INTRODUZIONE
Il fenomeno della devianza giovanile è sempre più connesso alle tematiche della
sicurezza urbana, alimentando nella società sentimenti di insicurezza. I giovani fanno
paura e hanno sempre fatto paura, in quanto potenziali possessori di capacità
sovversive, e i fenomeni culturali giovanili risultano spesso incomprensibili alla
parte “adulta” della collettività: di conseguenza, alcuni di essi sono considerati come
una minaccia per l'ordine, la stabilità e i valori della società stessa.
La devianza giovanile è collegata alla sicurezza urbana tramite due aspetti: la
percezione della sicurezza nella società e la percezione della devianza minorile.
Per quanto riguarda il primo aspetto, la percezione della sicurezza non dipende
soltanto dal pericolo di divenire vittima di un reato, legato ad un aumento oggettivo
dei fenomeni delittuosi, ma, più spesso, è una percezione legata ad una serie di fattori
esterni, come, ad esempio, ambiente e cultura politica: vi è perciò uno scarto tra la
percezione dell'insicurezza e i tassi di criminalità.
D'altra parte, la percezione della devianza giovanile costituisce un problema
fortemente sentito dall'opinione pubblica, tanto che, negli ultimi anni, si è arrivati a
parlare di pedofobia, cioè il timore che gli adulti provano nei confronti dei ragazzi.
Ma anche in questo caso, osservando i dati, si nota uno scarto tra la percezione
diffusa di insicurezza nei confronti dei giovani e di dati riguardanti la criminalità
minorile.
Le normative in materia, a partire dagli anni Novanta, hanno quindi seguito un
duplice binario: se, da una parte, i governi hanno seguito le ondate di allarmismo
dell'opinione pubblica promulgando “pacchetti sicurezza” in cui, in particolare nel
2009, si individuavano in alcune figure stigmatizzate, tra cui i giovani, i responsabili
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di tutte le problematiche e le sofferenze urbane, dall'altra sono state emanate norme
per promuovere interventi in favore della fascia di popolazione giovanile, vista, in
questo caso, come una vittima da tutelare di fronte a paesaggi urbani caratterizzati da
inciviltà e disordine. Questa discrasia crea confusione sia nei giovani, posti di fronte
ad una doppia immagine di se stessi, sia in chi si proponga di analizzare e
promuovere pratiche di prevenzione.
In questo elaborato, partendo dai concetti di sicurezza e percezione dell'insicurezza,
si procederà con l'esposizione dei dati riguardanti la delinquenza minorile,
analizzando poi le varie forme preventive. Dopo aver descritto gli approcci europei
alle tematiche della sicurezza e della devianza giovanile, si descriverà il panorama
italiano, focalizzandosi infine su El Sistema di José Antonio Abreu in un'ottica di
“nuova prevenzione” volta all'inclusione sociale e alla creazione di capacità, nel
significato attribuito da Martha Nussbaum a quest'ultimo termine.
Lo scopo di questa analisi consiste quindi nell'individuazione dei punti fondamentali
di cui deve curarsi chiunque intraprenda un percorso riguardante iniziative di
sicurezza urbana e prevenzione della devianza giovanile: sviluppare la sensibilità
dell'opinione pubblica riguardo la percezione della devianza giovanile; abbandonare
le istanze allarmistico-repressive per focalizzarsi su iniziative partenariali che
agiscano sul lungo periodo; accrescere, prima di tutto nei giovani e poi nei quartieri
di appartenenza, il senso di comunità e di cittadinanza, di fiducia e coesione sociale e
di responsabilità.
