8
Regioni frontaliere contro 145 nel resto dell’Unione); esistenza di
barriere naturali (zone montagnose o costiere); carenza di
infrastrutture di trasporto. A tali difficoltà si aggiunge talvolta una
scarsa coerenza nelle politiche di gestione degli ecosistemi
transfrontalieri (l’acqua e l’aria non conoscono confini). Ormai
infatti, nell’Europa dell’euro e del mercato unico nessuna Regione
può programmare il proprio sviluppo in un ambito esclusivamente
nazionale. Per garantire il proprio futuro occorre perciò, tenere
conto sia delle Regioni vicine che di quelle più lontane, cooperando
a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale.
La cooperazione tra Regioni di confine è un processo difficile
che raramente si sviluppa in modo spontaneo. Infatti, le Regioni
frontaliere che decidono di cooperare, incontrano notevoli problemi
quali le differenze giuridiche, amministrative, finanziarie, ma
soprattutto quelle legate alle tradizioni, al passato e alla cultura. Ma
non sempre questi ultimi fattori sono di ostacolo. Infatti, il più delle
volte inizia una semplice cooperazione proprio perché tra queste
zone vi è un passato e una cultura comune. Qui la cooperazione,
interviene per far fronte alle problematiche comuni e per affievolire
quella linea che divide una popolazione che in passato era unita
anche nel territorio.
Nel corso degli ultimi decenni si sono sviluppati vari livelli di
cooperazione, che a volte hanno dato vita a vere e proprie regioni
comuni, chiamate Euroregioni o più semplicemente Euregio. Il
modo di lavorare nell’Euroregione si chiama collaborazione
transfrontaliera. L’Euroregione, come la collaborazione
transfrontaliera si basa sul principio di sussidiarietà, in quanto le
decisioni vanno prese il più vicino possibile ai cittadini.
9
In questo studio, si è posta maggiore attenzione sulla
collaborazione transfrontaliera nelle zone del Trentino, dell’Alto
Adige e del Tirolo, che hanno dato vita alla prima Euroregione
italiana, denominata Euregio Tirolo. L’Euregio Tirolo ha
rappresentato la concretizzazione dell’idea euroregionale in favore
delle comunità che vivono al di qua e al di là del Brennero: un
confine che ha diviso popolazioni che per secoli sono vissute e
cresciute insieme, unite da comuni valori, nei quali vogliono
riconoscersi anche in futuro. In tale Euroregione devono ancora
oggi, poter convivere e crescere assieme, conservando la propria
identità, gruppi linguistici diversi, mossi dal desiderio di unire le
loro forze per realizzare sinergie utili a tutti.
Nella seconda parte del testo, si chiarisce cosa significa
Euregio e a quale zona ci si riferisce quando si parla
dell’Euroregione Tirolo. Si fa anche un breve cenno, alla prima
Euroregione che sorge in Europa, e che fa da spartiacque per tutte le
altre che sorgeranno in seguito, che è la Euregio fra Germania e
Paesi Bassi. Poi si procede con l’analisi delle caratteristiche della
zona, a partire da quelle giuridiche. Si inizia con quelle
dell’Austria, fino ad arrivare all’analisi di quelle italiane, dove la
Regione Trentino Alto Adige ha una specialità ulteriore,
rappresentata dalle competenze spettanti alle due Province
Autonome di Trento e Bolzano. Infine, si approfondisce la
situazione storica del confine del Brennero e la situazione delle
minoranze etniche e linguistiche presenti nel territorio.
10
Nel terzo capitolo della seconda parte, si ripercorre la storia
della collaborazione transfrontaliera italo-austriaca. Italia e Austria,
infatti, si sono contese nel corso dei secoli il territorio che oggi
corrisponde a quello della Regione del Trentino-Alto Adige. Le
controversie sul territorio terminarono con il Trattato di Saint
Germain del 1919, quando il Trentino Alto Adige venne annesso
ufficialmente all’Italia. Solo dopo l’Accordo De Gasperi-Gruber,
sottoscritto fra le due Nazioni, la collaborazione prendeva avvio.
