Tesi di Laurea
Facoltà: Psicologia
Autore:
Marco Avena
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Marco Avena
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contraddistinte come “chiavi” ufficiali nella storia. La prima è la metafora sociale,
retaggio di popoli extraoccidentali, presso i quali le relazioni sociali sono fonte di
ordine, regolarità e prevedibilità. La seconda “chiave” alla realtà è la metafora organica,
che applica l’immagine del corpo a strutture e istituzioni sociali. L’ultima “chiave” è la
metafora tecnologica, che utilizza gli oggetti fabbricati dall’uomo come predicati
metaforici. Le visioni scientifiche del mondo occidentale sono frutto della metafora
tecnologica. Ogni “chiave” implica un diverso processo di costruzione delle visioni del
mondo, dove particolari immagini della realtà divengono la visione “ufficiale” di una
certa cultura.
Dagli studi degli antropologi (C. Geertz, 1973, V. Turner, 1969) emerge che la
maggior parte delle culture primitive si sono affidate ai sogni per la loro struttura
sociale e per decisioni importanti riguardanti la comunità. Tali decisioni avvenivano in
rituali che contemplavano delle sequenze ordinate di danze e narrazioni, che si
modellavano dialetticamente a vicenda. Gli antropologi, nello studio delle concezioni
culturali arcaiche, distinguono due tipi di sogni: quelli ‘individuali’ o ‘liberi’, e quelli
formati dai ‘modelli di cultura’ (culture pattern dreams). I primi rispecchiano la vita e le
preoccupazioni dell’esistenza quotidiana del sognatore, i secondi sono prescritti dal
costume ed indotti da rituali speciali. In entrambi i casi, la convinzione di fondo è che
l’anima (principio vitale) durante il sonno si distacchi dal corpo e vaghi in viaggi
onirici.
Semplificative al riguardo le parole di Lévy-Bruhl a proposito dei nativi
americani:
“Il punto di vista del pellirossa è molto pratico. Egli crede che l’uomo abbia
due anime, di cui una è semplicemente il principio vitale del corpo che muore con
esso, mentre l’altra dimora nel corpo ma lo abbandona alla sua morte. Quest’ultima
è il suo angelo custode, il suo protettore, il suo dio personale, il suo genio, da cui
egli dipende. Egli è perciò responsabile di ciò che la sua anima fa nei sogni” (Lévy-
Bruhl, 1910, p. 86).
Secondo la psicologia dei primitivi vivere significa sognare e sognare significa
vivere, o meglio, agire secondo i sogni. Le due realtà sono così strettamente
interdipendenti che il mondo onirico non è isolato e separato dalla realtà quotidiana, ma
costituisce un polo di un unico continuum che va dalla veglia al sogno e viceversa.
Così come i nativi americani, anche i Senoi della Malaysia incoraggiano sin dalla
più tenera età i propri figli a non avere timore dei sogni, convinti che tutte le emozioni
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