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Il sistema dei Confidi: confronto Italia-Spagna

Esiste uno stretto connubio banca-impresa che fa di tale intermediario il principale partner finanziario delle PMI. Tuttavia, nel sistema italiano (e non solo), le PMI rappresentano la categoria di prenditori più rischiosa a causa delle scarse risorse patrimoniali, della difficoltà nel reperire fondi attraverso l’autofinanziamento, di ostacoli di natura organizzativa. Inoltre il loro rapporto con le banche è caratterizzato da una carenza di informazioni. Di conseguenza, la valutazione delle richieste di affidamento risulta alquanto onerosa perché il finanziatore incontra difficoltà nel reperire ed elaborare i dati di cui necessita per stimare il merito di credito del prenditore. Per far fronte a questo problema, la banca può decidere di adottare un comportamento prudenziale, limitando la propria esposizione e quindi la quantità di credito erogabile.
Ancor più probabilmente, può essere indotta ad innalzare il premio per il rischio posto a carico del debitore elevando il tasso di interesse e le commissioni, riducendo la durata del finanziamento o esigendo maggiori garanzie.
Da quanto esposto si evince la ragione per cui, in quasi tutti i paesi, si sono sviluppati sistemi specializzati di appoggio e sostegno alla categoria delle PMI.
Il nucleo centrale di tali sistemi è costituito dai Confidi, organismi senza fini di lucro che esercitano un’attività di tipo mutualistico attraverso la prestazione di garanzie alle imprese socie o consorziate.
Sostanzialmente, i Confidi intervengono a favore di imprese economicamente e finanziariamente sane, ma penalizzate dall’eccessiva richiesta di garanzie da parte delle banche. Lo scopo è facilitarne l’accesso al credito, con effetti positivi sulle potenzialità d’investimento e di crescita, nonché sul riequilibrio della situazione finanziaria. Tramite la garanzia fornita, infatti, l’ente si fa carico di una quota percentuale della perdita subita dalla banca in caso di insolvenza dell’impresa. Di conseguenza, aumenta il livello di rischio tollerabile dall’istituto di credito e si allentano i vincoli per l’ottenimento del finanziamento.
I Confidi si pongono dunque come interlocutori diretti delle PMI, contribuendo a ridurre l’asimmetria informativa e i suoi effetti, selezione avversa e moral hazard, che sono all’origine dei conflitti di interesse nel rapporto con le banche.

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1 CAPITOLO 1 PMI, CONFIDI, BANCHE, BASILEA L’OECD descrive le piccole e medie imprese come “forze locali con capacità mondiali”. Definizione quanto mai felice, dal momento che le PMI rappresentano oggi più del 95 per cento delle imprese esistenti, forniscono il 60-70 per cento dell’occupazione e generano una larga parte dei nuovi posti di lavoro nelle economie dei paesi dell’OCSE. Questi specifici punti di forza le rendono un fattore chiave di stabilità e competitività, ma contrastano con gli svantaggi comparativi legati alla loro piccola dimensione. In effetti, le PMI devono far fronte a tradizionali problemi – mancanza di finanziamenti, difficoltà di sfruttamento della tecnologia, capacità manageriali limitate, scarsa produttività, vincoli normativi – che si aggravano in un sistema globalizzato e in un ambiente dominato dall’innovazione. Se si guarda agli studi che analizzano in modo particolare le problematiche di carattere finanziario, si osserva che essi concordano nel segnalare il razionamento nel mercato del credito come la principale barriera che condiziona le possibilità di sopravvivenza e di crescita di questo tipo di imprese. Esiste uno stretto connubio banca-impresa che fa dell’intermediario citato il principale partner finanziario delle PMI. Tuttavia, nel sistema finanziario italiano (e non solo) questo rapporto è tutt’altro che nitido; affiora una vasta “zona grigia” di relazioni conflittuali e di carenze che riducono il potere contrattuale delle imprese. Le PMI rappresentano infatti la categoria di prenditori più rischiosa a causa delle scarse risorse patrimoniali, della difficoltà nel reperire fondi attraverso l’autofinanziamento, di ostacoli di natura organizzativa. Inoltre, il loro rapporto con le banche è caratterizzato da una carenza di informazioni. Di conseguenza, la valutazione delle richieste di affidamento risulta alquanto onerosa perché il finanziatore incontra difficoltà nel reperire ed elaborare i dati di cui necessita per stimare il merito di credito del prenditore. Per far fronte a questo problema, la banca può decidere di adottare un comportamento prudenziale, limitando la propria esposizione e quindi la quantità di credito erogabile.

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Riolfo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Economia
  Corso: Banca, Borsa e Assicurazione
  Relatore: Eleonora Isaia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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