La stessa in seguito, si intensificava con l’applicazione
dell’Accordino e con il soddisfacimento di quelle richieste
formulate dagli abitanti di lingua tedesca dell’Alto Adige, che sono
note sotto il nome di “Pacchetto”, e che portarono al secondo
statuto di autonomia del 1972. Con il tempo, la collaborazione tra i
due Stati si è ulteriormente intensificata. Negli anni Settanta, si
registrava la nascita delle comunità lavoro di Arge Alp e di Alpe
Adria. Con gli anni Novanta, i Consigli provinciali del Trentino,
dell’Alto Adige, del Tirolo e del Voralberg, decidevano, per la
prima volta, di riunirsi congiuntamente ogni due anni per
aggiornarsi sugli sviluppi della collaborazione transfrontaliera tra le
suddette realtà. In una di queste sedute i governi provinciali,
decidevano di dare vita ad un organismo di studio e di ricerca tra le
aree interessate, denominato Tavola Rotonda. Mentre la stessa
cominciava a funzionare, si registrava la prima autoesclusione: il
Voralberg decideva di rimanere come osservatore, indirizzando il
suo interesse in un altro progetto frontaliero. Il compito affidato alla
Tavola Rotonda era quello di elaborare un accordo istitutivo e una
bozza di statuto della futura Euroregione. Anche qui vi era un
ulteriore problema: coinvolgere o meno il Trentino? Dopo una serie
11
di dibattiti molto aspri, soprattutto da parte dei tirolesi
2
, il Trentino
veniva ammesso a partecipare ai lavori della Tavola Rotonda. Lo
stesso organismo nel 1996, definiva l’accordo istitutivo e dava alla
Regione Europea del Tirolo un suo statuto.
Sono circa dieci anni che l’Euregio Tirolo funziona come
istituzione e proprio in questo studio verranno analizzati alcuni
progetti in corso di realizzazione, a cominciare da quello della linea
dell’alta velocità passante per il Brennero, delle intese fra le
Università, fino al campo del trasferimento tecnologico.
Si darà, poi, un’idea piuttosto sommaria dei rapporti che
intercorrono tra l’Euregio, la popolazione delle zone interessate e le
istituzioni politiche e partitiche.
La terza ed ultima parte si concluderà con l’analisi di un’altra
Euroregione, quella denominata Euregio Trirhena, o più
erroneamente conosciuta come Euregio Basiliensis. Questa sorge
tra la Francia, la Svizzera e la Germania, ed è molto forte
economicamente. In un ulteriore capitolo, la Regio Trirhena, verrà
messa a confronto con l’Euregio Tirolo.
2
I tirolesi, infatti speravano di veder realizzato il loro sogno: una Regione europea che
raccogliesse solamente la popolazione di lingua tedesca, isolando quella italiana, facente capo
al territorio del Trentino.
12
Parte I: LA COOPERAZIONE
TRANSFRONTALIERA
Capitolo I: La cooperazione transfrontaliera
1.1. Concetto e significato di cooperazione
transfrontaliera
In un’Europa come quella che stiamo vedendo costruire oggi,
senza più frontiere, parlare di Regioni frontaliere
3
sembra quasi
anacronistico, ma gli impedimenti costituiti da confini, sollevano
problemi relativi ad un certo isolamento di queste zone rispetto ad
altre. E’ qui che interviene la cooperazione transfrontaliera,
4
capace
cioè di risolvere problemi economici e portare al massimo sviluppo
le suddette Regioni.
Partendo dal significato di “cooperazione transfrontaliera”, la
Convenzione Quadro Europea sulla cooperazione transfrontaliera
sulle collettività o autorità territoriali del 1980, considera
“cooperazione transfrontaliera” ogni comune progetto che miri a
rafforzare e a sviluppare i rapporti di vicinato tra collettività o
autorità territoriali dipendenti da due o più parti contraenti, nonché
la conclusione di accordi e intese utili a tal fine (art. 2.1.). Inoltre, la
3
Le Regioni frontaliere sono unità territoriali accomunate dall’affinità di tradizioni o di lingua,
ma divise da un confine.
4
Per De Eulate (massimo esperto di diritto internazionale e presidente del comitato ristretto
sulla cooperazione transfrontaliera.), “la cooperazione frontaliera è un fenomeno naturale,
anche se ammette che l’eliminazione dei confini sia una cosa impensabile. La cooperazione
transfrontaliera è, anzitutto, una missione di intesa, di riavvicinamento, di ricerca, di beneficio
reciproco.”