In particolare, nel primo capitolo verranno considerate le tematiche riguardanti i
concetti di sicurezza e sicurezza urbana: dopo aver esposto la definizione letterale del
termine “sicurezza” e quella fornita da Bauman, si analizzerà tale concetto da un
punto di vista socio-psicologico, che individua la sicurezza come un bisogno, e dal
punto di vista giuridico, vale a dire della sicurezza come diritto. Si passerà poi a
descrivere lo scenario storico politico per cui, a partire dagli anni Novanta, è esplosa
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la “questione sicurezza”, fino ad arrivare a riportare la definizione di “sicurezza
urbana”, delineandone gli obiettivi e sottolineando la discrasia tra questi ultimi e
l'effettiva concretizzazione di tale concetto dal punto di vista normativo, avvenuta,
appunto, tramite i cosiddetti “pacchetti sicurezza”. Ci si soffermerà, a questo punto,
sull'insicurezza e la percezione dell'insicurezza e, dopo un breve excursus storico
sugli intrecci tra ricerche sulla vittimizzazione e risposte politiche, verrà definito il
significato di fear of crime, distinto dal concetto di crime concern: il primo consiste
infatti nella paura personale della criminalità, quindi nel timore di subire un reato
contro la propria persona o i propri beni; il secondo, invece, è riferito alla
preoccupazione sociale per la criminalità, un timore generale di ordine psicologico,
sociale, morale o politico nei confronti di quest'ultima.
Si passerà, infine, a considerare i meccanismi con cui si creano i sentimenti di
insicurezza, sulla paura come variabile intrinseca a tutte le società e sul valore che
assume, per concludere con una riflessione sulla paura della collettività nei confronti
dei giovani.
Il secondo capitolo si apre con l'esposizione dei dati sulla delinquenza minorile,
mostrando una certa incongruenza tra percezione della devianza giovanile e
l'andamento dei reati. Ci si soffermerà quindi sul concetto di devianza, per poi
considerare il rapporto intercorrente tra adolescenti e comportamenti a rischio.
Verranno descritti inoltre i fattori di rischio, sottolineando come non influiscano sulle
persone in modo deterministico, poiché è l'interazione tra le diverse variabili che può
aumentare la probabilità dell'insorgere di un comportamento deviante, a seconda
delle persone, del periodo di sviluppo in cui sono intervenuti e del contesto in cui si
sviluppa un individuo. Verranno poi esaminati i contesti che influenzano
maggiormente lo sviluppo del bambino e dell'adolescente in relazione al concetto di
capitale sociale, che verrà ripreso nella descrizione delle teorie criminologiche
minorili, in cui verrà inoltre approfondita la nozione di collective efficacy, elaborata
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da Sampson e Raudenbush in consapevole contrapposizione alla Broken Windows
Theory.
A questo punto verranno descritte le diverse forme di prevenzione, per poi esaminare
l'approccio europeo alla materia della sicurezza e della prevenzione della devianza
giovanile e come tali politiche siano state concretizzate nel Regno Unito e in Francia.
Nel terzo capitolo si passerà quindi ad analizzare il sistema normativo italiano in
materia di sicurezza e prevenzione e degli interventi sui giovani, sottolineando la
discrasia tra l'immagine dipinta dai pacchetti sicurezza e quella delineata nelle norme
per la promozione di interventi sociali in favore dei giovani, come la l. 285/97:
un'immagine che li ritrae al contempo come vittime e carnefici.
Verranno poi distinti i concetti di politiche di sicurezza, politiche di prevenzione e
“nuova prevenzione”. Infine, ci si soffermerà brevemente sulla possibilità, ritenuta
valida da Rossella Selmini nel suo intervento durante il seminario conclusivo del
progetto europeo “Community Prevention and Early Prevention”, di combinare
efficacemente forme di early prevention e community prevention.
