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Le matrici di transizione per le aziende agricole nella regione di Lombardia e Emilia Romagna

Il supermercato spesso è considerato dal consumatore un luogo vizioso, dove si perde la dimensione reale e si acquistano prodotti e leccornie non indispensabili. Quando si raggiungono i corridoi della “prima necessità”, però, il comportamento d’acquisto cambia radicalmente: il consumatore comincia un’analisi critica tra qualità e prezzo. Questa valutazione intrapresa dall’acquirente omette un elemento indispensabile: il mondo produttivo, giuridico ed economico di quel settore.
In questo elaborato si vuole approfondire la conoscenza di un banale prodotto alimentare: il latte.
Nel primo capitolo si descrive il settore lattiero-caseario, un mondo rigidamente controllato e regolamentato. Attraverso l’esposizione di norme giuridiche che tutelano il consumatore si apprenderanno anche i vari tipi di latte prodotti, dal latte fresco al latte speciale, dalla lunga conservazione a quello crudo. Inoltre viene messo in evidenza la Quota Latte, intesa come la quantità massima produttiva di ciascun paese.
Nel secondo capitolo, oltre alla descrizione della banca dati che abbiamo a disposizione, nel quale fanno parte tutte le imprese produttrici di latte durante la compagna 1995 e 2009, analizzeremo anche il fenomeno dei movimenti che queste unità produttive subiscono dal 1995 al 2009 per quanto riguarda le quantità prodotte. Quest’ultima analisi viene realizzato attraverso la costituzione delle matrici di transizione secondo il modello della catena di Markov e l’oggetto del nostro studio sono solo le aziende produttrici di latte della Lombardia e dell’Emilia Romagna.
Il terzo capitolo è dedicato ai confronti fra le due regioni per quanto riguarda la loro produzione di latte. I paragoni vengono effettuati con riferimento alla loro produzione nel 1995 e nel 2009 tramite la costruzione delle istogrammi evidenziandone le statistiche (media, varianza, scarto quadratico medio, mediana e la moda ) delle due distribuzioni, rispettivamente della Lombardia ed Emilia Romagna. Inoltre vengono confrontate anche la loro produzione divisa per montagna e pianura durante gli anni di riferimento, sempre attraverso le istogrammi.
Nel quarto capitolo invece, si evidenzia la concentrazione del latte in queste due regione, Lombardia ed Emilia Romagna, attraverso la costruzione del diagramma di Lorenz ed il calcolo dell’indice di Gini.

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8 CAPITOLO 2 - LE MATRICI DI TRANSIZIONE In questo capitolo vengono esaminate le matrici di transizione che sono l’oggetto di questo elaborato mettendo in confronto le classi della quantità prodotta dalle aziende in base alle quali sono state costruite le matrici di transizione. Queste classi di cui parliamo sono le classi Istat e le classi quintili. Viene effettuata un’analisi delle distribuzione delle aziende nella 4 aree omogenee dell’Italia. La ripartizione in aree omogenee è stata effettuata tenendo conto della collocazione delle aziende sul territorio nazionale e della zona altimetrica per cui sono stati ottenuti 6 raggruppamenti due (montagna e pianura) per ciascuna delle quattro grandi aree geografiche del Paese: Nord, Centro, Sud e Isole. Inoltre viene analizzato separatamente il comportamento della aziende da latte in due regioni importanti quali Lombardia e Emilia Romagna, separando anche per esse le aziende di pianura da quelle di montagna. Prima di arrivare al commento delle matrici di transizione bisogna mettere il punto sui dati che abbiamo a disposizione. 2.1 La descrizione della banca dati Il lavoro qui riportato è stato effettuato sulla base di una banca dati preso dall’archivio della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Questa banca dati rappresenta le quantità di latte prodotte dalle unità produttive di tutta Italia e fa riferimento agli anni 1995 e 2009. Le aziende riportate nella banca dati sono classificate in relazione alle regioni di appartenenza e seguendo poi, con le provincie e comuni sottostanti. Un’importante distinzione che viene fatta nella banca dati è dato dal posizionamento delle aziende: montagna e pianura. Questo fatto permette di capire in quale misura le montagne e le pianure concorrono nella produzione totale del latte. Dalla banca dati possiamo vedere che il numero delle aziende produttrici di latte nel 1995 è pari a 93,573 e la quantità di latte prodotta nel medesimo anno ammonta a 10,233,811.421 tonnellate di latte, mentre le aziende produttrici di latte nel 2009 sono pari a 39,880, un numero molto ridotto rispetto al 1995 e, per contro, la quantità di latte si presenta superiore rispetto all’anno 1995 ed è pari a 10,875,506.062 tonnellate di latte. Quindi, la produzione è aumentata di 9.4% tra il 1995 e il 2009. La quantità di latte prodotta in montagna è uguale a 2,058,822.821 tonnellate nel 1995 e 2,409,575.122 tonnellate nel 2009. Mentre la quantità di latte prodotta in pianura durante il 1995 ammonta a 8,174,988.600 tonnellate, invece nel 2009 8,465,930.940 tonnellate di latte. Vediamo che sia in montagna sia in pianura la quantità di latte viene prodotta in peso maggiore nel 2009. Questo aumento della produzione del latte nel 2009 rispetto al 1995 può essere risultato del miglioramento delle tecniche di produzione oppure ci siamo di fronte ad un fenomeno di aggregazione delle imprese, cioè le imprese più piccole vengono aggregate ad altre imprese piccole

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Informazioni tesi

  Autore: Blerina SULKJA
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Cremona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Piero Ganugi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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Parole chiave

italia
concentrazione
montagna
latte
quota latte
produzione latte
distribuzione quantità latte

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