queste l’individuazione di specifiche industrie che, individualmente o in
gruppi, possano operare in modo efficiente e con profitto nella regione; il
problema di evitare una struttura industriale che sia troppo sensibile agli
alti e bassi dell’andamento economico, nazionale e internazionale, e che
comprenda un numero eccessivo di industrie vecchie, stagnanti o in
declino: è questo il problema della diversificazione. Infine, il problema
di programmare in modo intrinsecamente coerente lo sviluppo
industriale di una regione, quale parte di un sistema di regioni.
Tra le altre problematiche, non proposte da Isard, si pensi, ad
esempio:
- alla diversità dei sistemi economici ed agli insostenibili differenziali
che li divaricano;
- alla necessità di razionalizzare e massimizzare gli utilizzi della
“risorsa territorio”;
- al controllo di processi come l’urbanizzazione e la concentrazione
industriale che se abbandonati possono avere effetti dirompenti sugli
assetti sociali;
- all’esigenza, in sintesi, di assicurare correttamente il razionale
inserimento delle attività umane nell’equilibrio globale
dell’ecosistema.
Tutto ciò, e molto altro ancora, amplifica fortemente il campo
della ricerca regionale e richiama su di essa gli apporti di molte e diverse
discipline, dalle ecologiche alle urbanistiche, dalle umanistiche e sociali
a quelle rivolte ad indagare sul quadro fenomenico dello spazio fisico.
Tale molteplicità di provenienze si accompagna ad analoga
molteplicità di destinazioni.
Gli utilizzatori finali di materiali di conoscenza dell’analisi
regionale, si distribuiscono sia sul versante delle scienze con forti
impulsi a specializzazioni di recente impianto, come, ad esempio,
l’economia urbana, la teoria della programmazione, l’economia dei
trasporti, che sui centri decisionali preposti a politiche economiche di
riequilibrio, alla pianificazione territoriale, alla tutela ed alla
ricostituzione dell’ambiente.
Scopo del lavoro di tesi.
Con questo elaborato si è inteso tracciare, limitatamente al grado
di disaggregazione dei dati disponibili, un quadro significativo della
struttura delle imprese della Puglia, quale area privilegiata del
Mezzogiorno, nel periodo ’91 – ’96.
L’obiettivo è stato quello di delineare una descrizione dei tratti
essenziali dell’economia della Puglia utilizzando l’informazione che i
censimenti industriali (CIS ’91 e CIIS ’96) hanno reso disponibile.
Si è tentato di far emergere le caratteristiche della configurazione
territoriale dell’economia pugliese, ossia i centri che rappresentano i
punti di maggior attrazione e i punti deboli della trama territoriale
dell’economia della Puglia.
Ci si è soffermati, infine, sulle caratteristiche della diffusione
spaziale delle attività economiche in quanto costituiscono un aspetto
molto importante per la formulazione, prima, e la verifica, poi, di
qualunque ipotesi interpretativa dello sviluppo economico della Puglia
per le conoscenze delle potenzialità su cui la politica economica può far
leva e dei ritardi a cui si deve fare fronte.
Fonti dei dati.
Per la realizzazione di questo lavoro sono stati utilizzati i fascicoli
a stampa regionali del CIS ’91 e del CIIS ’96 comprendenti una
selezione di tavole statistiche sul numero di imprese, di unità locali e
addetti classificati per categoria di attività economica, per classi di
addetti, forma giuridica, diffusione territoriale, comparto artigiano, ecc.
Tali fascicoli sono reperibili presso i centri di informazione statistica
dell’ISTAT e presso le Camere di Commercio.
Il confronto dei dati è stato uno dei fattori di disturbo del presente
lavoro di ricerca, difatti questi mancavano di omogeneità pur facendo
capo allo steso criterio classificatorio.