In quest'ottica, e tenendo presente la normativa in materia giovanile e le forme
partenariali descritte nel terzo capitolo, ci si focalizzerà, nel quarto ed ultimo
capitolo, su El Sistema, ideato da Josè Antonio Abreu e “importato” anche in Italia:
un sistema di educazione musicale pubblica e capillare, con accesso gratuito per
bambini e ragazzi di tutti i ceti sociali. In questa sede verrà sottolineato come questo
progetto permetta di intervenire sui bambini a partire dall'età prescolare,
coinvolgendo anche famiglie e comunità di appartenenza. Infatti la musica
d’insieme, concepita come creazione di una comunità di rispetto e inclusione,
permette ai giovani che vivono nelle zone marginali dei contesti urbani o che sono
affetti da disabilità di accedere alle stesse possibilità e agli stessi servizi dei
concittadini; crea inoltre capitale sociale e presenta la possibilità di coinvolgere le
famiglie e l'intero quartiere. In questo capitolo, dopo aver fornito una
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contestualizzazione e una nota biografica di José Antonio Abreu, verrà dapprima
analizzato El Sistema in Venezuela, esponendone lo sviluppo storico e le
caratteristiche. Successivamente, verrà delineato il Sistema italiano con le sue
peculiarità, per poi approfondire, in particolare, tre esempi significativi di Nuclei sui
territori: l'Orchestra Giovanile Pepita, che opera nelle zone più degradate della città
di Milano; l'Orchestra giovanile Sanitansamble, attiva nel Rione Sanità di Napoli; il
Coro Manos Blancas del Friuli Venezia Giulia. Verrà infine motivata la tesi per cui
insegnare la musica classica con il metodo impiegato ne El Sistema può essere
annoverato tra le pratiche di prevenzione.
Nelle conclusioni verrà sottolineata l'importanza, in qualsiasi azione che coinvolga i
giovani, dell'aspetto educativo, nel senso di creazione e promozione di relazioni,
senso di responsabilità e capacità, nel significato attribuito a questo termine da
Martha Nussbaum. Verranno infine rintracciati i tre punti fondamentali da
considerare qualora si vogliano analizzare o sperimentare iniziative di sicurezza
urbana e prevenzione della devianza giovanile.
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CAPITOLO PRIMO
LA SICUREZZA URBANA
1.1 SICUREZZA: DEFINIZIONE E CONTESTUALIZZAZIONE
Il termine “sicurezza” deriva dal latino securitas, sine cura, e significa letteralmente
“assenza di preoccupazioni”.
Tra le definizioni di sicurezza attualmente più accreditate vi è quella di Bauman, che
ne distingue tre differenti aspetti: la ''sicurezza esistenziale'' (security), cioè “la
certezza che il mondo è stabile e affidabile, così come lo sono i suoi criteri di
correttezza, le abitudini acquisite che permettono di agire con efficacia e le abilità
necessarie a superare le sfide della vita”; la sicurezza cognitiva o ''certezza''
(certainty), vale a dire il fatto che “conosciamo i sintomi, gli indizi e i segni
premonitori che ci permettono di intuire che cosa aspettarci e di distinguere una
mossa buona da una mossa falsa”; infine, la ''sicurezza personale'' (safety), ciò per
cui crediamo che, “purché ci comportiamo nella maniera giusta, nessun pericolo
fatale – nessun pericolo che non possa essere neutralizzato – minaccia il nostro corpo
e le sue estensioni: cioè, i nostri beni, la famiglia e i vicini, così come lo spazio in cui
tali elementi di un ''io esteso'' sono contenuti, come la casa e l’ambiente in cui si
trova” (Coluccia, Ferretti, Lorenzi, Buracchi, 2008, pp. 326-327).
Il tema della sicurezza, prima di interessare gli studi giuridici, è stato affrontato da un
punto di vista socio-psicologico: nel 1954, lo psicologo Abraham Maslow (1908-
1970) propose quella che egli definiva una holistic-dynamic theory della
motivazione. L'essere umano ha bisogni che possono essere categorizzati e ordinati
gerarchicamente
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, a seconda dell'importanza che rivestono per la sopravvivenza e il
benessere dell'individuo: il passaggio ad uno stadio superiore può avvenire solo dopo
1 Il concetto di “Hierarchy of Needs” fu espresso da Maslow in Motivation and Personality nel 1954.
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