13
cooperazione transfrontaliera sarà esercitata nel quadro delle
competenze delle collettività o autorità territoriali, quali sono
definite nel diritto interno.
Perciò l’obiettivo della cooperazione è il superamento delle
frontiere
5
nazionali che ostacolano la collaborazione in qualsiasi
tipo di attività, a cominciare da quella economica, sociale, delle
infrastrutture, della tecnologia, della cultura e dell’ambiente.
6
La cooperazione transfrontaliera trova ancoraggio nel
principio di sussidiarietà,
7
formulato in più di un documento
dall’Unione Europea, e per il quale lo Stato non si occupa di
problemi che possono essere risolti in sede locale.
8
Parlando di
relazioni transfrontaliere, bisogna tener conto di due fattori: il primo
è costituito dall’ambito geografico; il secondo dagli enti che ne
sono o dovrebbero essere i protagonisti della cooperazione. In
relazione all’ambito geografico, non tutti i fenomeni di
collaborazione possono rientrare nella cooperazione
transfrontaliera, ma solo quelli che si instaurano nelle vicinanze di
una frontiera.
9
Quindi, elemento fondante di una relazione
frontaliera, è l’esistenza di un confine.
10
Quanto ai soggetti, è da
5
In una logica di cooperazione, la frontiera non deve costituire un freno, ma deve essere un
elemento in più per il raggiungimento dello sviluppo economico e culturale.
6
Vedi W. Ferrara, Regioni frontaliere e politiche europee di cooperazione, Gorizia, I.S.I.G.,
1998.
7
Il principio di sussidiarietà è stato enunciato per la prima volta con il Trattato di Maastricht
all’art. 3b, secondo il quale l’esercizio delle funzioni e dei servizi deve essere dislocato a un
livello di governo, il più prossimo ai cittadini utenti.
8
Vedi G. Andreotti, Euroregione Tirolo: un nuovo modo di pensare l’Europa, Trento, Colibrì,
1993.
9
Sarà la stesso governo italiano a fissare in 25 km dalla frontiera, il limite territoriale
nell’ambito del quale devono essere ubicati gli enti non direttamente confinanti con gli Stati
esteri, abilitati a stipulare gli accordi suddetti.
10
Molto recenti sono gli sviluppi dei confini marini nei rapporti di cooperazione
transfrontaliera tra due Stati. Vedi, T. Scorazzi, Cooperazione transfrontaliera e diritto
internazionale del mare, in La cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo. Aspetti
giuridici e politici, Sassari, Proprietà riservata, 1993.
14
osservare che fin dai tempi più recenti, la cooperazione
transfrontaliera ha avuto come principale protagonista, lo Stato.
Solo recentemente, è avvenuto il passaggio a modelli di
cooperazione che assegnano il ruolo di protagonisti non solo agli
Stati, ma anche alle Regioni e agli enti locali, grazie anche alla
citata Convenzione Quadro Europea del 1980.
Il termine transfrontaliera, invece sta ad indicare una
situazione di confine
11
o frontiera che riguarda le collettività o le
autorità interessate. L’aggettivo transfrontaliero implica, infatti, un
elemento di carattere sociale, dato dai rapporti che legano le
popolazioni locali. Nel termine transfrontaliero è implicito quello
di confine o frontiera. Il concetto di frontiera è difficile da definire,
ma può essere visto in tre modi: la frontiera come barriera, come
filtro o come zona di contatto.
12
La frontiera barriera è vista come una zona di divisione delle due
realtà stanti ai lati del confine.
La frontiera può svolgere anche la funzione di filtro, ossia di
mediatore fra due o più sistemi politico- istituzionali e fra sistemi
economici.
La frontiera può anche essere aperta, dove predomina la funzione
di contatto fra due o più sistemi politico-istituzionali o sottosistemi
11
La difficoltà di definire la frontiera si ha con l’introduzione della nozione di rottura
sistemica, funzionale e spaziale.
12
FRONTIERA CONSEGUENZE
Come barriera Disgiunzione in campo sociale, economico e culturale
Come filtro Situazioni di rendite economiche positive e negative dall’una e
dall’altra parte
Come aperta Da economia di frontiera si passa ad un’economia transfrontaliera
Fig. 1 Fonte: W. Ferrara, P. Pasi, Come funzionano le Euroregioni. Esperienze in sette casi,
Gorizia, I.S.I.G., 2000.
