5
INTRODUZIONE
Indagare la relazione tra creatività e personalità è sempre stato un obiettivo
affascinante e ambizioso per il mondo psicologico: comprendere quali personalità
si celano dietro spettacolari opere d’arte o realizzazioni creative ha da sempre
interessato e coinvolto psicologi, psichiatri e in generale il mondo artistico e
letterario. Van Gogh, Picasso, Virginia Woolf… quale personalità ha reso il
terreno fertile per la creazione di prodotti artistici e letterari tanto spettacolari?
Osservando celebri opere d’arte, analizzando autobiografie e storie personali, è
possibile scoprire quale sia l’organizzazione di personalità sottostante? Esistono
tratti di personalità che più di altri possano favorire in maniera attendibile lo
sviluppo di creatività? Quali dimensioni peculiari possono predire la creazione di
prodotti artistici? Queste sono le principali questioni che hanno stimolato il
presente lavoro di ricerca.
Molti studiosi sostengono che la creatività rappresenti una risorsa fondamentale
per l’uomo (Toynbee, 1964) e mai, come nel nostro millennio, questa concezione
si mostra valida e condivisa. Originalità, flessibilità, buone strategie di coping,
Apertura mentale, cambiamento ed Estroversione sono qualità sempre più
richieste all’individuo del XXI secolo (Chamorro-Premuzic, Burke, Hsu, &
Swami, 2010): risultano, infatti, indispensabili per sopravvivere in un mondo in
continua trasformazione.
Hennesey e Amabile (2009) affermano che la creatività sia la “cura” più efficace
per affrontare le criticità e le problematiche che affliggono la nostra società. La
creatività è generalmente contraddistinta da qualità, quali flessibilità, curiosità e
innovazione: la letteratura mostra come la personalità dotata di creatività sia
generalmente caratterizzata da elevati punteggi sul tratto Estroversione e Apertura
mentale (Falat, 1998; Feist, 1998; Chamorro – Premuzic et al., 2010; Dollinger,
2011). I soggetti analizzati, solitamente campioni composti da artisti, scienziati e
bambini, si presentano dunque come individui energici, dinamici e attivi
(Chamorro – Premuzic et al., 2010).
6
Nonostante la rilevanza della tematica affrontata in questa sede, un’analisi
approfondita sulla letteratura scientifica di riferimento ha evidenziato una forte
lacuna in questo campo di studio: nella stragrande maggioranza degli studi, gli
Autori hanno limitato la loro attenzione sull’analisi delle possibili
interconnessioni esistenti tra personalità creativa e psicopatologia, trascurando
però gli aspetti concernenti la normalità (Thys, Sabbe, & Hert, 2014).
La motivazione che ha stimolato il presente lavoro è legata dunque a
questo forte bisogno, espresso dalla letteratura scientifica di riferimento, di
colmare le lacune sulla tematica esposta. La personale decisione di trattare
quest’argomento, è dettata da uno spiccato interesse ad approfondire i suddetti
argomenti, dal desiderio di sperimentare il fascino della ricerca e impiegare in
prima persona interessanti strumenti, in passato conosciuti solo per via teorica.
La presente dissertazione si pone dunque l’obiettivo d’indagare e analizzare in
modo critico la relazione che intercorre tra personalità e creatività, ponendo come
cornici teoriche di riferimento il Costruttivismo e l’Approccio narrativo.
La novità del lavoro qui esposto risiede nel tentativo di indagare non solo con
metodologie quantitative, quali il Big Five, i tratti di personalità, ma scoprire
attraverso un’analisi semantica delle narrazioni fornite, quali organizzazioni di
personalità contraddistinguono in maniera marcata determinati soggetti creativi e
di conseguenza comprendere quali contesti familiari favoriscano in maniera
marcata lo sviluppo di qualità creative. Le Griglie Semantiche Familiari di Ugazio
(Ugazio, 1998; 2012) sono state elette dagli Autori come strumento principe per la
codifica semantica delle Autocaratterizzazioni analizzate nel presente studio.