E’ il caso della mancata comparazione tra le classi di addetti. Al
CIS ’91 e al CIIS ’96 ciascuna variabile (imprese, unità locali, addetti)
viene classificata nelle seguenti classi di addetti:
1991 1996
1^a classe 1 addetto 1 addetto
2^a “ 2 addetti 2-5 addetti
3^a “ 3-5 “ 6-9 “
4^a “ 6-9 “ 10-19 “
5^a “ 10-19 “ 20-49 “
6^a “ 20-49 “ 50-249 “
7^a “ 50-99 “ 250-499 “
8^a “ 100-199 “ 500-999 “
9^a “ 200-499 “ 1000 e + “
10^a “ 500-999 “
11^a “ 1000 e + “
Unità senza addetti
Nel presente testo la classificazione adottata differisce da quella
del ’96 solo per le classi 6^a e 7^a che, in questo caso, sono state unite.
Al CIS ’91 le imprese e gli addetti alle imprese vengono
classificati per tutti i rami di attività economiche considerati per il CIIS
’96 comprese le sezioni, escluse dal censimento intermedio, “A”
(agricoltura, caccia e silvicoltura), “B” (pesca, piscicoltura e servizi
connessi), “M” (istruzione) ed “N” (sanità e altri servizi sociali). Si è
proceduto pertanto all’eliminazione di tali sezioni nel computo totale al
’91.
Anche per le unità locali e per gli addetti alle unità locali si è
operato allo stesso modo, ossia non sono state considerate le sezioni su
menzionate. Per il CIS ’91 le unità locali costituivano delle unità di
rilevazione (insieme alle imprese e alle istituzioni), per il CIIS le unità
locali non costituiscono unità di rilevazione (sono state rilevate
attraverso le imprese a cui appartengono), dunque, quelle la cui attività
principale rientra nelle sezioni “A”, “B”, “M” ed “N” sono in numero
ridotto rispetto a quelle censite, negli stessi settori, al CIS ’91.
Infine, al CIS ’91 le imprese e gli addetti alle imprese vengono
classificati per le seguenti forme giuridiche:
- Imprese individuali;
- Società;
- Altre forme (consorzi: aziende regionali, provinciali, comunali, altre
forme di azienda statale e di impresa).
Al CIIS ’96 invece, tra le forme giuridiche abbiamo:
- Imprese individuali;
- Società di persone;
- Società di capitale;
- Cooperative;
- Altre forme (consorzi: aziende regionali, provinciali, comunali, altre
forme di azienda statale e di impresa).
Per rendere omogenei i dati relativi ai due periodi, si è fatto
riferimento alla classificazione del CIS ’91, pertanto i dati del ’96 sono
stati opportunamente aggregati (società = società di persone + società di
capitale + cooperative).
Per le forme societarie il CIS ’91 considera distintamente le
cooperative e le società semplici o di fatto, mentre nel ’96 queste
vengono comprese rispettivamente nella voce “altre forme di società di
capitale” e “altre forme di società di persone”. In definitiva, in questo
lavoro, le società sono state classificate nelle seguenti forme giuridiche:
- Società per Azioni (S.p.A.);
- Società a responsabilità limitata (S.r.l.);
- Altre società di capitale;
- Società in nome collettivo (S.n.c.);
- Società in accomandita semplice (S.a.s.);
- Altre forme di società di persone.
CAPITOLO PRIMO
IL CENSIMENTO INTERMEDIO
DELL’INDUSTRIA E DEI SERVIZI
1.1. Finalità del censimento.
La necessità di un censimento intermedio è risultata evidente dopo
pochi mesi dalla realizzazione del VII censimento del 1991. Alcuni
eventi politici ed economici hanno modificato le caratteristiche del
nostro sistema economico per cui la fotografia della struttura economica
appena effettuata, con riferimento all’ottobre del 1991, è risultata
inadatta a supportare le analisi economiche fino al prossimo censimento
del 2001.
Nel settembre del ’92 la crisi monetaria attraversata dall’Italia
portò all’uscita della moneta italiana dagli accordi di cambio dello SME,
riportando il nostro paese in un regime di cambi pienamente flessibili.