15
socio-economici. Questo tipo di realtà implica il passaggio da
un’economia di frontiera ad una transfrontaliera.
Quando si parla di cooperazione transfrontaliera ci si
riferisce a tutte le sopra citate visioni di confine, ma certamente
quella che più si avvicina al significato di questa realtà è quella di
frontiera-zona di contatto.
1.2. Differenze fra i vari tipi di cooperazione
Rientra nella definizione più ampia di “collaborazione
transconfinaria”,
13
ogni forma di collaborazione tra unità politiche
ed amministrative appartenenti a Stati diversi. Essa si distingue a
seconda del livello di integrazione raggiunta: collaborazione
transfrontaliera, collaborazione interregionale e collaborazione
transnazionale.
La collaborazione transfrontaliera (cross-border
cooperation), si svolge tra Regioni, enti locali e municipalità
confinanti. Essa coinvolge molteplici settori di attività,
14
con la
partecipazione di tutti gli attori politici, sociali, economici su tutti i
fronti del confine. E’ di solito ben organizzata, per l’esistenza di
una lunga tradizione regionale o locale.
La collaborazione interregionale (inter-regional
cooperation), si svolge tra Regioni ed altri enti locali. La suddetta
collaborazione può essere definita come la cooperazione tra attori
pubblici o privati, locali o regionali supportati ed affiancati dalle
autorità territoriali senza tenere conto della rispettiva posizione
13
Le collaborazioni transconfinarie sono delle relazioni che intercorrono tra più zone diverse
che si trovano vicino ad un confine.
14
Vedi supra.
16
geografica. Essa si è sviluppata, come la stessa cooperazione
transfrontaliera, grazie all’aiuto e all’impulso dell’Unione Europea.
Tra i suoi scopi troviamo: lo sviluppo economico, la ricerca, la
collaborazione con Paesi non comunitari, pace e organizzazione
internazionale, industria, commercio, zootecnia, artigianato. La
sostanziale differenza con la cooperazione transfrontaliera, sta nel
fatto che questo tipo di collaborazione non coinvolge
esclusivamente Regioni confinanti, ma anche Regioni molto lontane
dai confini. Esempi di questo tipo di cooperazione sono le comunità
di lavoro. Le comunità di lavoro non hanno personalità giuridica, e
sono, quindi, organi consultivi, che decidono secondo la regola
dell’unanimità. Tra queste, vanno ricordate le comunità di lavoro
interregionali rispettivamente delle Alpi Occidentali (COTRAO),
15
centrali (ARGE ALP),
16
e orientali (ALPE ADRIA),
17
che oltre alla
partecipazione delle Regioni Italiane, coinvolgono anche enti
territoriali di paesi non comunitari.
18
Il programma Interreg IIIC
19
consente di sostenere progetti di cooperazione tendenti al
miglioramento delle politiche di coesione e di sviluppo regionale
nell'intero territorio dell'Unione europea. Particolare attenzione sarà
dedicata a progetti che contribuiscano alla formazione di reti
nonchè all'approfondimento di argomenti paragonabili a livello
regionale.
La collaborazione transnazionale (inter-state cooperation), si
svolge tra Stati (ed eventualmente anche fra Regioni), ed è
15
Comunità di lavoro dei Cantoni e delle Regioni delle Alpi Occidentali, costituita nel 1982.
16
Comunità di lavoro delle Regioni centrali alpine, fondata nel 1972.
17
Comunità di lavoro delle Regioni dell’Alto Adriatico e del Nord-Est delle Alpi, costituita nel
1978.
18
Mi riferisco ai paesi come l’Ungheria, Croazia e Slovenia, che hanno aderito alle comunità
di lavoro, ai fini di un’eventuale adesione all’Unione Europea.
19
Vedi http://www.interreg3c.net/sixcms/list.php?page=home_en.
17
incentrata su un tema specifico
20
con riferimento ad aree di grandi
dimensioni. Questo tipo di collaborazione è senz’altro la più
recente. L’organizzazione e la sua istituzionalizzazione è agli
albori, e si sta appena avviando nell’ambito di organizzazioni
internazionali, quali il Consiglio d’Europa o il Consiglio Nordico.