L’adozione di un approccio costruttivista e l’interesse sempre più marcato nei
confronti dei processi narrativi, ha spinto il mondo della psicologia ad «aprire la
scatola nera» (Ugazio, 2012, p. 16): gli psicologi, attraverso l’analisi di
conversazioni o trascritti, s’impegnano a indagare l’organizzazione di significati
personali sottesa a ciascun soggetto-narratore della propria vita (Ceruti & Lo
Verso, 1998; Armezzani, 2004; Castiglioni & Faccio, 2010). Gli esseri umani si
7
presentano, infatti, come gli unici autori e costruttori della propria realtà e della
propria storia di vita (Lombardo & Togliatti, 1995a; Veglia, 1999).
Lo studio e l’analisi semantica delle narrazioni rappresenta un’interessante
metodologia per l’indagine della personalità: ciascun individuo costruisce e
articola la propria esistenza e la propria individualità in maniera unica e
irripetibile (Guidano & Liotti, 1983; Guidano, 1987). Nei racconti e nelle
narrazioni autobiografiche, i soggetti organizzano e attribuiscono un significato
personale alle proprie esperienze: costruiscono il proprio Sé e le proprie relazioni
(Bruner, 1990). Secondo Ugazio (1988a; 1988b; 2012), l’uomo, fin da bambino,
modella la propria individualità, secondo i significati salienti all’interno del
proprio ambiente familiare e, nello specifico, all’interno delle conversazioni
familiari.
La narrazione non è solo la via d’eccellenza per accedere alla conoscenza,
secondo la concezione bruneriana (Bruner, 1987), ma rappresenta anche un
procedimento metodologico, attraverso il quale si ricostruisce l’esperienza
personale. Analizzando i significati emergenti dalle storie di vita, il focus dello
studio è spostato sui processi, sulla dimensione soggettiva e sull’immagine del
proprio Sé (Romaioli & Veronese, 2010).
Il presente lavoro si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo sono
presentate le cornici teoriche di riferimento per questa dissertazione, ovvero il
Costruttivismo e l’approccio narrativo. Un excursus storico sul Costruttivismo e
un approfondimento mirato sull’approccio individualista di Kelly sono risultati
indispensabili per introdurre l’approccio narrativo e inquadrare dunque in modo
globale il cuore della tesi. Le prospettive di matrice costruttivista hanno posto le
basi per la nascita e sviluppo dell’approccio narrativo: la storia di vita di ciascuno
di noi deve essere considerata come un insieme di eventi significativi, organizzati
in modo più o meno coerente; l’individuo assegna uno specifico significato a
ciascuna esperienza. A tal proposito, uno spazio importante sarà dedicato alla
presentazione e descrizione della tecnica dell’Autocaratterizzazione di Kelly
(1955), uno strumento chiave per l’analisi dei significati personali e in generale
8
delle narrazioni autobiografiche. Attraverso l’analisi di questi brevi testi
autobiografici, il ricercatore può comprendere il sistema di significati che guida
l’esistenza di ogni individuo (Butt & Chiari, 2009; Gennaro & Lucchino, 2015):
«If you want to know what is wrong with someone, ask them, they may tell you»
(Kelly, 1991, p.241).
Il secondo capitolo è dedicato alla presentazione del tema centrale della
tesi, ovvero la relazione tra creatività e personalità. Inizialmente, viene proposta
un’esposizione sulla nascita e sulla storia della psicologia della personalità, cui
segue una rassegna sui principali modelli, teorie e correnti che si sono dedicati
allo studio della personalità. Una speciale attenzione è riservata alla descrizione e
definizione delle due variabili qui indagate: la creatività e la personalità. Una volta
ottenuta una panoramica globale sui suddetti costrutti, sono presentati in maniera
sistematica i diversi tentativi di analizzare e studiare questa connessione nel corso
degli ultimi anni: in modo particolare l’attenzione si focalizza sulle ricerche che
hanno utilizzato il Big Five.
