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Il lavoro in carcere: analisi normativa e realtà empirica

Il lavoro di tesi si occupa della questione del lavoro penitenziario. L'idea è nata in seguito ad un'esperienza che ho svolto personalmente presso la Casa Circondariale di Taranto nell'ambito del progetto "L'Altra Città". Da qui è nato l'interesse per la realtà carceraria. In seguito ho avuto la possibilità di visitare la Casa di Reclusione femminile di Trani e di poter seguire da vicino le detenute durante una loro giornata lavorativa. Ho potuto, altresì, intervistare alcune detenute-lavoratrici presenti all'interno della struttura. Lo studio ha l'obiettivo di illustrare i benefici derivanti alle detenute dalla possibilità di svolgere un'attività lavorativa all'interno del carcere. Non si è potuto prescindere dall'avviare il lavoro con una trattazione sul concetto di pena, ripercorrendone le fasi storiche ed analizzandone le funzioni, con particolare attenzione a quella rieducativa. Il lavoro prosegue con la descrizione del lavoro penitenziario in Italia da un punto di vista storico, seguito da un'attenta analisi delle norme che lo disciplinano e della loro evoluzione nel corso degli anni. L'ultimo capitolo partendo dalla situazione generale delle carceri pugliesi, con particolare riferimento alle criticità ma anche alle iniziative promosse, restringe il campo di azione alla Casa di Reclusione femminile di Trani. Dopo un esame della struttura e delle attività che vengono svolte al suo interno, sulla base dei dati forniti dall'Associazione Antigone e dal Ministero della Giustizia, ci si è soffermati in particolare sul progetto "Made in carcere" e sulle opportunità lavorative che tale progetto offre alle detenute.

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5 Introduzione “Faccio momentaneamente rinuncia alla mia libertà, con la sola certezza che la stessa mi sarà resa a conclusione del percorso da intraprendere, senza la garanzia però, che la libertà di cui precedentemente in possesso potrà dirsi la stessa”. Il presente lavoro di tesi si occupa della questione del lavoro penitenziario. L’idea è nata in seguito ad un’esperienza che ho svolto personalmente presso la Casa Circondariale di Taranto nell’ambito del progetto “L’Altra Città”; un percorso interattivo allestito all’interno della Sezione femminile dal 16 al 31 Ottobre 2017. Essere chiusa, anche se solo per pochi minuti, all’interno di una cella è servito a farmi comprendere quanto importante sia la libertà e allo stesso tempo quanto sia errato cadere nell’errore di credere che chi ha sbagliato non la meriti; ma soprattutto mi ha fatto pensare a quanto difficile debba essere trascorrere in quel posto giorni, mesi, forse anni. Da qui è nato l’interesse per la realtà carceraria, un mondo sconosciuto alla maggior parte di noi e spesso ignorato da chi di quella libertà può goderne ogni giorno. In seguito ho avuto l’opportunità di visitare la Casa di Reclusione femminile di Trani per poter seguire da vicino le detenute durante una loro giornata lavorativa. Grazie alla disponibilità del mio Relatore e della Responsabile dell’Area Pedagogica della Casa di Reclusione femminile di Trani, è stato inoltre possibile intervistare quattro detenute-lavoratrici presenti all’interno della struttura, due alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria e due alle dipendenze di terzi, nell’ambito del progetto “Made in carcere” della Cooperativa Officina Creativa.

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Informazioni tesi

  Autore: Myriam Favia
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Luigi  Pannarale
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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Parole chiave

rieducazione
carcere
detenzione
pena
donne detenute
lavoro penitenziario
diritti dei detenuti
lavoro intramurario
lavoro extramurario
carceri pugliesi

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