Recentissima è stata anche, la sua considerazione da parte di
programmi dell’Unione Europea, quali l’Interreg. Nell’ambito di
Interreg III,
21
vi sono progetti di collaborazione transnazionale,
22
quali: Archimed, Mediterraneo Occidentale, Spazio Atlantico,
Regione del Mar Baltico, Regione del Mare del Nord, Europa sud-
occidentale, Europa nord-occidentale, le Regioni ultraperiferiche,
23
infine, CADSES
24
e Spazio alpino.
25
Queste due ultime macro-
Regioni coinvolgono le Province autonome di Trento e di Bolzano.
20
Un temo specifico della collaborazione transnazionale può essere l’assetto del territorio.
21
Interreg III, con una fase di programmazione 2000-2006, è destinato a rafforzare l’impegno
comunitario nel settore della cooperazione interregionale e transnazionale. Per approfondimenti
vedi infra.
22
La Commissione europea ha riservato alla collaborazione transnazionale l’asse di intervento
B nell’ambito del progetto Interreg. L’asse B di intervento promuove la collaborazione
transnazionale tra autorità nazionali, regionali e locali al fine di realizzare un maggiore grado
di integrazione territoriale mediante la promozione di ampie associazioni tra Regioni europee
entro spazi di cooperazione individuati dalla Commissione.
23
Per approfondimenti sulle macro-Regioni beneficiarie del programma Interreg III B, vedi F.
Bigaran, Il programma comunitario Interreg III, in Europ.a. n. 12, dicembre 2002, anno V, p.
4-8.
24
Il programma coinvolge nel periodo di programmazione 2000-2006 varie Regioni partner
nell'area dell'Europa centrale ed orientale (area adriatica, danubiana ed est-europea). Questa
iniziativa si concentra sullo sviluppo equilibrato dello spazio (secondo il concetto per lo
sviluppo dello spazio europeo) in un'area di cooperazione allargata. Vedi
http://www.cadses.net/.
25
Interreg IIIB Spazio alpino promuove la cooperazione nel territorio dell'intero arco alpino,
Austria (Vorarlberg, Tyrol, Salzburg, Carinthia, Styria, Alta Austria, Bassa Austria,Vienna,
Burgenland); Francia (Rhône-Alpes, Provence-Alpes-Côte d'Azur, Franche-Comtè, Alsace);
Germania (distretti dell'Alta Baviera e della Swabia, Tübingen e Friburgo); Italia (Lombardia,
Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Province autonome di Bolzano e Trento, Valle d'Aosta,
Piemonte, Liguria). Nell'ambito di tale programma, le priorità stabilite sono l'economia alpina,
i sistemi di trasporto e la gestione sostenibile delle risorse naturali, culturali ed ambientali.
Vedi http://www.alpinespace.org/.
18
1.3. La Convenzione Quadro Europea di Madrid del
1980
26
La Convenzione Quadro Europea sulla cooperazione
transfrontaliera delle collettività o autorità territoriali, firmata a
Madrid il 21 maggio del 1980,
27
rappresenta il documento
fondamentale per qualsiasi forma possibile di relazione frontaliera.
La Convenzione è stata ratificata da venti Paesi europei,
28
ma solo
Italia,
29
Francia e Spagna, hanno subordinato l’attuazione della
stessa alla stipulazione di accordi bilaterali fra gli Stati interessati.
30
Questa Convenzione ha concretizzato anni di sforzi in seno al
Consiglio d’Europa. Quest’ultimo organo, infatti, afferma che “i
principi formulati in questo testo possono servire da base a una
nuova dottrina del diritto internazionale che disciplina i rapporti di
26
Vedi in appendice il testo integrale della Convenzione quadro di Madrid.
27
La Convenzione Quadro di Madrid è stata oggetto di numerosi commenti: A. M. Calamia,
Sul ruolo degli enti locali minori in materia internazionale: la Convenzione sulla cooperazione
transfrontaliera del 21 maggio 1980, in Rivista di diritto internazionale privato e processuale,
1981, p. 878 ss. ; N. Ronzitti, Cooperazione transfrontaliera e diritto internazionale: la
Convenzione quadro del Consiglio d’Europa del 21 maggio 1980, in Aggiornamenti, 1981, p.