All’interno del terzo capitolo sono proposti gli strumenti utilizzati nella
ricerca, il Big Five nella sua forma estesa (Caprara, Borgogni, Barbaranelli,
1993a; Caprara, Barbaranelli, Borgogni & Perugini, 1993b; Caprara, Barbaranelli,
Borgogni & Vecchione, 2008) e ridotta (TIPI, Gosling, Rentfrow & Swann, 2003)
e la Griglia delle semantiche familiari (GSF) di Ugazio (1998; 2012; Ugazio,
Negri, Fellin, & Di Pasquale, 2009). Sono descritte le caratteristiche e funzioni
principali delle suddette tecniche quantitative e qualitative. Prima di entrare nel
vivo della spiegazione dei due strumenti, saranno poste in rilievo le differenti
prospettive attraverso le quali gli autori studiano e analizzano rispettivamente la
personalità: il Big Five si riferisce alla personalità, in termini di tratti, mentre
Ugazio (1998; 2012), riprendendo alcune teorie costruttiviste (Guidano, 1988;
1992; Bara, 2005), descrive la personalità in termini di organizzazioni.
Infine il quarto capitolo rappresenta il cuore della dissertazione: all’interno di
quest’ultima sezione s’intende presentare una ricerca pilota costruita con
l’obiettivo d’indagare la connessione che intercorre tra il costrutto di personalità e
le produzioni artistiche, in un campione di creatori di audiovisivi fotografici. In
9
questo studio pilota di tipo esplorativo sono indagate le cinque disposizioni di
base permanenti e coerenti lungo l’intero arco di vita dell’individuo, che
permettono al soggetto di percepire un senso di continuità e unicità:
l’Estroversione (E), l’Amicalità (A), la Coscienziosità (C), la Stabilità emotiva
(N) e l’Apertura mentale (O).
Lo studio, contemporaneamente all’analisi dei Big Five, volge l’attenzione sulle
organizzazioni di significato personale. Gli autori studiano i significati emergenti
dalle Autocaratterizzazioni fornite dal campione di fotografi (Kelly, 1955).
L’équipe di ricerca estrapola, tramite le Griglie Semantiche Familiari (Ugazio et
al., 2009) i significati personali utilizzati dai soggetti per descriversi. Le GSF
(Ugazio et al., 2009) rappresentano dunque un prezioso strumento di codifica per
indagare l’organizzazione di personalità caratteristica del campione analizzato.
Le quattro semantiche prese in esame sono la Libertà, la Bontà, il Potere e
l’Appartenenza: alle suddette semantiche corrispondono rispettivamente
l’organizzazione di personalità fobica, ossessivo – compulsiva, l’organizzazione
tipica dei disturbi alimentari psicogeni e infine l’organizzazione depressiva.
La presente ricerca intende stimolare i ricercatori e gli psicologi a porre maggiore
attenzione e interesse al tema analizzato, in modo da poter colmare, in futuro, le
lacune presentate. Si tratta di uno studio esplorativo e innovativo, dal momento in
cui non esistono in letteratura studi che hanno analizzato il rapporto tra creatività e
personalità, utilizzando le Griglie di Ugazio (GSF – Ugazio et al., 2009) e quindi
le analisi semantiche.
10
1. LE CORNICI TEORICHE DI RIFERIMENTO:
IL COSTRUTTIVISMO E L’ APPROCCIO NARRATIVO
1.1. Introduzione storica al Costruttivismo
L’approccio costruttivista rappresenta la cornice teorica di riferimento di
questa dissertazione. Un breve excursus storico risulta dunque necessario per
comprendere i risvolti attuali nel campo della ricerca e della clinica psicologica
1
.
Le origini del Costruttivismo possono essere rintracciate già tra i filosofi e sofisti
dell’antica Grecia. Infatti, Protagora (V sec. a.C.) e Gorgia (483 – 375 a.C.),
considerati i proto – costruttivisti, proponevano già allora la tesi secondo la quale
l’uomo ricopre un ruolo attivo nel processo di conoscenza della realtà; i filosofi
sostenevano l’idea che l’uomo non è in grado di conoscere direttamente la realtà,
ma può solamente farne esperienza (Gattico & Orrù, 2008).
I contributi principali del periodo medioevale provengono invece da Roscellino e
Guglielmo d’Ockham: entrambi affermano la concezione secondo la quale la
conoscenza é definita solamente attraverso la sua rappresentazione.
Attualmente il filosofo italiano Vico è considerato il padre fondatore della
corrente costruttivista: nel XVI secolo, criticando il metodo scientifico e il
razionalismo di Cartesio, dichiarava che è la nostra mente la vera costruttrice della
realtà; la solidità della nostra conoscenza è rappresentata effettivamente solo da
ciò che l’individuo è in grado di produrre (Gattico et al., 2008).