Nel ’93, in seguito alle politiche fiscali adottate dal governo (minimum
tax), si osservò una contrazione del numero di piccole imprese. Infine le
politiche adottate in questi ultimi anni dai governi che si sono succeduti
hanno sottoposto le imprese ad un lungo periodo di ristrutturazioni
necessarie ad adeguarsi alla prospettiva del mercato unico europeo. Tutto
questo ha interessato la struttura del nostro sistema economico. Di qua la
necessità di un censimento intermedio che offrisse una fotografia
aggiornata delle organizzazioni economiche operanti in Italia. In
quest’ottica il 31/12/96 il Parlamento italiano ha approvato la legge n.
681 con cui viene indetto il Censimento Intermedio dell’Industria e dei
Servizi (CIIS)
1
. Il CIIS quindi, opera una verifica in anticipo rispetto alla
naturale cadenza decennale dei censimenti. In concomitanza al CIIS si è
presentata la necessità di disporre di un archivio statistico delle unità
giuridico economiche, al fine di riqualificare le informazioni statistiche
di base. Il miglioramento delle statistiche economiche è un obiettivo
perseguito anche dall’ufficio statistico della Comunità Europea
(EUROSTAT), il quale ha individuato proprio nella realizzazione di
archivi statistici delle imprese la principale fonte di informazione
statistica da cui dipende tutto il sistema delle statistiche economiche di
ogni Paese. Il CIIS pertanto, oltre a fornire un sistematico e aggiornato
quadro del tessuto imprenditoriale nazionale necessario alle istituzioni,
alle imprese e alla collettività in generale per operare scelte e prendere
decisioni che riguardano la vita del Paese, ha anche l’obiettivo di
completare e aggiornare l’archivio ASIA, detto archivio viene illustrato
nel paragrafo 1.3 del presente capitolo.
1
Riportata in “Gazzetta Ufficiale Italiana”, serie generale n° 8 dell’11 gennaio ’97.
1.2. Dall’Archivio SIRIO all’Archivio Statistico delle Imprese
Attive.
Dopo due esperienze molto parziali di costituzione di un registro
automatizzato delle imprese a fini statistici, fatte dall’ISTAT negli anni
’60 e ’70 utilizzando le informazioni raccolte con i censimenti industriali
del 1961 e del 1971 sulle imprese con oltre 20 addetti, l’archivio in
funzione in Italia è stato ampliato a seguito del CIS ’81. Tale archivio,
denominato SIRIO, comprendeva le imprese con almeno 10 addetti che
al CIS ’81 risultavano operanti nell’industria, nel commercio, nei
trasporti, nei servizi alle imprese.
Le informazioni contenute nell’archivio comprendevano i dati
anagrafici, la forma giuridica, l’attività economica (principale e
secondaria), il numero di addetti, il tipo di impresa (pubblica o privata) e
di unità locale (sede di impresa, stabilimento, ecc.), lo stato dell’impresa
(in vita, inattiva, cessata, ecc.) e altre informazioni ancora.
L’archivio era aggiornato, parzialmente, tramite varie fonti: il
Registro ditte delle Camere di Commercio e le stesse indagini correnti
sulle imprese effettuate dall’ISTAT. Tuttavia, poiché dal SIRIO
restavano escluse le imprese appartenenti ad alcuni settori dei servizi e
tutte le numerosissime imprese con meno di 10 addetti, esso si è rivelato
insufficiente. A seguito dell’ultimo censimento (CIS ‘91) l’archivio
centrale delle imprese fu esteso, sia sotto il profilo settoriale,
comprendendovi tutte le attività economiche oggetto di rilevazione del
CIS, sia sotto il profilo dimensionale poiché per le imprese del comparto
dei servizi la soglia dimensionale minima è stata portata da 10 a 6.
Sebbene significativo, il progresso è stato insufficiente.
La necessità di un registro statistico delle imprese che includesse
anche le piccole unità produttive è stata avvertita anche in un contesto
europeo; infatti, il Consiglio della Comunità Europea ha emanato un
regolamento
2
che impone a tutti i paesi della Comunità di realizzare un
Registro Statistico delle Imprese entro il 1996. Tale registro è stato
costruito mediante l’integrazione dei dati contenuti in diversi registri
giuridici e amministrativi e sulla base di norme che hanno agevolato
l’interscambio di dati all’interno del Sistema Statistico Nazionale
(SISTAN).