29 ss. ; A. Azzena, Competenze regionali nei rapporti internazionali e accordi fra Regioni a
statuto speciale ed enti autonomi territoriali esteri, in Le Regioni, 1983, p. 1167 ss. ; G.
Andreotti , op. cit. , p. 126 ss. ; L. Condorelli, F. Sarleno, Le relazioni transfrontaliere tra
comunità locali in Europa nel diritto internazionale ed europeo, in Rivista trimestrale di diritto
pubblico, 1986, p. 327 ss. ; Ministero degli Interni, Manuale sulla cooperazione
transfrontaliera in Europa ad uso delle collettività locali e regionali, 3ª edizione, Strasburgo,
Ufficio centrale per i problemi delle zone di confine e delle minoranze etniche, 1996, p. 28 ss. ;
N. Ronzitti, I rapporti transfrontalieri delle Regioni, in Quaderni Regionali, 1989, 1-2, p. 98
ss. ; W. Ferrara, op. cit. , p. 97 ss. ; G. Vedovato, Verso l’Europa integrata delle Regioni
transfrontaliere, in Archivio per l’Alto Adige- Rivista di studi alpini, 1995, p. 515, ss.
Fondamentale riferimento andrà allo scritto Regione autonoma Trentino Alto Adige, La
Convenzione Quadro Europea sulla cooperazione transfrontaliera delle comunità o autorità
territoriali, Trento, 1994.
28
Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia,
Lichtenstein, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia,
Svizzera, Ungheria. Altri 7 paesi l’hanno solo sottoscritta (Repubblica Ceca, Bulgaria,
Moldavia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Turchia).
29
In Italia la suddetta Convenzione è stata ratificata con la legge n. 984 del 19 novembre 1984,
ed è entrata in vigore il 30 giugno 1985.
30
La Francia ha recentemente ritirato questa riserva.
19
buon vicinato attraverso le frontiere nonché la ripartizione delle
competenze tra i pubblici poteri.”
La Convenzione considera cooperazione transfrontaliera (art.
2.1.) ogni comune progetto che miri a rafforzare e a sviluppare i
rapporti di vicinato tra collettività o autorità territoriali dipendenti
da due o più parti contraenti, nonché la conclusione di accordi e
intese utili a tal fine.
Con l’espressione “collettività o autorità territoriali” (art.
2.2.) si intendono, le collettività, autorità o organismi che
esercitano funzioni locali e regionali e che sono considerati tali nel
diritto interno di ciascuno Stato.
La Convenzione ha due caratteristiche importanti: la prima di
essere formulata in maniera generale, al fine di promuovere
l’adesione di più Paesi; la seconda di essere una Convenzione
quadro e pertanto a basso contenuto normativo.
31
La Convenzione, inoltre, pone due limiti. Il primo è costituito
dal fatto, che alle comunità non è riconosciuto il diritto di effettuare
automaticamente accordi di collaborazione transfrontaliera, pertanto
la loro azione è vincolata alla conclusione di accordi internazionali
tra gli Stati. Un secondo limite è rappresentato da quello territoriale,
stabilito dallo Stato italiano nella fascia di 25 Km dalla frontiera.
Entro tale limite, devono trovarsi gli enti non direttamente
confinanti con gli Stati esteri, abilitati a stipulare accordi e contratti
transconfinari.
32
Le forme di cooperazione previste, vanno da un
31
Come afferma la suddetta Convenzione quando parla di schemi o accordi, all’articolo art.
3.1.
32
Una deroga al secondo limite è stata introdotta dall’Accordo-quadro italo-austriaco:
l’ubicazione in una fascia profonda 25 Km entro la quale la Convenzione di Madrid (art. 4)
aveva richiesto fossero situati gli enti territoriali non direttamente confinanti con gli Stati
esterni ai fini della partecipazione alla cooperazione internazionale. L’art. 2 dell’ Accordo-
20
minimo, consistente nella promozione della semplice concertazione,
a forme più integrate di cooperazione transfrontaliera. La
concertazione locale transfrontaliera consiste nella creazione di
gruppi misti costituiti direttamente tra le autorità locali interessate.