Un altro importante precursore del pensiero costruttivista è il filosofo
tedesco Immanuel Kant, il quale compie una sorta di «rivoluzione copernicana»
(Castiglioni et al., 2010, p. 9), ponendo le basi fondamentali per lo sviluppo di
questo paradigma: il soggetto produce attivamente la conoscenza e quest’ultima è
conquistata attraverso concetti e regole ben precise. I concetti, ora considerati
costrutti o schemi, funzionano da guida per l’uomo che si muove nel mondo.
L’individuo dunque ha la possibilità di accedere alla sola rappresentazione
1
Per la stesura dell’introduzione storica al Costruttivismo un riferimento importante è stato:
Bertolotti, L. Storia del costruttivismo. Scaricato il 20 Luglio 2015, da
http://cird.unive.it/dspace/bitstream/123456789/314/3/STORIA%20E%20COSTRUTTIVISMO.p
df
11
soggettiva della realtà, denominata “fenomeno” (Castiglioni, 2001; Castiglioni et
al., 2010).
Nel XX secolo molteplici autori e studiosi di differenti discipline scientifiche
aprono le porte a nuovi e interessanti scenari: il contributo piagetiano è
sicuramente degno di nota in questa introduzione storica.
Il libro “La construction du réel chez l’enfant” (Piaget, 1937), rappresenta,
secondo Ernst von Glasersfeld (1981), il manifesto del Costruttivismo: l’autore
svizzero afferma con convinzione, nel suddetto testo, che la mente umana
costruisce continuamente i significati. La realtà è dunque il prodotto
dell’esperienza e dell’interpretazione dell’individuo (Gattico et al., 2008).
Anch’egli sostiene, come i suoi predecessori, che il soggetto non è un essere
passivo, ma costruisce attivamente e continuamente i significati, la conoscenza e
quindi anche il proprio Io (Piaget, 1970/ 1983). L’individuo legge e interpreta la
realtà e, attraverso l’atto d’interpretazione, riesce ad adattare al meglio il proprio
mondo interiore alla realtà del mondo circostante. Piaget afferma difatti che «[…]
ogni conoscenza implica una qualche elaborazione originale […] » (Piaget, 1983,
p.5).
Dopo Piaget vari autori contribuiscono allo sviluppo del Costruttivismo: von
Bertalanffy sviluppa la teoria generale dei sistemi, mentre Wiener e von Foerster
danno vita alla cibernetica. Il Costruttivismo, criticando il riduzionismo e
abbracciando l’ottica della complessità
1
, presenta una valida alternativa al classico
metodo scientifico (Ugazio, 1988a; 1988b).
Nei giorni nostri, lo psicologo e filosofo von Glasersfeld (1981; 1991)
ricopre un ruolo fondamentale nella crescita della corrente costruttivista: riprende
e rielabora i concetti espressi da Piaget (1970/1983), mostrando come ogni
individuo sia impegnato quotidianamente ad attribuire un significato alla propria
esperienza. La grande novità sta nell’importanza che egli affida all’interpretazione
della propria esperienza: essa rappresenta la spinta che rende possibile la
costruzione della propria conoscenza. Von Glasersfeld (1991), sostenitore del
filone del Costruttivismo radicale, riprende le teorie dei suoi predecessori;
1
Un autore di spicco concernente la teoria della complessità è von Bertalanffy (1901 – 1972).
12
afferma, infatti, l’impossibilità, da parte dell’individuo, di accedere direttamente
alla realtà esterna. Le uniche realtà esistenti sono quelle prodotte dai pensieri e dai
processi cognitivi dell’uomo (Gattico et al., 2008). Egli enuncia con convinzione
che «[…] la conoscenza non riguarda più la realtà oggettiva ontologica, ma
esclusivamente l’ordine e l’organizzazione di esperienze nel mondo del nostro
esperire» (Glasersfeld, 1981. trad. it. In Watzlawick, 1988, p. 23).
