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L'emblema della Repubblica: storia ignorata d'un patrimonio senza tempo

A (più o meno) ventiquattro ore dall'ufficialità dei risultati elettorali più importanti della storia italiana, l'allora capo provvisorio dello Stato - Alcide de Gasperi -, per tramite del primo atto normativo di stampo repubblicano (d.lgs. pres. n. 1 del 19 giugno 1946), diede avvio al percorso di elaborazione e approvazione dell'emblema della neonata Repubblica, al fine di dotarla d'un simbolo coerente col nuovo corso, spendibile sia sul palcoscenico internazionale che nei farraginosi affari dominanti l'ambito strettamente burocratico.
Nonostante l’apprezzabile urgenza di portare a conclusione, rapidamente e felicemente, la vicenda a causa del persistente, inopportuno quanto, in parte, inevitabile utilizzo di stampigliature di matrice regia e fascista - si pervenne perfino all'ammonimento e conseguente imbarazzo diplomatico! -, il secondo passaggio non si eseguì prima del 27 ottobre, quando venne nominata la commissione competente. Presieduta da Ivanoe Bonomi e contrassegnata dalla presenza di autorevoli rappresentati del panorama artistico nazionale, confidando - ciecamente - nel genio interpretativo dei partecipanti, bandì giorno 8 Novembre un concorso a premi, lasciandoli praticamente liberi di figurare la loro idea di giovane Italia.
I bozzetti pervenuti - 637 da 341 concorrenti - raffigurarono, al contempo, un profondo e gelido buco nell'acqua, da cui i commissari furono risoluti a non venirne fagocitati. In seguito a un prima, imponente sfoltita, 5 finalisti vennero selezionati per essere letteralmente guidati - quella volta si! - alla realizzazione di un disegno apprezzato; ma come? A tal proposito, nei primi giorni di Dicembre, venne organizzata una doppia spedizione agli archivi statali, alla ricerca della simbologia di quei popoli europei costretti - per questo e per quello - a rinnovarne il vestiario, nella speranza di poter esser colti, un po' come San Paolo, dall'ispirazione illuminante.
La commissione ne uscì integra e persuasa dall'idea che un simbolo, per essere veramente tale, dovesse naturalmente emergere dalla storia della collettività rappresentata. Sicché, eleggendo la cinta turrita a elemento di sintesi della civiltà italiana, e assegnando minuziose e vincolanti indicazioni per la realizzazione della stessa, diede ai finalisti un nuovo appuntamento per l'inizio dell'anno entrante.
Da quell'ultima sfornata venne scelto il prototipo eseguito da Paolo Paschetto, pittore e incisore valdese operante da diverso tempo sulla scena romana che, trattenuto per correzioni e modifiche dell'ultimo minuto, poté disimpegnarsi soltanto il 24 febbraio, giorno in cui venne approvata ufficialmente, dalla commissione, anche la versione definitiva del bozzetto a colori.
Dopo quasi due mesi si sopraggiunse allo snodo, tanto insidioso quanto auspicato, e dai commissari e dallo stesso autore, della presentazione al pubblico, avvenuta in una mostra - nella quale fu esposto il complesso dei bozzetti finalisti - allestita presso la sede romana dell' illustre Associazione Artistica Internazionale. Quei pochi giornalisti che si degnarono di assistervi, non furono certo magnanimi nei loro articoli a commento dell' opera vincitrice mentre i politici, a eccezione delle sincere e preoccupate attenzioni - poste nero su bianco in una lettera indirizzata a De Gasperi - del presidente della Costituente - Umberto Terracini - si mostravano come fossero addirittura all'oscuro dell'intera vicenda.
A dir il vero, almeno a disposizione dei loro occhi, i riflettori continuarono a esser puntati sulla cinta turrita di Paschetto, posta in pianta stabile in una sala - frequentata! - di Montecitorio; purtroppo, non meno vero, fu come non vi fosse mai entrata.
I tanti e silenziosi giorni trascorsi ci accompagnano sin dentro alla seduta del 18 Gennaio della Costituente, dove Terracini, giocando di sponda con le più che manifeste perplessità dell' assemblea - verosimilmente sazia e fiera per la recente entrata in vigore della loro creatura (offerta per noi e per tutti) -, ottenne una delega alla nomina di una seconda commissione (interamente politica), la quale, in un battibaleno, non esitò a fiondarsi in un ulteriore concorso pubblico. Ancor più deludente del precedente, ineluttabilmente per via delle tempistiche limitanti, indusse i nuovi commissari a virare ancora un volta sull' estro (poco spontaneo) di Paschetto, la cui "stella dentata" riuscì a strappare sul gong, nella seduta del 31 gennaio - che, in questa sezione di elaborato, mi limito a definire scoppiettante -, un'insperata approvazione.

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71 Capitolo III L' emblema della Federazione Russa: dalla storia alla Costituzione 3.1 Introduzione. Il proposito del presente Capitolo consiste nell' offrire un' esauriente narrazione dell' esperienza di previsione e regolamentazione costituzionale attinente all' emblema della Federazione Russa, in modo da poter fungere - nella piena consapevolezza delle rispettive peculiarità ordinamentali - da traccia al legislatore italiano per un' eventuale disciplina costituzionale 1 del nostro emblema nazionale. Lo stemma 2 russo - uno scudo con sfondo rosso raffigurante un' aquila bicipite color oro, dalle ali spiegate e teste incoronate, reggente lo scettro e il globo del potere per mezzo degli artigli e adornata sul petto da un cavaliere intento a trafiggere con una lancia un drago nero - 3 venne approvato il 30 novembre del 1993 con decreto (ukaz) 4 n.2050 del Presidente Boris Eltsin, a conclusione di un percorso inaugurato agli albori del decennio e indissolubilmente avvinghiato agli stravolgimenti socio-politici esplosi nell'ex Unione Sovietica, riverberati sugli equilibri geo-politici planetari. L' Art. 70 del Capitolo 3 "Ordinamento Federativo" della Costituzione - adottata quello stesso anno e attualmente in vigore -, al comma 1 prevedeva che la descrizione e, in specie, le modalità di impiego ufficiale dello stemma - così come per la bandiera e l' inno - venissero stabilite dalla legge 1 Per una specifica trattazione e argomentazione, si rinvia alla lettura del capitolo successivo. 2 Qualsiasi emblema avente un scudo è definibile stemma. 3 Il significato dello stemma della federazione russa, www.madrerussia.com. 4 Circa una sintetica ma necessaria disanima sulle fonti del diritto della Federazione, si rinvia alla nota 58.

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Tarascone
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gianluca Conti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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Parole chiave

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