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La mediazione culturale in Italia: il caso dell'Ospedale San Gallicano di Roma

Le migrazioni non sono un fenomeno recente, poiché segnano tutta la storia dell’umanità, eppure attualmente occupano un posto rilevante nelle società contemporanee.
Le migrazioni sono un fenomeno sociale complesso, che si può definire attraverso due dimensioni principali: l’emigrazione, che riguarda il contesto di origine del migrante e il processo di mobilità, e l’immigrazione, che guarda al percorso di inserimento nella società d’accoglienza.
Il mio lavoro si incentra sulle dinamiche di inserimento nella società d’accoglienza: la diversità culturale infatti produce effetti destabilizzanti sugli equilibri sociali e ha come conseguenza la conflittualità, o comunque una situazione di tensione.
La conflittualità può essere attenuata grazie a pratiche sociali e ad attori capaci di costruire il dialogo e la comunicazione tra persone appartenenti a culture diverse. L’attenzione alla dimensione comunicativa del dialogo è uno dei fattori più determinanti nella nascita di un recente intervento sociale: la mediazione culturale.
La scelta di focalizzarsi sulla mediazione culturale vuole essere un modo per analizzare una pratica di sostegno all’inserimento sociale delle popolazioni migranti. Il mediatore culturale è una figura-ponte che avvicina il migrante alla società di accoglienza, rendendo possibile la fruizione di un servizio da parte del migrante. Il migrante ottiene la risposta al suo bisogno (di salute, scolastico, giudiziario, ecc.) attraverso l’opera svolta dal mediatore culturale.
La pratica di mediazione culturale non presenta definizioni omogenee nelle politiche migratorie: vedremo infatti che le Istituzioni incaricate di definire le pratiche e il ruolo del mediatore sono le Regioni.
Tra le aree di intervento in cui opera il mediatore culturale, la mia scelta è ricaduta sull’ambito sanitario per la capacità di tale servizo di assistere l’immigrato nell’esercizio di un diritto fondamentale: il diritto alla salute e quindi, alla vita. Inserire la figura del mediatore culturale nei servizi socio-sanitari vuol dire considerare il fenomeno migratorio come irreversibile e permanente. Il riconoscimento della figura del mediatore culturale ha permesso, inoltre, la sperimentazione di nuovi modelli di intervento a favore dei migranti, in una prospettiva di integrazione e riconoscimento delle differenze culturali.
Il case study che ho analizzato ha sperimentato un valido servizio di mediazione culturale, che merita di essere approfondito, valorizzato e applicato anche in altre strutture sanitarie.
Il mio lavoro è diviso in tre parti: Immigrazione, Mediazione, Esperienze di mediazione.
La prima parte presenta le principali tendenze che caratterizzano i processi migratori a livello europeo e italiano. Nel Capitolo 1 sono presentati i principali modelli di integrazione che si sono affermati in Europa, in relazione ai Paesi nei quali, storicamente, questi modelli sono stati attuati: Francia, Germania, Gran Bretagna e Olanda. Nel Capitolo 2 sono presentate le principali caratteristiche che regolano il fenomeno migratorio italiano e, di conseguenza, le politiche di integrazione degli stranieri sul territorio.
La seconda parte propone una chiave di lettura della mediazione culturale e un approfondimento sulla figura del mediatore. La mediazione è studiata in rapporto ai principali contesti di lavoro (ambito sanitario, prima accoglienza, ambito scolastico) e alle problematiche che derivano dalla mancanza di riconoscimento professionale della figura del mediatore culturale: vedremo infatti, nel corso della tesi, che non esistono definizioni omogenee riguardo la figura del mediatore culturale, il suo ruolo e il suo percorso formativo.
Nella terza parte la mediazione culturale è analizzata in rapporto al contesto socio-sanitario e alle problematiche legate all’assistenza sanitaria ai pazienti stranieri. Nella mediazione culturale l’ambito di riferimento è caratterizzante: le competenze e la sensibilità richiesta a un mediatore culturale variano a seconda del contesto nel quale la mediazione è richiesta. Il contesto socio-sanitario è l’area di intervento più delicata per il mediatore, che non si occupa in questo caso solo di un servizio, ma della vita stessa delle persone: il fallimento della mediazione non determinerebbe soltanto un allontanamento dal servizio da parte del paziente immigrato, ma anche un fallimento della pratica medica.
Nell’ ultimo capitolo presenterò un case study che si è rivelato molto efficace per quanto riguarda la mediazione culturale in ambito sanitario: è il caso del Reparto di Medicina preventiva delle Migrazioni presente all’interno dell’Istituto Scientifico San Gallicano (IRCCS) di Roma.

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Informazioni tesi

  Autore: Serena Prosperi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione sociale e istituzionale
  Relatore: Domenico Carrieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 137

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