Le forme più integrate di cooperazione consistono nella
costituzione di commissioni miste (di cui alcuni membri devono
rappresentare le autorità regionali). Un’altra forma di cooperazione
è rappresentata dalla creazione e dalla partecipazione, in base al
diritto interno, di associazioni o consorzi o la stipulazione di
accordi di diritto privato. Per la grande importanza che ricoprono le
forme di collaborazione transfrontaliera, la Convenzione offre (in
allegato alla Convenzione) i modelli e gli schemi per le collettività
che intendano approfittare dei vantaggi offerti da una proficua
cooperazione da una parte e dall’altra del confine.
33
La Convenzione rappresenta un momento fondamentale nella
storia della collaborazione transfrontaliera. Ad essa, si è aggiunto
un Protocollo Addizionale che è stato aperto alle firme degli Stati il
9 novembre 1995 a Strasburgo, sotto l’egida del Consiglio
d’Europa, al fine di, come si legge nel Preambolo, “adattare” e
“completare” la Convenzione del 1980.
34
Questo Protocollo è molto
avanzato, ma la sua efficacia è abbastanza limitata.
35
quadro, ribadisce il limite per gli enti territoriali, ma ammette che sono legittimate ad aprire
trattative anche la Provincia autonoma di Trento, accanto a quella di Bolzano, e le Regioni
Fiuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto.
33
La Convenzione all’articolo 3 paragrafo 1, precisa che tali modelli e schemi sono di carattere
meramente indicativo, non contrattuale, infatti nulla vieta alle parti di ricorrere, di comune
accordo, ad altre forme di cooperazione (art. 3.3.). La Convenzione inoltre, distingue due
grandi categorie di modelli: accordi interstatali sulla cooperazione transfrontaliera a livello
nazionale e locale; schemi di accordi, di statuti, di contratti da concludere tra autorità locali.
Nel 1982 è stato aggiunto un terzo schema di accordo per la cooperazione transfrontaliera tra
comunità locali in materia di protezione civile e di reciproca assistenza nel caso di catastrofi
naturali nelle aree di confine.
34
Le novità apportate dal Protocollo sono essenzialmente due: si afferma il diritto delle
collettività territoriali a impegnarsi in attività di cooperazione transfrontaliera (art. 1), viene
21
1.4. I fattori che favoriscono e ostacolano la cooperazione
transfrontaliera
Cooperare attraverso le frontiere significa, quindi, mettere in
comune risorse con uno o più soggetti per cercare di trovare delle
risposte comuni a problemi congiunti. La cooperazione
transfrontaliera può assumere varie forme e può avere livelli di
diffusione differenti, ma il suo significato è sempre univoco, deve
esserci cioè, un’azione congiunta.
Tra i fattori che favoriscono la cooperazione transfrontaliera,
troviamo: la volontà politica delle autorità locali e regionali, il
tessuto delle relazioni tra gli operatori, una rete più stretta di
relazioni transfrontaliere in tutti i settori della vita quotidiana,
fattori culturali, e infine, ma non per ultimo, il sostegno fornito
dalle popolazioni interessate.
36
In tema di rapporti transfrontalieri, si rivela indispensabile
una vera politica, atta a favorirne lo sviluppo. Tale volontà politica
deve essere sostenuta non solo dal superamento delle riserve che
alcuni Stati ancora nutrono, ma anche dalla nascita di una cultura di
confine, da contatti con partiti politici, sindacati e associazioni. Su
scala regionale, la sensibilizzazione della classe politica ai problemi
legati alle zone di confine è, e deve restare, un impegno costante.
proibita la formulazione di riserve da parte degli Stati all’atto dell’adozione della Convenzione
(art. 9). Vi è anche la possibilità di costituire in ente pubblico le Euroregioni. Ricordiamo, però
che nel caso dell’Euregio Tirolo, questo potrà verificarsi solo nel caso in cui Italia e Austria
ratificheranno il Protocollo Addizionale alla Convenzione di Madrid.
35
Infatti, al 2/11/1999 il Protocollo Aggiuntivo è stato firmato e ratificato solo da 7 paesi:
Germania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Svezia, Svizzera e Francia; altri 7 lo hanno firmato
ma non ancora ratificato: Belgio, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania e
Islanda.
36
Ministero dell’Interno, op. cit.