In Italia, la prima esperienza di integrazione tra archivi
amministrativi e indagini statistiche è rappresentata dalla realizzazione
del Sistema Informativo del Censimento (SICIS) adottato in occasione
del CIS ’91, che ha integrato le principali fonti informative sulle unità
produttive del Sistema Economico Italiano. Tali fonti sono:
- l’indagine censuaria;
- i Registri Ditte;
- l’Anagrafe Tributaria;
2
Regolamento (CEE) n° 2186/93 del Consiglio, del 22 Luglio 1993, relativo al coordinamento
comunitario dello sviluppo dei registri di imprese utilizzati a fini statistici.
- l’archivio dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS);
- il registro SIRIO.
Si perviene, dunque, al Registro Statistico delle Imprese attraverso la
costruzione di ASIA utilizzato nel ’96 per la conduzione del primo
censimento intermedio dell’industria e dei servizi.
1.3. L’Archivio Statistico delle Imprese Attive.
L’Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA) nasce in
risposta al regolamento CEE n. 2186 del 22/07/93
3
. Tale regolamento è
relativo al coordinamento comunitario dello sviluppo dei registri di
imprese utilizzati a fini statistici.
Dal punto di vista organizzativo, il regolamento CEE n. 2186
prevede l’obbligo per gli Istituti di Statistica della Comunità di
predisporre e di mantenere aggiornati uno o più registri armonizzati
secondo le definizioni e con la copertura prevista dal regolamento stesso.
Dal punto di vista metodologico, il registro deve essere impiantato
adottando la classificazione NACE
4
, prevista dal regolamento CEE n.
3037 del ’90 al fine di garantire la comparabilità tra classificazioni
nazionali e comunitarie.
Dal punto di vista strutturale, il regolamento n. 2186/93 autorizza
gli istituti nazionali di statistica a raccogliere a fini statistici negli
schedari amministrativi e giuridici, costituiti nel proprio Stato membro,
le informazioni “oggetto” dello stesso regolamento
5
.
3
Riportato in “Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee”, n. 76 del 05/08/’93.
4
Classificazione elaborata e concordata tra i vari Paesi della Comunità Economica Europea per essere
utilizzata in occasione dei censimenti dell’industria, artigianato e commercio. Si tratta di un sistema
classificatorio in cui i tradizionali tre settori di attività economica (agricoltura, industria e terziario)
sono articolati in 10 rami che si suddividono in 62 classi, a loro volta suddivise in 274 sottoclassi, e
queste ultime in 545 categorie.
5
A livello legislativo nazionale, questa forma di accesso alle informazioni amministrative è stata
regolata dalla legge n. 681/96 che va ad aggiungersi alla direttiva n. 3 del 15 ottobre ’91 del Comitato
di indirizzo e di coordinamento dell’informazione nell’ambito degli uffici di statistica del Sistema
Statistico Nazionale.
Infine, il regolamento n. 2186/93 prevede come facoltativa
l’inclusione, nello stesso registro, di quelle imprese la cui attività è
specificata nella sezione “A” (attività in materia di Agricoltura, caccia e
silvicoltura), “B” (attività in materia di pesca, piscicoltura e dei servizi
connessi), “L” (la pubblica amministrazione, la difesa e l’assicurazione
sociale obbligatoria) della stessa classificazione NACE
6
.
Nel suo primo impianto ASIA è stato realizzato con un progetto
presentato dall’ISTAT al Dipartimento della funzione pubblica e
approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del
26/02/94. La creazione di un archivio statistico delle imprese, costruito
con regole comuni a tutti i Paesi membri, costituisce un presupposto
indispensabile per soddisfare la richiesta crescente a livello
internazionale, di informazioni sulle strutture delle imprese, sui sistemi
economico-produttivi e sugli scambi di beni e servizi tra gli Stati.
6
A livello nazionale, la classificazione NACE è stata adeguata alla realtà economico-produttiva del
nostro Paese attraverso la predisposizione di una classificazione statistica denominata ATECO ‘91.