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L'autodisciplina dei mercati finanziari

L’argomento della mia tesi è uno degli aspetti più attuali della nostra dimensione giuridica che sta interessando molti settori e operatori economici.
Oggetto dello studio è l’autonomia di una serie di settori dell’ordinamento rispetto a quello statale, cioè il rapporto tra il diritto e le esigenze di organizzazione che nascono dalla società e il diritto positivo dello Stato.
Il fenomeno in questione è meglio conosciuto con il termine di autodisciplina, attraverso la quale un insieme di soggetti, mettendo da parte le loro individualità, intendono raggiungere degli obiettivi comuni.
Con l’autodisciplina si intendono perseguire detti obiettivi attraverso una raccolta di norme derivanti dalla libera volontà degli stessi individui.
Si ricorre all’autodisciplina per diversi motivi:
1) innanzi tutto, per far fronte all’inesistenza di una regolamentazione statale;
2) in secondo luogo, perché la normazione statale può non presentare il carattere della completezza, soprattutto quando vengono dettati solo dei principi generali;
3) infine, perché si vuole creare un apparato di norme, parallele a quelle statali, che siano fonte di una elevata moralità sociale.
Molto più spesso l’autodisciplina deriva da un intreccio di queste motivazioni, che, comunque, da sole non servono a nulla se non sono associate ad un elevato livello di maturità, serietà e professionalità da parte di chi governa i mercati e di chi su questi mercati opera.
Questo perché l’autodisciplina non deve coincidere con una chiusura corporativa da parte di chi l’adotta, infatti, essa è intesa prima di tutto come depositaria della tutela degli interessi di tutte le controparti sociali, e solo dopo come strumento atto a curare e a difendere i propri interessi.
L’autodisciplina è un mezzo che permette di razionalizzare e riorganizzare i mercati, rendendoli più a misura d’uomo, dato che solo chi sui mercati opera ha la capacità e la competenza di sapere quello di cui essi hanno bisogno, soddisfacendo tali bisogni con una regolamentazione mirata.
Inoltre, ciò determinerebbe una selezione naturale degli operatori migliori da un punto di vista strettamente etico.
Quest’ultimo aspetto trovo che abbia grandissima importanza per il fatto che la realtà socio-economica in cui viviamo spinge alcuni individui a porre in essere rapporti con la caratteristica di essere scarsamente rispettosi delle più elementari regole di correttezza ed equità.
Perché nelle nostre società qualsiasi comportamento si basa per lo più sull’interesse personale senza tener conto che in questo modo si possono andare a pregiudicare le condizioni e le posizioni economiche di terze persone.
L’esasperazione della massimizzazione del profitto ha avuto come risultato un accantonamento degli elementi etici che qualsiasi sistema economico dovrebbe possedere.
Con l’autodisciplina le imprese o le associazioni di categoria si pongono l’obiettivo di portare le attività economiche sul sentiero della correttezza nei confronti di tutti gli interlocutori sociali, e quindi di perseguire oltre che l’economicità aziendale anche l’economicità sociale, che è sinonimo di vantaggio per tutta la collettività.
L’autodisciplina, comunque, non si caratterizza ed esaurisce solo nell’attività di normazione e di controllo autonomo da parte delle diverse categorie di operatori economici, ma trova la sua naturale estensione nella risoluzione stragiudiziale delle controversie che possono sorgere in seguito al non rispetto sia delle norme dei codici di autodisciplina sia delle norme statali vere e proprie.
Infatti, la giustizia autodisciplinare è prevista da qualsiasi soggetto economico o associazione di categoria che si da un’autoregolamentazione.
Entrando nello specifico dei mercati finanziari bisogna dire che negli ultimi anni sono stati soggetti ad un’intensa e costante attività di autodisciplina, per mezzo della quale sono state create delle regole che permettono agli operatori di svolgere nel migliore dei modi il loro mandato nei confronti dei consumatori di servizi creditizi e finanziari.
Consumatori che forse più degli altri necessitano di essere tutelati dai possibili comportamenti scorretti di chi nell’operare cerca solo di massimizzare il proprio profitto.
Di fronte alla fragilità del consumatore, alla complessità e varietà del prodotto finanziario gli intermediari di detto mercato, per non offuscare l’immagine del proprio settore, si sono impegnati a razionalizzare le fondamenta su cui poggiano i rapporti con il pubblico.
Questo lavoro mira ad esaminare proprio l’autodisciplina messa in atto nei mercati finanziari, le sue forme, i motivi che hanno portato gli operatori a adottare ed utilizzare dei codici interni di comportamento, nonché le caratteristiche di alcuni di questi codici.

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CAPITOLO I L’AUTONOMIA PRIVATA 1.1 AUTONOMIA PRIVATA E STATUALITA’ DEL DIRITTO Nella maggior parte dei Paesi progrediti si nota sempre più come il diritto sia considerato cosa esclusiva degli organi legislativi dello Stato, che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno riversato sulla società civile una quantità immensa di leggi, allo scopo di trasformare tutti i rapporti posti in essere dai cittadini in rapporti giuridici, in modo da prestabilirne gli effetti per dare la possibilità agli organi giurisdizionali di intervenire in caso di non rispetto degli accordi. In sostanza, si cerca di garantire la certezza dei risultati perseguiti dai singoli attraverso la limitazione della loro libertà di autodeterminarsi, andando ad occupare, continuamente e costantemente, man mano che vengono creati, sempre più spazi. La presenza sempre più forte dello Stato all’interno della società si manifesta con “[…] una giuridificazione di scelte e momenti ..di vita, …..

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Informazioni tesi

  Autore: Pierpaolo Fiore
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Fabrizio Criscuolo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 340

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