiane. Il modello III controlla quindi l’esistenza della relazione tra Capitale Equity e attività innovativa sull’insieme di imprese che si sono poste “sul mercato” nel primo stadio del processo di incontro tra domanda e offerta di capitale. L’attività innovativa della NTBF, come fatto nella maggior parte degli studi condotti in quest’ambito, è stata stimata attraverso la variazione nell’attività brevettuale a seguito della ricezione del finanziamento. Un elemento innovativo rispetto ai lavori cui ci siamo ispirati per questo modello, è l’essersi concentrati sull’impatto del Capitale Equity in generale, e non solo sui cambiamenti apportati dall’avvento di un venture capitalist.
Al fine di testare empiricamente i modelli sopraccitati, è stato analizzato un campione di 394 NTBF italiane, fondate a partire dal 1980, che sono sopravvissute e rimaste attive fino al 2007 e che operano in settori hi-tech, sia in ambito manifatturiero che dei servizi. Per quanto concerne l’aspetto econometrici, le specifiche utilizzate sono differenti. Per i modelli I e II si è utilizzato un Survival Model. Per il modello III si è ricorso a due diverse specifiche a seconda della variabile dipendente utilizzata. I modelli econometrici utilizzati sono un Logit Model e un Binomial Negative Model.

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SOMMARIO SOMMARIO L’attività innovativa delle imprese legata alle nuove tecnologie assume sempre più rilevanza per il sistema economico. Prima di tutto la creazione e lo sviluppo di nuove tecnologie favoriscono la crescita del sistema, garantendo un miglioramento dell’efficienza in termini di benessere sociale. Inoltre, un’innovazione rappresenta un buon deterrente per l’impresa al fine di garantirsi un differenziale competitivo e fronteggiare cosi l’aspra competitività che caratterizza i mercati attuali. Il seguente lavoro di tesi si focalizza su un gruppo di imprese particolari, le New Technology Based Firm (NTBF). Come il nome stesso riporta, le NTBF sono giovani imprese che operano in settori ad alta tecnologia. Queste imprese ricoprono un ruolo importante per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico di un sistema economico (Acs, 2004). Esse infatti rappresentano una fonte primaria di nuovi posti di lavoro, garantendo una rapida crescita del tasso occupazionale del Paese in cui operano. Le NTBF, inoltre, promuovono l’efficienza dinamica del sistema economico, poiché sono fonte di cambiamenti del paradigma tecnologico esistente e contribuiscono all’introduzione di nuovi prodotti/servizi (Audretsch, 1995). Questa tipologia di imprese è anche in grado di garantire l’efficienza allocativa del sistema economico, poiché attraverso la minaccia di entrata, induce le imprese affermate del mercato a disciplinare il proprio comportamento (Gilbert e Newbery, 1982) e a limitare il proprio potere di mercato. Al fine di favorire lo sviluppo e la crescita di queste importanti componenti dell’economia, gli studi in letteratura si sono interessati al superamento dei problemi che colpiscono questo tipo di aziende: il Knowledge Gap e il Funding Gap. Il primo è rappresentato dalla mancanza di competenze, soprattutto manageriali, che affligge i fondatori delle NTBF. Questi ultimi, infatti, possiedono in prevalenza competenze tecniche e specifiche, principalmente dovute alla loro formazione educativa (Cooper e Bruno, 1977; Stuart e Abetti, 1990; Feeser e Willard, 1990; Roberts, 1992; Westhead e Cowling, 1995; Dahlstrand, 1997; Nerlinger, 1998; Almus, 1999). Le modalità con cui è possibile colmare tale mancanza di competenze sono principalmente il reperimento di queste risorse sul mercato del lavoro o la loro acquisizione attraverso alleanze con partner che le possiedono. Queste soluzioni, però, sono difficilmente perseguibili dalle NTBF a causa delle loro caratteristiche. Le imprese ad alta tecnologia sono caratterizzate, infatti, da forti asimmetrie informative che non permettono una corretta percezione del loro valore da parte del mercato. I

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Tanasini
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Politecnico di Milano
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Massimo Gaetano Colombo
Coautore: Francesca Padovani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 201

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Parole chiave

analisi empirica
appropriability hazard
asimmetrie informative
brevetti
capital equity
corporate venture capital
disallineamento domanda offerta
finanziamenti equity
funding gap
gerarchia di finanziamento
innovazione
knowledge gap
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modello econometrico
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public venture capital
selection criteria
survival
vc bancario
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