Al Costruttivismo radicale si oppone il Costruttivismo moderato; esso
condivide gli elementi salienti della teoria di von Glasersfeld, ma si differenzia da
esso nella visione che offre della realtà esterna: esiste, infatti, una realtà non
necessariamente dipendente dal soggetto che la osserva (Castiglioni et al., 2010).
Il Costruttivismo vanta di contributi multidisciplinari: Husserl, Morin,
Bateson, Kelly
1
e Ceruti sono alcune delle personalità più illustri che hanno
permesso al Costruttivismo di essere un approccio così apprezzato nell’ambito
della ricerca psicologica. Dopo aver ripercorso le tappe cardine e gli autori
principali, possiamo riassumere in questo modo il pensiero del Costruttivismo: la
realtà e il soggetto “osservatore” sono presentati come due realtà interdipendenti.
Difatti è la mente di quest’ultimo che costruisce attivamente il mondo esterno,
adducendo diversi significati, senso e fornendo una propria rappresentazione.
1.2 L’approccio costruttivista
«Da costruttivista, non ho mai detto che non esiste un mondo, dico solo che non
possiamo conoscerlo […] Parlo soltanto di ciò che conosciamo o possiamo
conoscere»
(Glasersfeld, 1991, p.17).
Dopo avere tracciato le principali tappe della storia, l’attenzione sarà posta
sui punti chiave del Costruttivismo. La corrente costruttivista nasce come metodo
e negli anni diventa una vera e propria teoria che indaga la conoscenza umana
(Gattico et al., 2008). Ha saputo accogliere al suo interno vari indirizzi teorici e
discipline, quali la psicologia, filosofia, sociologia, cibernetica e biologia. La
1
George Kelly sarà ripreso ampliamente nel paragrafo successivo.
13
conoscenza del soggetto e le costruzioni cognitive dell’uomo rappresentano il
principale oggetto di studio del paradigma.
L’assunto principale esposto dal pensiero costruttivista è che la realtà sia
continuamente costruita e ri-costruita dal soggetto: non possono esistere realtà
oggettive e neutre, ma solo rappresentazioni di essa (Armezzani, 2004; Castiglioni
et al., 2010). Ognuno costruisce una propria visione di un determinato evento:
questo è il motivo per cui un evento considerato traumatico per un soggetto, può
non esserlo per un altro. È in questo modo che si costruiscono la normalità e la
patologia, secondo il Costruttivismo psicologico.
Secondo Varela, l’oggettività resta solamente una mera illusione e
ingenuità (Varela, 1984). Mettendo in discussione la possibilità di una conoscenza
oggettiva, si afferma che la realtà è semplice «attribuzione di significato alla
nostra esperienza» (Gattico et al., 2008, p. 24). Il Costruttivismo predilige la
realtà incontrata, l’intersoggettività. I costruttivisti si trovano in netto contrasto
con il realismo ingenuo, ovvero quella corrente che esprime la totale
sovrapposizione tra realtà oggettiva e realtà fenomenica (Armezzani, 2004).
Ciascuna conoscenza e descrizione, essendo interconnessa all’individuo che la
sperimenta, inevitabilmente è sempre soggettiva, autoreferenziale e relativa.
Secondo Ugazio (1988a; 1988b), l’autoreferenzialità si riferisce al fatto che ogni
osservazione riflette il sistema conoscitivo del soggetto che la propone.
Gli esseri umani sono gli autori e i costruttori della propria realtà e della propria
vita: già nell’atto di osservare, inevitabilmente la realtà è modificata (Lombardo et
al., 1995a). Secondo il biologo Maturana (Maturana & Varela, 1987), gli
scienziati devono sapere porre tra parentesi la pretesa di oggettività. Affermando
l’esistenza di molteplici realtà quante sono le costruzioni dell’esperienza, a livello
sia sociale sia individuale, il Costruttivismo abbraccia in qualche modo il
relativismo. Si può accedere alla realtà solamente facendo esperienza di essa
(Ceruti et al., 1998; Armezzani, 2002): ciascuno conosce la realtà in modo
soggettivo e sviluppa un’immagine del mondo che altro non è che una costruzione
della sua mente.
L’uomo diventa «categorizzatore e organizzatore della realtà conosciuta»
(Castiglioni, 2001, p.62): questo è un caposaldo centrale del Costruttivismo.